Esteri
Il viaggio di Lavrov in Africa, le tappe e i temi strategici
Di Alessio Ambrosino
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando durante la Guerra Fredda il posizionamento dei cosiddetti “Paesi non allineati” dell’allora terzo mondo era considerato vitale nello scacchiere geopolitico della competizione Stati Uniti – Unione Sovietica. In fin dei conti da un punto di vista strategico la visita del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov in 4 Paesi africani avviata nell’inizio di questa settimana ha più o meno lo stesso significato: Egitto, Etiopia, Uganda, Congo sono state le tappe di un tour all’insegna della propaganda filorussa, per indirizzare le scelte politiche degli Stati in via di sviluppo verso Mosca. Il viaggio è servito anche per ribadire come l’invasione in Ucraina non sia un atto di aggressione promosso da Putin, e che le cause della crisi alimentare innescata dal conflitto con risvolti tragici soprattutto in Africa è certamente da addurre al regime sanzionatorio che sta colpendo il Cremlino.
I PRESUPPOSTI DEL VIAGGIO DI LAVROV IN AFRICA
Certamente la questione del grano e della crisi alimentare conseguente all’inizio delle ostilità a Kiev hanno rappresentato un punto molto importante nell’agenda di Lavrov durante il suo tour di 4 capitali africane. L’accordo firmato ad Ankara la settimana scorsa mediato dalla Turchia tra Ucraina e Russia sotto il cappello delle Nazioni Unite (il che non significa che le Kiev e Mosca si siano accordate tra loro) ha finalmente dato un po’ di respiro alle esportazioni di grano bloccate dal conflitto, che hanno avuto degli inevitabili risvolti a livello internazionale in particolare in Africa. Questa intesa è già stata violata dal Cremlino, che ha attaccato il porto di Odessa nella giornata di sabato, proprio dove le esportazioni di grano hanno uno dei loro punti di raccolta e smistamento più importanti.
Rafforzare le relazioni con l’Africa per rispondere alle sanzioni occidentali coinvolge inoltre anche tutta la partita relativa ai temi energetici. Del resto questo viaggio di Lavrov ha toccato anche Paesi dall’altissimo valore strategico per molti Stati europei, come ad esempio l’Egitto ed il Congo, che da poco sono entrati nel novero dei fornitori di gas all’Italia. La Russia nell’ottica di influenzare i partner africani attraverso aiuti alimentari, politici e industriali, potrebbe forzare la mano sulle questioni energetiche per mettere in difficoltà l’Occidente.
«Posso tranquillamente dire che il ruolo del continente africano nel nostro concetto di politica estera aumenterà, aumenterà in modo significativo» queste le parole del Ministro russo, che si prepara anche al vertice Russia-Africa previsto per il prossimo anno a San Pietroburgo che potrebbe portare ad accordi molto significativi in diversi settori. Va rilevato come alla vigilia del suo viaggio nel continente africano Lavrov si sia soffermato su elogi per quei 25 Stati che si sono astenuti dalla risoluzione ONU che aveva condannato l’aggressione russa in Ucraina, tra cui c’è anche l’Uganda, molto vicina alle posizioni di Mosca.
NON SOLO GRANO: I TEMI STRATEGICI
La Russia in Africa ha un peso specifico molto importante, che si traduce nella fornitura di armi e combattenti. Mosca è il principale supplier di mezzi bellici, ma anche di mercenari, che hanno agito in teatri come ad esempio il Mali dove i golpisti di Bamako sono riusciti ad arrivare al potere grazie all’influenza e al potere economico del Cremlino. La propaganda si è espressa anche nella visita di Lavrov nella Repubblica del Congo, definendo la sua posizione di astensione dal voto sulla risoluzione ONU citata in precedenza “responsabile ed equilibrata”.
Il grano come arma politico-diplomatica: il blocco delle esportazioni del grano sbloccato dal recente accordo potrebbe essere utilizzato da Mosca per far risultare inesatte e ingiuste le sanzioni occidentali. Basti pensare come i Paesi africani hanno importato dalla Russia grano per 4 miliardi e dall’Ucraina per 2,9 miliardi. L’innalzamento dei prezzi alimentari ha portato ad un’inflazione senza precedenti: ecco perché Lavrov nella sua visita ha tenuto a specificare l’importanza della non adesione al regime di sanzioni, che potrebbe gettare nello sconforto i Paesi africani che volessero allinearsi a Mosca.
Una strategia del ricatto, suffragata però da punti di forza inequivocabili per la Russia, soprattutto con riferimento all’energia. La contesa con l’Occidente sui punti di equilibrio sparsi in diversi continenti è già iniziata. E lo dimostra inoltre la visita di Macron sempre nel continente africano negli stessi giorni di Lavrov: non siamo ancora ad una guerra bipolare come nella seconda metà del’900. ma le analogie iniziano a diventare molte.