Ambiente

Cosa è emerso dalla prima giornata dell’Italian Energy Summit 2024

25
Settembre 2024
Di Ilaria Donatio

La transizione energetica, fondamentale per raggiungere le zero emissioni nette, presenta un panorama complesso di sfide. Il processo di cambiamento è stato definito in modo chiaro; tuttavia, gli esperti prevedono che l’azzeramento delle emissioni non sarà raggiunto prima del 2060. Probabilmente più tardi. Chi è responsabile della lentezza nel processo di transizione energetica? Sono gli operatori storici a resistere o è semplicemente difficile? Che ruolo dovrebbe avere la politica nell’arbitrare i leader e i ritardatari della transizione?
L’Italian Energy Summit 2024, la due giorni organizzata da Il Sole 24 Ore, giunta alla sua 24° edizione, ha provato a rispondere – durante la prima giornata di lavori – a queste domande con i principali operatori del settore dell’energia in Italia e all’estero.

Pichetto Fratin: Ue, rivedere modalità del Green deal e decarbonizzazione
“Noi siamo d’accordo sugli obiettivi finali” del Green Deal europeo, “ribaditi dal nostro Governo” anche in sedi diverse, “ma sono da rivedere percorsi e modalità, per una doppia ragione. In primo luogo per la competitività a livello europeo e anche perché non possiamo chiuderci come Europa senza fare una valutazione complessiva con altre altre realtà”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Alcuni obiettivi – ha ricordato – erano eccessivamente ambiziosi, direi ideologici”.

Sul tema della decarbonizzazione, ha proseguito dicendo che “noi siamo d’accordo sugli obiettivi finali, che peraltro il nostro governo ha ribadito durante i vari eventi COP, G7 e G20 e naturalmente all’Unione europea. Sono però da vedere i percorsi e le modalità per una doppia ragione. La prima è la competitività a livello europeo: rispetto al tema del cambiamento climatico e decarbonizzazione, come Europa non possiamo chiuderci senza fare una valutazione complessiva anche rispetto ad altre realtà. Lo traduco con un esempio, con la questione Africa: si manifesta la necessità di un nuovo equilibrio e una nuova mediazione”. 

Regioni hanno responsabilità enorme, spero in punto di sintesi
E sulle “Case green“, ha aggiunto: “Noi abbiamo votato contro il provvedimento finale”, perché “un Paese come il nostro ha una realtà molto diversa rispetto, ad esempio, ai fabbricati del Nord Europa e servirebbero azioni molto più forti. Quindi, serve una valutazione rispetto al patto di stabilità e serve che l’Ue finanzi queste azioni altrimenti è un’imposizione non percorribile praticamente”.

“Mi auguro che le regioni riescano a trovare un punto di sintesi per evitare 20 regolamentazioni diverse e in alcuni casi contrastanti. Dall’altra parte si tratta dell’attuazione di una norma dello Stato che affida elle Regioni il compito di trovare aree idonee: le amministrazioni regionali” – ha aggiunto – “hanno una responsabilità enorme nel trovarle, perché se non andiamo avanti con le rinnovabili non possiamo competere con gli altri Paesi. L’energia costa troppo”, questi prezzi “non stanno in nessuna logica di competitività rispetto a Francia, Germania, Spagna”.

Dunque, annuncia la finalizzazione di una strategia nazionale sull’idrogeno: “Questione di pochissimo tempo. Credo di chiudere tutto entro i prossimi due mesi”. Sull’idrogeno c’è “una sfida internazionale”, ha detto ancora il ministro ricordando che “abbiamo investito oltre 3 miliardi ma dobbiamo andare avanti”.

Stop diesel e benzina è scelta ideologica
La decisione Ue di fermare la produzione delle auto con motori endotermici dal 2035, secondo il ministro, “è stata una scelta ideologica. Sono convinto che l’elettrico sarà prevalente, ma dobbiamo concentrarci sulle emissioni”, non sul tipo di motore. A Bruxelles “devono trovare un punto equilibrio sulle tassonomie e un punto di mediazione rispetto alle scelte dei singoli Stati. È inutile avere delle imposizioni che poi si scontrano con le scelte dei singoli Stati”.

Besseghini (Arera): nel medio termine bisogna lavorare sulle rinnovabili
“Purtroppo, non abbiamo a disposizione un unico intervento che salvi la situazione. Dobbiamo ragionare in maniera pratica sul breve, medio e lungo termine. Sul breve termine la strada è un po’ quella che abbiamo intrapreso. Bisogna cioè aiutare le situazioni più di difficoltà, dagli energivori in giù, classificando strumenti e meccanismi di copertura, meccanismi di interconnessione e interoperabilità. Sono tutti servizi su cui si lavora da tempo, bisogna renderli adeguati affinché diventino strumenti che rispondono alle necessità delle imprese”. Lo ha dichiarato Stefano Besseghini, presidente di Arera, partecipando all’Italian Energy Summit a Milano .

“Nel medio termine – ha aggiunto Besseghini – bisogna giocare sulle rinnovabili. Questo è un inevitabile compito che ci dobbiamo dare tutti. Andare a lavorare sulle rinnovabili vuol dire lavorarci in un’ottica di raggiungere le condizioni in cui sono in grado di incidere sul prezzo e possono dare un segnale ai consumatori”.

Arrigoni (GSE): dal 7 agosto abbiamo già acquisito decine di domande
“Il Piano Transizione 5.0 – ha spiegato Paolo Arrigoni, presidente del GSE – è un intervento molto atteso che consente alle imprese – piccole e grandi di tutti i settori – di perseguire la transizione energetica e digitale, con il supporto della formazione. Noi abbiamo supportato il Mimit per la definizione del quadro regolatorio e facciamo l’operatività. Abbiamo aperto i portali dal 7 agosto: supportiamo le imprese e acquisiamo le domande. Dal 7 agosto abbiamo già acquisito qualche decina di domande e prossimamente metteremo online un contatore per la trasparenza, per rappresentare le risorse che man mano vengono allocate. Ricordo che ci sono 6,3 miliardi di euro in ballo quest’anno e il prossimo”.

“Con il Mimit – ha aggiunto Arrigoni – stiamo mettendo a punto delle FAQ da pubblicare a beneficio chi si sta interessando ad implementare questa misura, che ha altre caratteristiche importanti: non è a sé stante, ma rientra in un pacchetto di misure importanti. Ad esempio, Transizione 5.0 per le imprese energivore è anche cumulabile, seppur con delle decurtazioni, ad esempio con la riforma dei bonus energivori, la cosiddetta condizionalità green, per consentire alle imprese energivore che soffrono di più la transizione energetica, la volatilità dei prezzi dell’energia di beneficiare di sconti sugli oneri di sistema. Transizione 5.0 è cumulabile anche con la nuova misura, che fra poco diventerà operativa, dell’energy release, che promuove l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili”.

Descalzi (Eni): trasformare la transizione in un business economico
L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato che “è la Commissione europea che ha portato a costruire nel tempo questo scenario, quindi non si trova davanti qualcosa di completamente nuovo. Negli ultimi 10 anni è stata fatta questa costruzione, e ora i nodi vengono al pettine. Riuscire a sciogliere questi nodi io penso sia abbastanza complicato, soprattutto per chi li ha fatti. Io spero che si riesca a trovare un po’ più di ragionevolezza, ma non serve solo la ragionevolezza, servono anche altri strumenti e servono i soldi che sono molto meno di quelli di 10 anni fa”.

Per Descalzi “bisogna trovare le condizioni per trasformare la transizione in un business economico perché, se non si attira capitale privato, sono solo parole e si va verso una strada che non è quella che porta alla soluzione. Adesso bisogna essere più razionali nelle scelte tecniche, ma il problema è che una Commissione politica non può fare scelte tecniche, deve dare dei suggerimenti per chi poi metterà i soldi. La Commissione europea deve confrontarsi su questo, perché un’Europa che ormai ha un’industria primaria che rappresenta il 24% a livello mondiale  e un terziario che rappresenta il 70% si trova in difficoltà, perché dal 2008 il PIL europeo è piatto”.

Lanzetta (Enel): Italia spinge un sistema differente rispetto al passato
Secondo Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel, “quello che stiamo vivendo è uno scenario energetico più tranquillo: noi siamo reduci da due guerre, quindi stiamo vivendo un anno di relativa serenità. Dal punto di vista economico abbiamo fatto un milione di PUN: considerato l’indicatore del prezzo dell’energia dello scorso anno di 125 euro, ora siamo attestati a 105. È chiaro che questo vale per ora, poiché la situazione geopolitica è molto complessa. Tutto sommato, però, sembra un periodo relativamente di assestamento”.

“Questo assestamento – ha proseguito Lanzetta – consiste nel fatto che l’Italia sta spingendo un sistema energetico differente rispetto al passato. Ancora oggi il nostro è un Paese in cui il 48%-49% della generazione elettrica viene fatto tramite il gas, ma stanno entrando in maniera molto importante anche le energie rinnovabili. Se però ci focalizziamo sui due requisiti base per avere un sistema elettrico affidabile – il prezzo e la disponibilità -, qualcosa deve cambiare.  Da questo punto di vista è importante che accelerare sul cambio di tecnologia. Oggi il 48% arriva dal gas, il resto più o meno dalle rinnovabili: la parte del leone la fa l’idroelettrico, circa il 20% della produzione, poi sta entrando in maniera importante il solare, con un 15%, e  l’eolico con un 8%”.

Venier (Snam): costruita una security roadmap che ci rende tranquilli
“Il riempimento dei nostri stoccaggi al 95% rappresenta un livello del 9% superiore alla media degli ultimi 5 anni. Rispetto al momento in cui siamo – che precede di pochi mesi un altro momento di discontinuità – cioè la scadenza dei contratti di transito con l’Ucraina per le quote residuali dei flussi russi – direi che ci vede in una posizione relativamente tranquilla”, ha dichiarato Stefano Venier, amministratore delegato di Snam.

“Le azioni messe in campo – ha aggiunto Venier – hanno consentito di costruire, all’interno di quella che potremmo definire una ‘security roadmap’, una serie di interventi che hanno accresciuto da un lato i flussi da sud – che hanno superato oggi il 50% della domanda nazionale -, ma che soprattutto hanno ritagliato un ruolo fondamentale alle importazioni di GNL, che oggi coprono già circa un quarto dei nostri consumi e che nei primi 9 mesi del 2024 hanno visto l’arrivo di oltre 110 navi, un terzo delle quali dagli USA e altre da Qatar e Algeria, oltre che da tanti altri Paesi per quantitativi più limitati. Questa security roadmap andrà a completarsi a breve con l’arrivo e l’avvio della seconda nave rigassificatrice a Ravenna, nel primo trimestre 2025 e, subito dopo, con il completamento dei lavori della Linea Adriatica, a cui si associa anche un potenziamento della nostra capacità di esportazione verso i Paesi confinanti”.

Mazzoncini (A2A): emissioni in aumento poiché aumenta popolazione in città
“Il 72% degli italiani vive in aree urbane e si stima che entro il 2050 supereremo l’80%. È quindi ovvio che aumentino le emissioni nelle città, perché c’è una crescita forte del nostro PIL complessivo e perché aumenta il numero di persone che vivono in città”, ha affermato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A.

“Le città – ha aggiunto Mazzoncini – sono però delle alleate della transizione ecologica, non sono dei problemi, perché hanno quelle che noi chiamiamo ‘economie di densità’: ad esempio, una rete elettrica in una città allaccia 5 volte di più le utenze che in un’area rurale, una rete dell’acqua 3,5 volte in più. Lo stesso investimento, quindi, genera un’efficienza dell’investimento della decarbonizzazione molto forte. Nei 112 capoluoghi italiani vive il 30% della popolazione, che produce il 60% del PIL. Per dare un altro numero, per produrre un milione di euro di PIL in un’area urbana si consumano 32 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio), mentre per produrre lo stesso milione di PIL in un’area rurale si consumano 116 TEP”.

Fabbri (Hera): Dal 1° luglio accolti 1 milione nuovi clienti da STG
“Dal 1° luglio abbiamo accolto un milione di nuovi clienti dal Servizio a Tutele Graduali, è un servizio che abbiamo fatto dopo anni di progettazione dell’attività. Devo dire che i clienti che abbiamo contattato hanno consapevolezza di dove si trovano e hanno le idee chiare. Siamo partiti credo bene. È chiaro che la sfida, anche per questi clienti, sarà di cercare di fare un passo in più rispetto all’avere un servizio base di fornitura di energia, andando verso un percorso di decarbonizzazione che possa ridurre le emissioni complessive sia attraverso la fornitura energia da fonti rinnovabili, sia con attività sull’hardware che riguardano la loro soluzione impiantistica”, ha dichiarato Cristian Fabbri, presidente esecutivo del Gruppo Hera.

Puliti (Saipem): stiamo aumentando offerta in tecnologie low carbon
“Saipem, come grande società di ingegneria e costruzione, può rendersi pronta a realizzare gli investimenti dei nostri clienti nel settore low carbon. Per farlo stiamo coltivando la nostra offerta, in particolare nei settori per noi più consoni, quindi sicuramente è importante la nostra offerta nel settore degli impianti per la produzione di ammoniaca e urea, che sono low carbon in quanto utilizzano il gas non come tradizionale combustibile, ma come materia prima da trasformare in ammonia – che è un formidabile vettore per l’idrogeno – e per la produzione di urea, fertilizzante importante se pensiamo che alla fine del prossimo decennio la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone, che dovranno mangiare tutti i giorni, quindi i fertilizzanti saranno essenziali”, ha dichiarato Alessandro Puliti, amministratore delegato di Saipem.

“Un altro settore in cui la nostra offerta è molto importante – ha aggiunto Puliti – è quello della cattura di trasporto e l’interramento della della Cina e qui Saipem ha una ha realizzato più di più di 70 impianti di cattura in giro per il mondo e vediamo che il settore si sta muovendo anche per quanto riguarda il trasporto e due abbiamo già oltre 200 km di sealine per il trasporto di CO2 nel nostro portafoglio”.

Dell’Orco (Italgas): entro 2024 digitalizzate 90% reti, nel 2025 completeremo
“La digitalizzazione è un nostro tema portante. Confermiamo l’impegno a completare il piano di grande digitalizzazione avviato ormai diversi anni fa. L’attuale piano 2023-2029 stanzia un miliardo e 600 milioni di euro per completare questo percorso. Siamo ormai in dirittura d’arrivo: entro quest’anno avremo digitalizzato il 90% delle nostre reti e completeremo nei primi mesi del 2025”, dichiarato Pier Lorenzo Dell’Orco, amministratore delegato di Italgas Reti.

“Avremo poi due centri di comando e controllo da remoto della rete – ha aggiunto Dell’Orco –, che sono un unicum a livello mondiale nella distribuzione gas, attraverso i nostri sistemi innovativi che abbiamo sviluppato totalmente in-house. Completeremo il periodo di monitoraggio del nuovo contatore smart Nimbus che abbiamo lanciato un anno fa: ne abbiamo oltre 20.000 installati in Italia sotto osservazione e posso anticipare che le prestazioni sono eccellenti anche e superiori alle nostre aspettative, quindi tutto fa pensare che passeremo alla fase commerciale all’inizio del 2025”.

Merli (ERG): in Italia prezzi alti a causa di pochissime rinnovabili
“È abbastanza evidente che l’Europa non è una comunità di Paesi, almeno dal punto di vista energetico, perché oggi il prezzo dell’energia oggi in Italia è 115 euro, in Spagna è più o meno 50 euro, in Francia 40, in Svezia 10: quindi passiamo da 10 euro a 110. Per non parlare dei Paesi dell’est Europa, in cui i prezzi sono molto alti. Il fatto che i prezzi in Italia sono molto alti non è a causa delle rinnovabili, ma è a causa delle pochissime rinnovabili. C’è però anche un tema di meccanismi di mercato, su cui vedo che si sta iniziando a fare dei ragionamenti, perché non è sostenibile un modello come quello di Spagna, Svezia o Francia, dove c’è una combinazione di tre tecnologie – nucleare, idroelettrico e rinnovabili – che tecnicamente biddano a zero”, ha dichiarato Paolo Merli, amministratore delegato di ERG.

Palermo (Acea): valutiamo di potenziare investimento su rete elettrica
“Noi siamo il secondo DSO (Distribution System Operator) in Italia dopo Enel. Operiamo una rete molto importante e anche critica, visto che riguarda anche la capitale. Su questo nel nostro piano industriale abbiamo allocato circa due miliardi di euro di investimenti sulla rete e stiamo valutando se potenziare questo investimento, perché crediamo sia necessario per consentire da un lato la transizione energetica e, dall’altro, la resilienza della rete stessa”, ha affermato Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea.

“Oggi – ha aggiunto Palermo – le reti da un lato hanno il tema di adeguamento, di rinnovo e di capacità di gestire la crescente richiesta di energia elettrica; dall’altro, c’è anche un tema di capacità della rete di essere flessibile. Abbiamo implementato dei sistemi di gestione intelligente della rete (smart grids) e anche la capacità di resilienza stessa della rete. Quello che abbiamo appena passato infatti è stato un periodo estivo critico, in cui l’innalzamento consistente delle temperature ha messo a dura prova la resistenza della rete nel suo complesso”.

Dal Fabbro (Iren): avvantaggiare stoccaggio elettrico e poi le batterie
“Credo che bisogni avvantaggiare lo stoccaggio elettrico e poi le batterie, per due motivi: primo, perché l’acqua e l’idroelettrico ce li abbiamo in Italia e la tecnologia è qui, installata e se ne può installare di nuova. Le batterie invece non sono prodotte in Italia, in Europa o negli Stati Uniti, ma in Asia”, ha dichiarato Luca Dal Fabbro, presidente di Iren.

Secondo Dal Fabbro “vanno riviste alcune regole, ad esempio i processi autorizzativi oggi. Io credo che si parte dai processi autorizzativi, ma bisogna poi decidere su quale energia puntare e qual è il sistema di finanziamento di queste nuove energie. Quando si parla di interconnessione, di nuova capacità e di nuovi investimenti bisogna parlare anche delle regole del gioco. Ci deve essere un quadro regolatorio e tariffario stabile non solo per la produzione, ma anche per la distribuzione”.

Salerni (Terna): lavoriamo tramite previsione, programmazione ed esecuzione
“Ci stiamo preparando alle sfide future attraverso tre passaggi: la previsione, la programmazione e l’esecuzione”, ha spiegato Francesco Salerni, direttore Strategia, Digitale e Sostenibilità Terna. “Quando parlo di previsione – ha proseguito – mi riferisco allo strumento che utilizziamo, cioè il piano di sviluppo decennale, che è un obbligo. È un documento che viene condiviso con le autorità e viene poi approvato dal Mase. L’ultimo piano, del 2023, lo stiamo aggiornando, e il nuovo piano sarà emanato all’inizio del 2025. Si tratta dello strumento previsionale per eccellenza, che contiene gli interventi da realizzare per poter connettere e allacciare nuovi impianti. Abbiamo poi la programmazione, che facciamo tramite il piano industriale quinquennale, e l’ultimo piano è quello 2024-2028. Infine c’è l’execution: quotidianamente lavoriamo sia con un monitoraggio costante e quasi ossessivo dell’avanzamento del piano industriale, sia con un’organizzazione che recentemente ha rinforzato gli aspetti di progettazione, di engineering e di project management”.