Ambiente
Efficientamento energetico, l’Ue sollecita, e le case green saranno un’impresa
Di Giampiero Cinelli
Si dice “case green”. Per molti sono un sogno, altri le percepiscono come un incubo. Perché siamo più o meno tutti d’accordo che un’abitazione debba essere più efficiente e pulita dal punto di vista energetico, ma quando a dettare il piano sono le istituzioni, in questo caso l’Unione Europea con una Direttiva, emergono problemi e difficoltà di un progetto edilizio generale, tuttavia tarato sul singolo.
Sono moltissimi i cittadini (oltre agli enti pubblici) che in base alla Direttiva nei prossimi anni dovrebbero – pur non essendo obbligati – intervenire sulle loro case. E non è per tutti una passeggiata. Si stima che gli edifici da mettere a posto, quelli più arretrati di classe energetica D, F e G, siano circa 13,5 milioni, per una spesa complessiva di 40-50 miliardi di euro. I privati possono farcela? Secondo Roberto Rossi, Presidente di Assistal – Associazione Nazionale Costruttori di Impianti e dei Servizi di Efficienza Energetica, è davvero difficile che ci riescano.
Comunque Rossi non vuole alzare bandiera bianca sul percorso di efficientamento e ne condivide i principi, chiede però delle modifiche, a partire dalla legislazione italiana. Ad esempio il Decreto Oiert, che impone l’utilizzo, di una determinata quota di energia rinnovabile, per i grandi impianti di riscaldamento e raffreddamento (come scuole, ospedali, aeroporti). La legge è giusta ma il target è troppo ambizioso. Alto il rischio di creare bolle speculative su materiali e manodopera, a maggior ragione che il decreto andrebbe ad applicarsi anche sui contratti già esistenti e ciò per Rossi è insostenibile. Egli fa notare che le tecnologie che queste imprese gestiscono non sono di loro proprietà e che gli appalti pubblici in ambito sono banditi spesso da Consip ma anche dalle Regioni. Per i Rup la responsabilità di far rispettare il decreto a contratto in essere è assai gravosa e così facendo ecco dietro l’angolo cause giudiziarie lunghe, che intasano Tar e Consiglio di Stato. «Regole certe e durature, uniformi sul territorio, aiutano invece ad attrarre capitali, nazionali e internazionali», ha concluso.
In Europa oggi metà dell’energia è prodotta da rinnovabile. l’uso del gas russo sceso a 18%. Eppure l’energia pulita ancora costa molto. Soprattutto l’Unione Europea dice che bisogna fare di più, raddoppiando la riduzione del consumo finale di energia entro il 2030 dell’11,7%, mentre oggi si va al ritmo del 5,8%.
Un ritmo appunto che per la gente è già troppo alto. Eppure c’è chi pensa che gli investimenti nelle case green non siano un costo ma un investimento, come il senatore di FI Antonio Salvatore Trevisi, che parla di un ritorno dell’investimento del 7-8%, sostanzialmente per i risparmi in bolletta. Le aziende che hanno intrapreso la strada oggi hanno costi minori. «Ai cittadini va detto che lo facciamo per la loro utilità. Il Superbonus sta per finire ma gli sgravi e gli incentivi per l’efficientamento delle case ci sono anche con questa finanziaria, devono andare a chi ha veramente bisogno e molto meno sulle seconde case. Una parte delle risorse sono dedicate a chi ha un ISEE basso», rimarca Trevisi.
Il processo legislativo in materia energetica deve però essere snellito e rivisto. Lo pensa anche Nicola Irto, Senatore PD in Commissione Ambiente, che chiede la correzione del Decreto Oiert e avverte sul fatto che il Decreto legislativo Fer, che riorganizza la politica sulle rinnovabili, è fermo poiché manca il parere della Conferenza Stato-Regioni. Nel frattempo i parlamentari continuano a lavorarci. Inoltre mancano i decreti attuativi sulle comunità energetiche.
La puntata integrale di Largo Chigi sull’efficientamento energetico