Ambiente

Esplosioni gasdotti, qual è il prezzo per l’ambiente?

05
Ottobre 2022
Di Daniele Bernardi

Lo scorso lunedì 26 settembre sono state registrate delle forti esplosioni al largo del Mar Baltico, nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca. A distanza di poco si è scoperto che si trattava dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, i canali che portano il gas russo (le cui quantità già scarseggiano) in Europa. In seguito alle esplosioni, una copiosa quantità di gas è fuoriuscita, disperdendosi in mare.

Non sono ancora chiare tutte le dinamiche, si pensa ad un attacco premeditato avvenuto mediante l’impiego di circa 500 chili di tritolo che sarebbero stati depositati sul condotto da un robot addetto alla manutenzione. In totale sono quattro le esplosioni con annesse falle, fortunatamente tutte richiuse venerdì. Nel frattempo, grandi quantità di metano (che costituisce il 90% del gas trasportato) e altri gas naturali sono state riversate in mare con pesanti effetti sull’ambiente.

Un primo potenziale pericolo è stato sollevato dall’Agenzia finlandese per l’ambiente Syke che ha segnalato la presenza della più importante discarica di armi chimiche del mar Baltico proprio nella profondità di quelle acque. Non sono ancora chiari gli effetti del gas sugli stock di armi chimiche, anche perché questi si troverebbero molto in profondità.

Alcuni scienziati sostengono che non vi sia alcun pericolo per l’ambiente e ad evitare la catastrofe sarebbe proprio l’acqua del mare: il metano, rilasciato in un bacino molto profondo (le perdite sono avvenute a circa 80 metri al di sotto della superficie), si ossiderebbe prima di raggiungere l’atmosfera grazie ai batteri presenti in mare che si nutrono appunto di metano, nell’atmosfera in tal caso verrebbe rilasciata solo anidride carbonica, inquinante ma meno pericolosa.

La polemica attorno a questa ipotesi si fonda sulla copiosità del gas rilasciato: secondo alcuni scienziati, i batteri non riuscirebbero ad ossidare abbastanza in fretta tutto il metano rilasciato che raggiungerebbe così la superficie. Il metano è un importante gas a effetto serra che influisce dunque pesantemente sul surriscaldamento globale: in un periodo di 100 anni, la sua capacità di intrappolare calore è di ben 30 volte superiore a quella della CO2

Stando alle rilevazioni dell’ICOS (il Sistema integrato di osservazione del carbonio di Svezia, Norvegia e Finlandia), la quantità di metano emessa in meno di una settimana dalle perdite del gasdotto equivale alle emissioni totali di una città delle dimensioni di Parigi (o un paese come la Danimarca) in un anno. Ciononostante, gli scienziati non sono ancora in grado di quantificare correttamente l’ammontare del gas disperso, come afferma il direttore dell’ICOS Carbon Portal, Alex Vermulen: “In una fase successiva potremmo essere in grado di confermare e quantificare la quantità di gas fuoriuscita, e diversi scienziati dell’ICOS stanno attualmente discutendo le varie opzioni a tal fine. Al momento, soprattutto a causa delle complesse condizioni meteorologiche e del fatto che il metano sta ancora risalendo dai tubi, purtroppo non è ancora possibile”.

Ciò che sappiamo è che in parte il gas risulta emerso in superficie generando nel cielo sovrastante una nube di metano che pare si stia propagando nel resto d’Europa.

Inutile negare ad ogni modo che degli effetti immediati sulla flora e sulla fauna locale ci sono e ci saranno, influenzando non poco e con non pochi danni tutto l’ecosistema dell’area. Anche piccole quantità di gas infatti dissolte nell’acqua possono rendere l’ambiente tossico per gli esseri viventi che, storditi, non riescono più a fuggire.

Per maggiori informazioni sull’impatto ambientale che questo incidente o attentato ha avuto, bisognerà quindi aspettare ulteriori verifiche. Ciò che sappiamo è che Gazprom, la società russa per il gas proprietaria dei condotti, ha intenzione di riaprire quanto prima i “rubinetti” e, se la perdita non dovesse essersi realmente richiusa, questa volta i danni sarebbero molto più importanti.

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