Ambiente
Cingolani in audizione: “Il Mite sul Pnrr fornirà pacchetto accelerazioni”
Di Vanessa Gloria
Per cogliere a pieno le sfide della transizione ecologica bisogna iniziare sporcandosi le mani, partendo dai rifiuti. La quantità prodotta è in aumento costante e la composizione in continua evoluzione. I passaggi che richiedono attenzione per non fare passi falsi sono: prevenzione, lotta al riciclaggio, recupero e smaltimento. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta lavorando su questa strada ad un pacchetto di semplificazioni che acceleri i processi.
A livello tecnico l’iter di autorizzazione vigente è conforme ai protocolli internazionali. Cingolani, in commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al riciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate, spiega: “E’ richiesta una serie di caratterizzazioni fisico-chimiche ed ecotossicologiche e quindi segue certi indicatori che vanno misurati. Francamente, tenuto conto delle direzioni internazionali e della complessità della materia, al momento come Ministero noi non riteniamo praticabile una liberalizzazione dell’attività di immersione in mare di tutti i materiali di escavo sia dei fondali marini che salmastri. Non pensiamo sia prudente escludere da un processo autorizzativo, per quanto rapido e serio, questo tipo di pratiche”.
L’obiettivo, in questa fase iniziale del Mite, è quello di dare un’organizzazione alla nuova struttura, possibile secondo il ministro entro la fine del mese prossimo. Un problema è rappresentato dagli impianti presenti sul territorio nazionale che sono insufficienti a soddisfare le necessità depurative complessive sia per la capacità di trattamento sia per l’inadeguatezza delle reti di collettamento, con riferimento specifico a determinate aree geografiche. “Anche il Pnrr – specifica Cingolani – comprenderà delle misure di accelerazione e sostegno in questa materia dove oggettivamente ci sono da colmare dei gap”.
Sulle criticità di natura tecnica, come il riconoscimento chimico e la tecnologia di processo il Ministro precisa: “Direi che l’Italia (in particolare il Ministero) su queste cose è attenta, è consapevole del problema, sta collaborando con le Istituzioni europee in maniera efficace e c’è una buona collaborazione interministeriale e con gli enti di ricerca e controllo che ci accompagnano un po’ su tutti i fronti, dai metalli pesanti tossici al fosforo alla tipologia dei fanghi al loro riutilizzo”. Per quanto riguarda la permanenza dei gap da colmare si coglieranno le opportunità offerte dal Recovery Plan a livello di infrastrutture.
L’On. Lorefice (M5S) interviene sulla questione dragaggi: “La competenza è di determinati porti, ma hanno legami sia con la componente normativa che alla tecnologia, state affrontando anche con il supporto di Ispra la questione legata alle tecnologie per i dragaggi ambientali, tipo progetti di Fincantieri?” Cingolani risponde: “Ha centrato il punto, stavo chiedendo a Fincantieri informazioni in più su queste navi che fanno dragaggi che sono a basso impatto ambientale, potrebbe essere una delle tecnologie più promettenti anche perché è già pronta”.
La problematica legata al reimpiego dei materiali dragati è legata alla normativa sui rifiuti che non si adatta in maniera calzante ad una matrice naturale. L’auspicio proposto dal Ministro è quello di valutare l’ipotesi di svincolarli dalle normative dei rifiuti e, una volta accertata l’assenza di pericolosità con indicazioni tecniche mirate coerenti con un approccio di valutazione integrata, riutilizzarli in ambito terrestre. “Si tratta di rifiuti che comunque – specifica Cingolani – devono sottostare ai vincoli europei e non è possibile allo stato prevedere un reimpiego di materiali di questo tipo senza un processo End of Waste. Anche questo è un argomento molto delicato, dobbiamo fare un bilancio tra i nostri desideri e le normative europee”.
Sulla depurazione l’On. Licatini (M5S): “Ci sono una serie di agglomerati che sono in procedura di infrazione, ma non sono stati commissariati perché stavano adempiendo ad un iter rimasto bloccato. Mentre ci chiediamo per gli agglomerati non in procedura, che avrebbero dovuto lavorare, ma che abbiamo trovato chiusi, come intendiamo cercare di far luce a questi tipi di agglomerati che sono in questa zona di ombra e sfuggono all’attenzione?” Cingolani risponde: “Potremmo cominciare a chiedere un’azione capillare sul territorio. Bisogna creare una mappa, aggiungo che ci sono tecnologie di monitoraggio combinate con droni che spiegano alterazioni chimiche, accosterei questo tipo di analisi”.
Rimanendo in tema l’On. Lorefice pone l’attenzione sulle isole minori: “Stiamo pensando a un piano straordinario per loro? La depurazione è legata a questo e se non lo affrontiamo in maniera unitaria e organica avremo difficoltà a risolvere problemi” Facendo riferimento ad un incontro con sindaci delle isole minori Cingolani dichiara: “Abbiamo un programma di 200mln sul Pnrr, che serve ad un approccio innovativo a metà strada fra l’ambientale e l’energetico. Renderle autonome vuol dire generare localmente energia rinnovabile utilizzata per depurare e desalinizzare e renderle più pulite e più efficaci. Se ci sono queste condizioni è più facile attrarre investitori con le aste”.