Lavoro

L’imprenditoria femminile è al 22% e investe molto in sostenibilità e innovazione

27
Luglio 2022
Di Alessandro Cozza

Le imprese guidate da donne hanno al timone più giovani rispetto a quelle maschili. Non solo, le imprese femminili accelerano su digitale e green tanto che saranno anche più piccole, più fragili e con una minore capacità di sopravvivenza, ma quanto a voglia di innovazione hanno una marcia in più. Questa la sintesi di quanto emerge dal V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne e Si.Camera presentato questa mattina presso la sede di Unioncamere, dal presidente Andrea Prete, dalla presidente della Camera di commercio di Sondrio, Loretta Credaro, e dal vice segretario generale di Unioncamere, Tiziana Pompei, alla presenza di Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la Famiglia e di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico.

«L’imprenditoria femminile continua a crescere di numero ma ha bisogno di supporto, perché continua a sopravvivere di meno. Durante la pandemia, sono proprio le imprese femminili ad aver subito maggiormente l’impatto della crisi e si è ridotta in misura maggiore la natalità delle aziende guidate da donne. Questo perché hanno ostacoli maggiori da dover superare. D’altro canto, la spinta a fare impresa tra gli under 35 è maggiore tra le donne, senza contare quanto le imprese femminili investano in asset intangibili e in ricerca e sviluppo», è il commento del presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

La ripresa post pandemia – emerge dal rapporto – ha convinto un ulteriore 14% di imprese femminili ad iniziare ad investire nel digitale (a fronte dell’11% delle aziende maschili) e un 12% a investire nel green (contro il 9%). A queste si aggiunge, in misura equivalente alle imprese non femminili, un 31% di aziende che ha aumentato o mantenuto costante gli investimenti in tecnologie digitali in questi anni, e il 22% che ha fatto altrettanto nella sostenibilità ambientale (contro il 23% delle altre imprese). Le donne d’impresa, quindi, si sono lanciate nella duplice transizione che le politiche europee sostengono con forza e che rappresenta il core del Pnrr italiano. Ma non senza difficoltà. La metà delle imprese femminili, infatti, ha interrotto gli investimenti o addirittura esclude di volerli avviare nel prossimo futuro.

«Investire in empowerment e imprenditoria femminile è una delle risorse più efficaci che l’Italia ha per mettersi al centro anche in ambito europeo e per fare da leader. Il tema della parità di genere – ha sottolineato la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti – non è mai stato al centro del dibattito sullo sviluppo imprenditoriale del Paese come lo è oggi. L’idea che si sta acquisendo è che tutto ciò che è stato d’ostacolo alla creatività femminile è stato un ostacolo allo sviluppo del Paese. Se si crea un sistema in cui non viene sprecata nessuna energia e nessun talento, saremo in grado di affrontare le prossime sfide».

A fine giugno 2022, la fotografia scattata al settore racconta di un esercito delle imprese femminili che conta un milione e 345mila attività, il 22,2% del totale delle imprese italiane. Questo universo ha caratteristiche proprie rispetto alle imprese gestite da uomini: una maggior concentrazione nel settore dei servizi (66,9% contro il 55,7%), minori dimensioni (il 96,8% sono micro imprese fino a 9 addetti, contro il 94,7% delle maschili), una forte diffusione nel Mezzogiorno (il 36,8% delle imprese guidate da donne opera in queste regioni, contro il 33,7% delle non femminili). Le analisi effettuate mostrano anche che le imprese femminili hanno una minore capacità di sopravvivenza: a tre anni dalla loro costituzione, restano ancora aperte il 79,3% delle attività guidate da donne, contro l’83,9% di quelle a guida maschile e, dopo cinque anni, la quota delle imprese femminili che sopravvivono è del 68,1%, contro il 74,3% delle altre.

«’L’obiettivo, codificato dal Pnrr, esisteva già, ossia colmare il gap sia lavorativo sia imprenditoriale per le donne, obiettivo ancora più necessario oggi. Il Mise ha cercato di farlo al meglio con il Fondo per l’Imprenditoria femminile affidatoci dal Pnrr. Ha avuto un grandissimo successo, forse anche troppo visto che non siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste. Questo dimostra che rimettere al centro l’impresa che promuove lo sviluppo e crea reddito per aiutare chi ‘effettivamente’ ne ha bisogno è la chiave giusta per affrontare questo momento», ha detto il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

L’auspicio generale è che la caduta del Governo non fermi le iniziative istituzionali a sostegno del settore, la strada intrapresa è quella giusta e ora che si sta uscendo dalla crisi pandemica e si torna ad investire è necessario sostenere con tutte le forze del Paese l’imprenditoria femminile.

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