Ambiente

Case Green, perché l’Italia deve pensare soprattutto al rischio sismico

20
Marzo 2024
Di Giampiero Cinelli

La Direttiva Ue sull’edilizia, detta Direttiva sulla “case green”, pone obiettivi di riqualificazione edilizia particolarmente complessi soprattutto per l’Italia, dove la quantità di edifici di proprietà è molto alta (l’80% delle famiglie sono proprietarie di immobili) e, su 12.500 milioni di immobili, il 60-70% sono a rischio sismico in quanto troppo vecchi. Al 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, prevedendo pannelli solari sui tetti e caldaie più efficienti, le quali dal 2040 non potranno più funzionare a combustibili fossili. Previsto il passaggio delle classici energetiche, alla E dal 2028 e alla classe D dal 2033, con diverse tempistiche a seconda che si tratti di residenze private o edifici pubblici, pubblici non residenziali e di edifici di valore storico.

Poche risorse oltre il Pnrr e riduzionismo
L’Italia, trattandosi di una Direttiva e non di un regolamento, avrà due anni di tempo per adeguarsi, e già è una conquista l’essere riusciti ad eliminare il divieto di vendita o affitto se l’immobile non rientra nei parametri energetici posti dall’Ue. L’efficientamento energetico è solo un aspetto se ragioniamo sul contesto italiano, perché forse anche più urgente è l’adeguamento agli standard antisismici e contro il rischio idrogeologico, come fa notare a Largo Chigi, il format video di The Watcher Post, Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e membro della Commissione Ambiente. I fondi europei all’infuori del Pnrr per attuare la Direttiva, ha riflettuto Mazzetti, sono ancora poco chiari, pure meno se si parla di risorse per interventi a miglioramento della staticità. Ecco perché intanto ci vuole un «nuovo testo unico dell’edilizia, la cui competenza è passata alle regioni dal 2001. La concorrenza Stato-regioni in questo non aiuta».

La proposta
La proposta di legge a firma Erica Mazzetti sull’efficientamento sismico, energetico e sulla sicurezza idro-geologica è incardinata in Commissione alla Camera, gli aiuti sono esattamente tarati sulla classe energetica attuale dell’edificio e sulla fascia di reddito dei soggetti, per evitare spese improprie. Riguardo ai cittadini economicamente più svantaggiati, per la deputata il rimedio può essere l’edilizia pubblica, siccome sotto i 30.000 euro annui è più difficile accedere al mutuo. A questi, in ottica della Direttiva, va garantita la cessione del credito per effettuare i lavori di efficientamento e i mutui ad hoc.

Sostenere i centri storici
Il piano della casa green arriva poi oggi in un mondo che dopo il Covid è cambiato. Le persone passano più tempo a casa, il modo di spostarsi e di vivere la città è diverso. Ma molte categorie di lavoratori hanno ancora bisogno di spazi, incluse le attività commerciali, che si spopolano in particolare nei centri storici. Per arrestare questa emorragia di imprese nelle parti meno moderne delle città, in Legge di Bilancio è stata fatta la proroga della norma sull’occupazione di suolo pubblico, pensata originariamente durante il Covid. L’iniziativa del senatore Andrea De Priamo di Fratelli D’Italia, il quale ha difeso l’idea anche davanti alle critiche e alle perplessità, conscio delle ragioni alla base della scelta.

De Priamo contro la Direttiva
Lo stesso De Priamo ha detto a Largo Chigi di augurarsi la sconfitta dell’approccio generale della Direttiva europea, facendo notare come la politica stia ragionando autonomamente su vari disegni di legge inerenti al patrimonio residenziale e alla rigenerazione urbana. Va affrontato, ha rilevato il senatore, con più attenzione il tema dell’edilizia residenziale pubblica, i cui risultati sono fermi alla legge Fanfani. C’è dunque bisogno di permettere anche alle fasce di reddito medio-basse di accedere alla casa con edilizia pubblica, conciliando quelli che sono i vincoli paesaggistici con i bisogni di numerosi cittadini e le potenzialità edilizie che il territorio ancora ha, evitando così le bolle immobiliari. Nello specifico De Priamo ha presentato una proposta di legge con piani di zona e obbligo di affrancazione rispetto al prezzo massimo di cessione. Sui vincoli il senatore rimarca: «la salvaguardia della tradizione, del paesaggio e della bellezza non sia una prigione».

Recuperare, occupare meno suolo
Intervenuto a Largo Chigi anche Maurizio Nuccetelli dell’azienda edile Cam Group, molto attiva nella capitale. Nuccetelli ha infatti confermato che a Roma l’edilizia più critica dal punto di vista energetico e sismico è quella degli anni ’50-’60, che si può però recuperare, puntando a consumare meno suolo possibile. La trasformazione urbana oggi resta una chiave importante, si pensi ad esempio al folto agglomerato di fabbriche che a Roma erano a ridosso del centro e che non potevano più operare visto il cambiamento dei connotati urbani. Ciò è stato permesso, ha osservato Nuccetelli, sia grazie al Piano Casa varato dal centrodestra che al progetto della rigenerazione urbana del centrosinistra. Gli interventi di demolizione e ricostruzione portano spesso a cubature aggiuntive e questo è un aspetto da gestire.

Arrivare a una legge unica
Il rappresentante di Cam Group ha notato che i disegni di legge sulla rigenerazione urbana su cui lavora il parlamento sono ben otto e «nessuno di questi è abbastanza approfondito. Ad ogni modo presentano tutti impostazioni analoghe. In edilizia abbiamo bisogno di deroghe e incentivi e il parlamento deve arrivare all’adozione di un testo definitivo, orientato anche al riuso e alla rigenerazione di tantissimi immobili dello Stato. Gli interventi sull’edilizia residenziale pubblica vanno sovvenzionati mentre il privato con autonomia finanziaria può intervenire»

Prorogare il sismabonus
Il problema della staticità di gran parte degli edifici preoccupa anche Nuccetelli, conscio che la Direttiva sulla casa green non affronta questo tema. A tal proposito Nuccetelli ha spezzato una lancia a favore dei bonus edilizi: «Sul Superbonus ci sono state condotte improprie e pochi controlli, ma l’idea in origine era giusta. Il sismabonus invece è andato molto molto bene ed è stato trasparente, seguendo l’iter del titolo edilizio rilasciato, l’asseverazione ante e post, il rogito. Il sistema dei bonus, o degli incentivi per non creare polemiche, va rivisto, con una diversa distribuzione dei benefici, ma mantenuto nei suoi aspetti positivi. Il 31 dicembre scade il Sismabonus-acquisti e si resterebbe con una sola detrazione del 36% sia per ristrutturazione che per demolizione e ricostruzione. Così sono misure irrilevanti. Ecco perché, Europa o meno, sarebbe giusto rinnovare gli incentivi ammettendo lo sconto in fattura e la cessione credito, funzioni assolutamente necessarie per mandare avanti il processo».

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