Politica
Crisi, pensare al “giovedì”, non solo a questo mercoledì
Di Daniele Capezzone
La politica italiana non ha davvero bisogno dei suggerimenti di questa piccola rubrica: sa benissimo sbagliare da sé. Sorridendo senza sarcasmo, torna alla mente la versione di greco al liceo, nella quale compariva spesso l’immagine degli strateghi (“oi strategoi”), cioè dei capi militari chiamati a impostare la tattica della battaglia.
Ecco, “oi strategoi” delle nostre istituzioni stanno in queste ore cercando in tutti i modi di evitare la soluzione per molti versi più lineare della crisi politica apertasi la scorsa settimana, e cioè lo scioglimento delle Camere e il conseguente ricorso alle urne.
E invece, per un verso a forza di appelli della mitica società civile, e per altro verso cercando di comprendere se e come possa prodursi un ulteriore svuotamento parlamentare dei gruppi pentastellati, si cerca di produrre quel “fatto nuovo” che – alla Camera e al Senato – possa indurre Mario Draghi a restare alla guida dell’esecutivo.
Molte cose possono ancora accadere da qui a mercoledì mattina, e quindi è bene essere cauti e prepararsi a tutti gli scenari. Certo, se ci è consentito, lasceremmo qui a verbale un piccolo suggerimento; non si tratta solo di pensare a questo mercoledì (cioè alla soluzione con cui eventualmente porre fine alla crisi), ma di pensare al “giovedì”, cioè a cosa accadrebbe – dal giorno dopo – se quella soluzione fosse effettivamente messa in campo.
I fautori del voto anticipato (tra cui chi scrive) farebbero bene a predisporre quella che ho definito una “conclusione ordinata della legislatura”: non basta – in altre parole – reclamare a gran voce lo scioglimento delle Camere, ma avrebbe senso proporre (basterebbero pochi giorni) l’adozione di un decreto (che il Parlamento potrebbe convertire a Camere sciolte) per mitigare gli effetti dell’inflazione, così come sarebbe saggia un’intesa tra centrodestra e Pd per tenere la guerra russo-ucraina fuori dalle risse della campagna elettorale, collocandosi invece – gli uni e gli altri – in una serie cornice atlantista.
Al contrario, i fautori della prosecuzione della legislatura avrebbero un diverso onere: dimostrare che una nuova maggioranza sia effettivamente in grado di decidere e di affrontare un autunno che si annuncia tesissimo. Dover invece constatare, dopo le promesse solenni del mercoledì, il ritorno – nel fatidico “giovedì” – delle solite fibrillazioni, porrebbe un marchio di scarsa serietà sulla “soluzione” adottata.
A ciascuno il suo onere della prova, dunque. E per tutti la sfida è la solita: non prendere in giro un elettorato già deluso, disincantato, arrabbiato.