I leader del G7, nella tre giorni del summit al castello di Elmau in Baviera, discutono i temi caldi che dipendono dalla crisi in Ucraina, ma Mosca non si ferma.
Sembra uno scontro impari quello tra occidente e Russia, i sette delle diplomazie occidentali e le innumerevoli sanzioni messe in campo per mettere alle strette Putin contro i bombardamenti congiunti provenienti da Bielorussia e fronte russo.
Le immagini sui telegiornali si susseguono una dopo l’altra, dall’attacco al centro commerciale a Kremenchuk (Ucraina) agli incontri in giacca e cravatta in Germania. Il grido di battaglia lo ha spiegato bene il presidente del consiglio italiano Mario Draghi: «Se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono».
La falange oplitica dei leader del G7 si stringe sul concetto di solidarietà. Una parola declinata in tutte le sue sfaccettature; a livello umanitario, militare, diplomatico e sul piano del supporto finanziario per rimanere a fianco dell’Ucraina che continua a difendere la propria sovranità e integrità territoriale.
Nonostante l’ordine del giorno sia concentrato sull’invasione russa e la conseguente crisi economica, il summit si sta svolgendo attorno a focus precisi: cercare di porre un tetto al prezzo del petrolio russo e il divieto di importazione dell’oro dalla Russia.
E se si parla di insistenza da parte di Mosca, allora i leader del G7 non sono da meno. La valutazione è sulle opportunità di ridurre i costi delle forniture energetiche. A citare una bozza della risoluzione finale del summit è il Financial Times, secondo cui l’obiettivo dei sette è sviluppare soluzioni per ridurre le entrate della Russia derivanti dagli idrocarburi. In questo modo si potranno ridurre al minimo gli impatti negativi derivanti dai prezzi elevati dell’energia.
Ad oggi si sostengono due posizioni in maniera parallela: quella americana di un price cap (tetto massimo del prezzo) del petrolio russo e quella made in Italy relativa al prezzo del gas. In questo modo si esplora la “fattibilità” dell’introduzione di massimali temporanei dei prezzi sulle importazioni di energia. Il problema rimane che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare; la Russia, per quanto sembri apparentemente sola, porta con sé il vantaggio di poter prendere le decisioni in maniera più rapida. Mentre la consultazione e gli accordi che necessitano il vaglio di più protagonisti, in questo caso quelli occidentali, richiedono più tempo per concretizzare delle opzioni valide a contrastare Mosca.
Un tempo che non c’è perché la crisi economica galoppa e non fa sconti a nessuno. La difficoltà è nel tenere l’equilibrio dell’attenzione sia sull’imposizione di costi elevati al Cremlino sia sul sostegno dell’economia globale.
A mettere i bastoni tra le ruote c’è la Cina. Le sue pratiche economiche non di mercato e l’approccio al debito pongono l’esigenza di una consultazione tra le principali democrazie di mercato del mondo per affrontare queste sfide. Il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, in merito ha specificato: «Competizione non significa confronto o conflitto. Non stiamo cercando una Guerra Fredda e non stiamo cercando di dividere il mondo in blocchi rivali e far scegliere a tutti i paesi. Vogliamo difendere una serie di principi, regole che siano eque, comprese e concordate da tutti. E vogliamo assicurarci di lavorare con partner che la pensano allo stesso modo». Un alto funzionario della Casa Bianca ha comunicato che, al termine del G7, i leader sanciranno una condanna delle pratiche economiche sleali della Cina e prometteranno un «approccio coordinato» per affrontarle.
Altro tema strettamente legato alla guerra in Ucraina è la sicurezza alimentare. Tra i tanti appelli contenuti all’interno delle conclusioni del vertice c’è il cessate il fuoco alle infrastrutture agricole e di trasporto. È di fondamentale importanza riuscire a sciogliere il nodo del grano cercando di arrivare allo sblocco della logistica marittima agricola dai porti ucraini nel Mar Nero. Un obiettivo da raggiungere prima di metà settembre, momento in cui arriverà il nuovo raccolto. Per ora i leader del G7 si impegnano a fornire 5mld di dollari per la sicurezza alimentare globale, più della metà dell’importo proverrà dagli Stati Uniti.
Dalle ultime indiscrezioni che arrivano dalla Baviera il tetto sul prezzo del gas sarà incluso nel comunicato finale del G7 ma, a causa della complessità del tema, verrà toccato in maniera generica. Per quanto riguarda il price cap sul petrolio i leader continueranno a discuterne per trovare una maggiore definizione.
Nel frattempo il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, avverte: «Se la NATO invade la Crimea si arriverà alla Terza Guerra Mondiale» e per sapere cosa le Nazioni Unite risponderanno bisogna attendere che i protagonisti del vertice NATO atterrino a Madrid nella giornata di domani.