Ambiente
Il ritardo italiano sulle rinnovabili: la road map per rimediare
Di Giampiero Cinelli
Nel 2022 in Italia l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha coperto soltanto 18,9% del fabbisogno nazionale; meno di 1/4 è prodotta da fonte solare. Aumentare la produzione di rinnovabili e semplificare gli iter autorizzativi, abbattendo i tempi per l’installazione degli impianti fotovoltaici utility-scale, tipicamente installati a terra, è assolutamente una necessità. Come sottolineato anche nel convegno svolto ieri a Roma dal titolo “Fotovoltaico, una risorsa rinnovabile per lo sviluppo del Paese”, organizzato dall’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, gruppo di imprese impegnate nello sviluppo di soluzioni per l’energia solare.
Evidente dunque il ritardo del Paese rispetto agli obiettivi Ue al 2030 di riduzione dei gas serra dal 40% al 50% con la decarbonizzazione. Secondo l’Alleanza, il fotovoltaico a terra rappresenta la soluzione più immediata ed economica per produrre energia elettrica da fonte rinnovabile. Serve, però, un maggiore impulso per arrivare all’obiettivo installare circa 52 gigawatt di impianti fotovoltaici entro il 2030.
«Dall’azione del nuovo Governo giungono i primi segnali positivi, ovvero l’intenzione di raggiungere i 70 GW in 6 anni e non più in 10, e di potenziare la Commissione che esamina le istanze di valutazione di impatto ambientale portandola da 40 a 70 membri, così da accelerare l’iter delle autorizzazioni», ha affermato il General Manager di Greenenergy e portavoce per l’Alleanza per il fotovoltaico in Italia Andrea Cristini, secondo cui permangono, però, «due colli di bottiglia. Le tempistiche della verifica amministrativa sono troppo lunghe, per mancanza di personale. Ulteriore criticità risiede nei rallentamenti legati al Mic, che poiché esprime sempre parere negativo fa approdare i progetti in Consiglio dei ministri, generando così una procedura che da straordinaria sta divenendo ordinaria».
Riguardo l’iniziativa del governo francese di imporre che la copertura dei parcheggi sia costituita da pannelli fotovoltaici, Cristini ha risposto: «Sicuramente sono soluzioni utili però questo può coprire al massimo il 10% di quello che è il reale fabbisogno che abbiamo da fotovoltaico. Abbiamo bisogno anche di utility-scale; grandi impianti che producano energia in maniera massiva per soddisfare le richieste del nostro sistema energetico».