La Finlandia ha fatto sapere recentemente che rifiuterà l’adesione alla Nato se non ne farà parte anche la Svezia. I problemi con la Turchia potrebbero comportare il rinvio dell’adesione proprio di Stoccolma. Lo ha affermato il presidente finlandese Sauli Niinisto dopo l’incontro con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Secondo quanto riferiscono i media locali, «il caso della Svezia è anche nostro. Ciò significa che andiamo di pari passo», ha detto Niinisto.
Parole precise dette in un contesto non casuale, che ci fanno riflettere su quanto questo passaggio importantissimo dal punto di vista geopolitico porti con sé implicazioni di sicurezza e di relazioni. I due paesi del Baltico vogliono maggiore protezione e al contempo sanno che l’ingresso nel patto atlantico non lascerebbe indifferente Mosca, ma anzi verrebbe visto come un chiaro segnale di allarme. Ecco anche perché si era vociferato che l’eventuale adesione alla Nato della Finlandia sarebbe avvenuta senza la conseguente istallazione di basi militari, per mitigare il rischio di pericolosi attriti con il vicino russo. Per quanto infatti la questione Nato-Russia cerchi di essere ridimensionata in un quadro più ampio dagli studiosi, non possiamo ignorare che delle presenze ostili a poca distanza generino preoccupazioni a Putin, già di per sé caratterizzato da una sindrome dell’accerchiamento proprio della cultura russa.
A complicare il quadro ci sono attualmente le “Baltops” esercitazioni militari della Nato nel Mar Baltico. Durano 12 giorni, terminano domani e vedono la partecipazione di 16 paesi: i 14 membri dell’Alleanza (Stati Uniti, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Turchia) insieme a proprio a Svezia e Finlandia.
Erdogan non si schioda dalla sua posizione e ribadisce che la Turchia continuerà a opporsi all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza atlantica fino a quando le richieste di Ankara non verranno soddisfatte. Il presidente turco fa riferimento al fatto che i due Paesi nordici sostengono il Pkk e le formazioni curde nel Nord della Siria e chiede che Helsinki e Stoccolma revochino l’embargo sulla fornitura di armi alla Turchia. La questione comunque è controversa, siccome la parte curda nel territorio siriano accusa la Turchia di fatti analoghi. Cioè di sostenere formazioni terroristiche che commettono attentati contro la loro minoranza.
Difficile dunque alla luce dei fatti pronosticare se l’ingresso di Finlandia e Svezia avverrà, o se ci sarà in tempi brevi. Ma certamente, a differenza di altre situazioni, è più possibile accada. Dato che si tratterebbe di un allargamento a nord anziché ad est, di due paesi che non facevano parte del Patto di Varsavia. La collaborazione con la Nato già c’è da tempo, anche nei Balcani e in Afghanistan. Sono nazioni solide, efficienti, stabili politicamente e con buoni apparati di difesa. La Finalndia a differenza della Svezia serba maggiori timori siccome ha una frontiera molto estesa con Mosca e una rete di rapporti commerciali più fitta.
Intanto proprio in queste ore Macron, Draghi e Scholz sono a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelenski. Secondo l’esperto analista Lucio Caracciolo, direttore di Limes, non è escluso che si possa discutere anche di cosa concedere alla Russia in future trattative. A patto di un rinnovato sostegno economico e politico. Se si intravedranno segnali di accordo, la questione baltica si raffredderebbe. Mentre riguardo alla guerra in corso, Joe Biden ha promesso altre armi e il capo della Nato ha chiesto agli Stati membri di fornire all’Ucraina armi pesanti aggiuntive, ma avverte che le forze di Kiev hanno bisogno di tempo per adattarsi alle armi moderne. Mosca esorta i combattenti ucraini ad arrendersi a Severodonetsk, una città strategicamente Importante nella regione del Donbas.