Ambiente

Chi inquina, paga

18
Luglio 2017
Di Redazione

Da maggio 2015, quando il reato ambientale è stato inserito nel codice penale italiano (legge 68/2015) sono stati compiuti diversi passi avanti nella lotta agli illeciti ambientali. Ma – secondo il rapporto “Ecomafia 2017 – Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, realizzato da Legambiente e presentato a Roma presso la Camera dei Deputati – la strada da percorrere è ancora lunga.

Infatti, nel complesso, gli illeciti ambientali e il fatturato delle attività criminali contro l'ambiente nell’ultimo anno sono diminuti, dando il via a un trend positivo che lascia ben sperare.

I reati ambientali accertati delle forze dell'ordine e dalla Capitaneria di porto sono passati da 27.745 del 2015 a 25.889 nel 2016, con una flessione del 7% (71 al giorno, circa 3 ogni ora). E’ cresciuto, invece, il numero degli arresti 225 (contro i 188 del 2015), di denunce 28.818 (a fronte delle 24.623 della precedente edizione di Ecomafia) e di sequestri 7.277 (nel 2015 erano stati 7.055), a testimoniare una sempre maggiore efficacia dell'azione investigativa e repressiva. Inoltre, nel 2016 il fatturato delle ecomafie è sceso a 13 miliardi registrando un – 32% rispetto allo scorso anno.

Anche nelle regioni a tradizionale insediamento mafioso, diminuisce il numero di illeciti ambientali, pur restando significativamente alto: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria da sole coprono il 44,2% del totale nazionale in questo ambito (-4% rispetto allo scorso anno). Roma si classifica invece al terzo posto nella graduatoria dell’illegalità ambientale per province.

Per quanto riguarda le tipologie di reati, la parte più consistente (23%) riguarda quelli commessi contro la fauna, seguita dal ciclo illegale dei rifiuti (22%), del cemento (17,1%) e dall’archeomafia (2%).

"Quest'anno il Rapporto Ecomafia ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto" – commenta Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente. "Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l'approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell'Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri" – conclude.

 

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