Ambiente
I dati dell’import-export influenzati dalla crisi energetica
Di Alessio Ambrosino
La crisi energetica che stanno affrontando tutti i Paesi europei dovuta al conflitto ucraino potrebbe far aumentare ancora di più l’interscambio commerciale con i partner extracomunitari. Lo sottolinea l’ISTAT in una analisi sull’commercio estero italiano, che vede numeri per il mese di febbraio in aumento sia per le importazioni, che segnano un +9,8%, che per le esportazioni, che si attestano al +1,9%. Questo incremento sull’export è determinato principalmente dall’aumento delle vendite di energia, schizzate del +34,9%, cosi come dei beni di consumo non durevoli (+7%) e dei beni intermedi (+3,45). In diminuzione invece le esportazioni di beni strumentali, al -6,1%. Per quanto concerne l’import, la crescita congiunturale è da addurre specialmente al settore energetico, con un +23,7%.
I DATI ISTAT
Nel trimestre a cavallo tra la fine e l’inizio dell’anno, vi è stata una forte crescita dell’export, al 5%: ancora più alto il segno positivo delle importazioni, con un rialzo del 16,5% rispetto ai mesi precedenti dovuto ancora una volta ai forti aumenti degli acquisti di energia. Sempre il settore energetico a dominare i dati relativi all’import-export su base annua: l’aumento generalizzato delle importazioni con una crescita tendenziale del 69,5%, risulta così elevato proprio per un rialzo del 228,2% dei prodotti energetici. L’ISTAT ha spiegato questo marcato aumento delle importazioni con l’acquisto di gas e greggio da Russia e Paesi OPEC. Lo stesso vale anche per l’export, cresciuto rispetto al febbraio ’21 del 21%.
Analizzando la provenienza delle importazioni, a registrare un deciso incremento sono proprio gli acquisti dalla Russia, che arrivano addirittura al +252,2%. I dati settoriali definitivi non sono ancora disponibili, ma è certo che l’incremento sia legato all’impennata dei prezzi dell’energia: gas e greggio, in termini di valore, a febbraio 2021 valevano più della metà del nostro import globale dalla Russia. Molto sostenute anche le importazioni dai Paesi OPEC, dall’India e dagli Stati Uniti, mentre i dati sull’export segnalano oltre agli Stati sopra citati, anche la Turchia ed i Paesi del MERCOSUR dell’America Latina.
La bilancia commerciale con i Paesi extra UE segna un disavanzo di 1.555 milioni, al contrario di un avanzo di 4.149 milioni rispetto allo stesso periodo dell’anno. Ad aumentare esponenzialmente è il deficit energetico, che raggiunge -7.183 milioni, triplicato rispetto allo scorso anno.
LA CRISI ENERGETICA E GLI IMPATTI SULL’IMPORT-EXPORT
I dati finora analizzati non tengono ancora in considerazione l’inizio della guerra in Ucraina, avvenuto proprio alla fine del mese di febbraio. Le sanzioni comminate alla Russia e l’annuncio di Vladimir Putin di esigere il pagamento del gas russo in rubli minacciando lo stop delle forniture, delineano un quadro futuro che potrebbe stravolgere le prossime stime su importazioni ed esportazioni dai Paesi al di fuori dei confini europei. Il decreto firmato nelle scorse ore dal Cremlino lascia trasparire la possibilità per le compagnie d’Europa di pagare in euro con un meccanismo di cambio valuto gestito da Gazprombank e dalla Borsa di Mosca.
L’Italia in particolare vede a circa il 40% la quota totale di gas importato dalla Russia: il ministro per la transizione ecologica Cingolani ha già rassicurato che le riserve italiane consentiranno in ogni caso di mandare avanti le attività del Paese. Tutto questo nella prospettiva di diminuire sempre di più la dipendenza energetica dalla Russia, rimpiazzando circa il 50% Di metri cubi importati di gas con forniture provenienti da altre zone del mondo. Questo senz’altro con un impatto elevato sulle prossime misurazioni dell’import-export, che vedranno quindi Mosca scivolare verosimilmente più in basso nel ranking dell’interscambio commerciale con l’Italia.