Ambiente

Auto elettriche: ancora troppo costose per troppe persone, ma i numeri continuano a crescere

09
Maggio 2023
Di Simone Zivillica

«Abbiamo il vizio di guardare le cose da vicino mentre trascuriamo una visione più grande. Il futuro non può essere basato sul concetto di speranza, passività. […] Senza azione, invece, il futuro non sarà per forza migliore. Chiedetelo ai giovani, che vedono il futuro, se non come minaccia, almeno come incertezza». Così il filosofo e saggista Umberto Galiberti è intervenuto agli Electric Days 2023 che si sono tenuti a Roma nel weekend dal 5 al 7 maggio nella cornice del laghetto dell’EUR. Il futuro, insomma, bisogna prima capirlo e poi costruirlo. Galimberti, ampliando la riflessione dai temi più tecnici legati alla mobilità elettrica e al mercato dell’automotive, ha spiegato perché l’uomo non riesca a non dimostrare una certa resistenza alla transizione, di qualunque tipo essa sia. Una resistenza che evidentemente ancora si registra nel mondo dell’auto elettrica e di come questa viene percepita dai consumatori e dal mercato.

La sfida, senza dubbio, è quella di captare in che direzione vada il futuro, prossimo e venturo, ma anche e soprattutto di farsi trovare pronti. È quello l’obiettivo di Motus-E, la prima associazione italiana costituita su impulso dei principali operatori industriali, del mondo accademico e dell’associazionismo ambientale e d’opinione per favorire la transizione del settore nazionale dei trasporti verso l’adozione massiva di mezzi sostenibili, promuovendo la mobilità elettrica e divulgandone i benefici connessi alla tutela ambientale.

Secondo il presidente di Motus-E, infatti, «la transizione alla mobilità elettrica in Italia non solo è possibile, ma rappresenta una grande opportunità industriale per il Paese che deve essere messa a terra con la collaborazione di tutti gli attori in gioco, dalle istituzioni alle aziende, con un grande lavoro di squadra. Le risorse ci sono, penso in primis al PNRR e al fondo automotive, ma è essenziale sfruttarle al meglio. Se vogliamo continuare a essere leader nel settore automotive anche nel nuovo ecosistema della mobilità elettrica occorre essere consapevoli dei punti su cui possiamo e dobbiamo migliorare. Penso alle nuove filiere delle batterie e del riciclo, in cui direzionando bene le risorse a disposizione l’Italia può crescere enormemente».

La puntata di Largo Chigi, format di The Watcher Post, dedicata alle direttive europee in tema di transizione ecologica
con Francesco Naso, segretario generale di Motus-E

Il salto generazionale nel mondo dell’automotive, quindi, non può che partire da una presa di coscienza chiara del ruolo che l’Italia vuole avere nello scenario futuro internazionale dell’automotive – anche se per molti versi già presente. I segnali dal mercato stesso sono molto più che evidenti, anche se l’offerta non sempre si sposa con una domanda ancora timida e con le infrastrutture non ancora al livello necessario per sopportare un cambio di passo definitivo verso una mobilità full electric. Sono ormai molte le case automobilistiche che hanno nei propri piani aziendali di passare a una produzione totalmente di auto elettriche entro il 2035. Tra queste figurano Alfa Romeo, Bentley, Mazda, Jaguar Land Rover, Hyunday Kia, Mercedes, Nissan e molte altre. Il mercato italiano ad aprile ha fatto registrare un buon un incremento del +42,12% rispetto allo stesso periodo del 2022. Al 30 aprile 2023, quindi, le auto elettriche sono circa 187.455, con le immatricolazioni full electric che nel primo quadrimestre dell’anno sono pari a 20.360 unità.

Dati sicuramente incoraggianti e che danno adito all’intuizione del mondo dell’automotive nell’investimento sulla tecnologia del full electric. Tuttavia, però, a frenare il decisivo superamento della mobilità “a scoppio” non sono solo questioni tecnologiche e nemmeno i taboo culturali che continuano a spingere alcune fasce di consumatori a rimanere fedeli ai motori a benzina e diesel, nonostante le sempre più stringenti norme europee in favore dell’adozione di auto elettriche. Uno studio pubblicato da ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association), infatti, dimostra come le nuove immatricolazioni delle auto elettriche in Europa siano proporzionalmente collegate ai valori del reddito medio di un paese specifico. Per esempio, nell’Europa settentrionale, ossia l’area dove il reddito medio è il più alto, la quota di mercato delle auto elettriche supera ampiamente la media del 30%, arrivando a toccare la punta del 56,1% in Svezia, dove si registra un reddito medio di 35mila euro. Al contrario, paesi come Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Croazia e Slovacchia, le auto elettriche non rappresentano mai più del 5% del parco auto circolante e, infatti, il reddito medio va da un minimo di 7.200 euro ad un massimo di 10.900.

L’Italia è un po’ un caso a sé. Da una parte il reddito medio italiano è decisamente superiore a quello dei paesi appena citati. Dall’altra, però, la quota di mercato occupata dalle auto elettriche è di poco sotto al 4%, molto distante dalle punte nord-europee ma anche dalle medie intorno al 15% di paesi come la Francia o la Germania. Non solo, in Italia si registra una netta distinzione tra nord, centro e sud per quanto riguarda la distribuzione delle auto elettriche lungo lo stivale, andando a ricalcare le differenze salariali tra queste aree. Come ricordato sopra, tuttavia, è utile segnalare un forte aumento nel primo quadrimestri di quest’anno rispetto al precedente: un deciso +146% di immatricolazioni di auto elettriche che fa sicuramente ben sperare per il comparto.

In conclusione, occorre evidenziare come sia imprescindibile il sostegno dei governi a che la quota di auto elettriche nel parco circolante continui a salire in maniera consistente. Incentivi e vantaggi fiscali, a oggi, sembrano essere l’unica via affinché si possa colmare il gap tra il costo, ancora troppo esoso, delle auto elettriche e i salari medi dei cittadini. Se da una parte, infatti, è vero che risulta più che probabile l’abbassamento della curva dei prezzi delle auto elettriche man mano che la domanda, spinta anche dalle direttive Ue in merito, continuerà a crescere, è anche vero che in Cina questo passo è stato forzato dalla Tesla stessa. Con un’operazione decisamente ardita, infatti, Elon Musk ha abbassato radicalmente i prezzi dei suoi due modelli, la Y e la 3, in Cina sia per far fronte all’agguerritissimo mercato delle auto elettriche sia per far schizzare in alto le vendite. Risultati che sono stati ottenuti, almeno in un primo periodo, dovrà ancora vedersi come questa mossa si stabilirà nel tempo. Intanto, le auto elettriche in Cina sono più convenienti di quelle con motore termico fino al 30% garantendo alla Cina il primo posto per il mercato full electric al mondo. Il trend, quindi, appare chiaro e occorre farsi trovare pronti a recepire un cambio di passo annunciato e necessario.

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