Ambiente

Energia. Ecco il punto

30
Settembre 2022
Di Luca Grieco

Rincasando è automatico cercare l’interruttore per accedere la luce, soprattutto con le giornate che si fanno sempre più corte e con il sole che tramonta prima. Un gesto automatico, certo, ma che rischia di diventare pesante in un contesto come quello attuale, dove l’energia costa veramente cara.

Di energia, connessa ai nuovi scenari economici e geopolitici, si è parlato durante l’Italian Energy Summit, organizzato da 24 Ore Eventi in collaborazione con Il Sole 24 Ore. L’evento si è tenuto il 28 e il 29 settembre, live e in streaming. Tra ospiti di alto profilo – da Claudio Descalzi a Stefano Besseghini, passando per Stefano Donnarumma, Francesco Starace, Luca Dal Fabbro e altri big dell’industria energetica italiana e non solo – ed esperti del settore – Massimo Nicolazzi, Marco Buti – si è parlato di una “difficoltà complessiva e fisiologica” da affrontare. Lo ha notato Besseghini, spiegando anche come la variazione in bolletta, per i consumatori, sarà inevitabile. Lo abbiamo visto proprio in questi giorni, con l’Arera che ha comunicato l’incremento del 59% per la bolletta dell’elettricità nel quarto trimestre.

A proposito di bollette, vale la pena spendere qualche parola sul gas. E lo ha fatto Paolo Gallo, AD di Italgas, che ha sottolineato l’importanza, per la rete di distribuzione del gas, di prepararsi ad accogliere gas “diversi”. Il riferimento è al metano, nel breve periodo, ma anche all’idrogeno, anche se qui i tempi sono leggermente più lunghi. Il gas per altro avrà un ruolo decisivo sia questo inverno che il prossimo. Via il dente, via il dolore: la stagione invernare alle porte sarà molto difficile. I potenziamenti dal lato TAP, la prospettiva dei rigassificatori e il GNL consentiranno di avere sì una discreta autonomia energetica ma dal prossimo anno. Lo ha ben spiegato Renato Mazzoncini, CEO A2A, che ha poi ricordato come gli stoccaggi, oggi, siano riempiti grazie al gas via pipeline.

Per avere successo, nella transizione, non si può rinunciare al gas: è di questo parere Nicola Monti, CEO di Edison, che lo ha definito “l’elemento portante della transizione”. Siamo chiamati a risolvere il “trilemma” dell’energia: questa deve essere infatti disponibile per tutti, avere un costo accessibile e un basso impatto ambientale. Diversificazione, anche dei fornitori di gas (“non dobbiamo dipendere da un solo Paese”, ha ricordato Claudio Descalzi, AD di ENI) e neutralità tecnologica sono le due vie da seguire in tal senso. A proposito di tecnologia priva di ideologia, se da un lato occorre certamente investire in modo “massiccio” (dixit Stefano Donnarumma, AD di Terna) sulle rinnovabili, anche il nucleare deve essere “rimesso in agenda” (Monti), poiché l’atomo potrebbe dare un contributo importante al mix energetico italiano.

C’è poi la misura che sta facendo tribolare tutta l’Europa: il tetto al prezzo del gas. Francesco Starace, AD di Enel, si è augurato che l’Ue si accordi per un tetto, anche se temporaneo «alla volatilità dell’indice Ttf del gas». Uno strumento fondamentale, secondo Starace, atto a rimediare a una situazione «che è causa del blocco di ingenti quantitativi di liquidità da parte delle imprese energetiche per onorare gli impegni che hanno preso sulla Borsa del gas per coprire il rischio generato della volatilità».

Nel frattempo, oggi si sono riuniti i ministri Ue dell’energia ed è stato raggiunto un accordo sulle prossime misure utili per contenere i prezzi: contenimento della domanda e prelievi sui produttori. Insomma, qualcosa si è deciso, ma non sul price cap. Se il lato sovranazionale è in fermento – per alcuni senza la dovuta celerità – i singoli Paesi continuano autonomamente a muoversi, anche se in modo diverso. Un piccolo parallelismo? L’Italia, fino ad oggi, ha stanziato circa 60 miliardi di euro per mitigare i costi dell’energia (senza incidere sul debito pubblico), la Germania ha da poco annunciato un piano di 200 miliardi di euro. L’iniziativa non ha tardato a generare malumori tra i partner europei perché è palese che in questo modo si generi un disallineamento tra i modi in cui la crisi energetica viene affrontata. Insomma, la parabola europea è presto pronta: uniti nella prosperità, ma anche – e soprattutto – nella disfatta.