Archiviata la tornata abruzzese con la vittoria del candidato di centrodestra Marco Marsilio e il netto exploit della Lega, le elezioni regionali del 2019 proseguono con la tappa in Sardegna di domenica 24 febbraio, dove il governatore uscente Francesco Pigliaru del Partito democratico ha scelto di non ricandidarsi. Proveranno a succedergli ben sette candidati: Francesco Desogus (M5s), Vindice Lecis (Sinistra sarda), Paolo Maninchedda (Partito dei sardi), Andrea Murgia (Autodeterminazione), Mauro Pili (Sardi liberi) e soprattutto i due contendenti di spicco, ovvero Christian Solinas (centrodestra) e Massimo Zedda (centrosinistra e attuale sindaco di Cagliari). Al pari di quanto avvenuto 15 giorni fa in Abruzzo, i sondaggi della viglia preconizzano un successo del centrodestra anche per la Sardegna, regione in cui Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono riusciti a mettere da parte le divisioni sul governo nazionale (emblematiche le polemiche delle ultime ore in materia di Tav e conti pubblici) per sostenere la comune piattaforma locale. Eppure, più dell’eventuale vittoria di Solinas, a rilevare sarà soprattutto l’entità del bottino elettorale dei tre alleati e dunque i rapporti di forza che ne scaturiranno. Alle politiche del 2018 il centrodestra raggiunse circa il 30% dei consensi, ripartiti fra il 15% di Forza Italia, il 10,8% della Lega e il 4% di Fratelli d’Italia. A un anno di distanza però, le gerarchie potrebbero esser mutate in maniera significativa. Non tanto per Meloni, che dovrebbe continuare a battagliare sul filo del 4% con un occhio alle europee di maggio e all’annessa soglia di sbarramento. Bensì fra Berlusconi e Salvini, con il capo leghista che ha messo nel mirino anche qui il sorpasso sull’ottuagenario leader azzurro, contrapponendo alla martellante presenza sui media dell’ex Cavaliere le immagini delle piazze stracolme della sua campagna sul territorio. Un’incognita da non sottovalutare sono le conseguenze della vertenza sul latte dopo che i pastori sardi hanno minacciato di bloccare i seggi isolani stante la battuta d’arresto registrata ieri al tavolo ministeriale. È forse l’unico vero fattore in grado di scompaginare l’esito di una tornata che appare segnata.
Sulle chances di vittoria del centrosinistra – con Zedda dato per secondo nei sondaggi – pendono infatti l’eredità della giunta regionale uscente e le conseguenze in termini consensuali dell’arresto in Toscana dei genitori dell’ex segretario del Pd Matteo Renzi. Un anno fa, alle politiche, la coalizione non raggiunse il 18% dei consensi. Quanto al M5s, i motivi di preoccupazione coincidono con quelli già emersi in Abruzzo. Il candidato pentastellato potrà infatti contare sul sostegno di un’unica lista contro le nove del centrosinistra e le dieci di centrodestra. A complicare le cose il fatto che Desogus è subentrato in corsa a Mario Puddu, coordinatore del Movimento sardo scelto in estate da una votazione online poco prima di essere messo fuori gioco da una condanna per abuso d’ufficio. Spaventa anche il trend elettorale degli ultimi mesi: dopo aver sfondato quota 40% nell’isola alle politiche 2018, le elezioni suppletive di inizio anno per sostituire l’eletto grillino in Sardegna Andrea Mura hanno fatto precipitare il Movimento al 28,9% e consegnato il seggio al centrosinistra.
Alberto De Sanctis