Ambiente

Fit for 55, cosa c’è dietro la bocciatura dell’ETS in Parlamento europeo

10
Giugno 2022
Di Claudia Maggi

Martedì 7 e mercoledì 8 giugno sono state giornate molto importanti e convulse a livello Europeo. Gli eurodeputati riuniti a Strasburgo in sessione plenaria hanno discusso e votato le proposte del pacchetto “Fit for 55”, presentato dalla Commissione nel luglio 2021.

Il pacchetto, uno dei più importanti dell’era Von Der Leyen, ha l’obiettivo di far perseguire agli Stati membri l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in conformità con la Legge Europea sul Clima. Il pacchetto legislativo discusso introduce nuovi testi normativi e aggiorna quelli già esistenti per conformarli ad obiettivi climatici sempre più ambiziosi. 

Le votazioni in plenaria hanno riguardato 8 dei 13 dossier del pacchetto:

  • La riforma del sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (Emission Trading System UE); 
  • L’introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere UE (CBAM);
  • Notifica nel contesto del regime di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo internazionale (CORSIA)
  • Revisione del sistema ETS per lo scambio di quote di emissioni nell’UE per il trasporto aereo 
  • Revisione del regolamento “effort sharing” per la riduzione delle emissioni nei settori non coperti dal sistema ETS.
  • Nuovi standard di emissioni di CO2 per auto e furgoni;
  • La revisione del regolamento su uso del suolo, cambiamento degli usi del suolo e silvicoltura (LULUCF); 
  • L’introduzione di un fondo sociale per il clima (SCF)

Nonostante la grande attesa, il parlamento europeo ha respinto il dossier sulla riforma dell’ETS, caposaldo di tutta la strategia “Fit for 55”, che avrebbe dovuto portare ad una riduzione complessiva delle emissioni dell’EU del 61% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 nei settori interessati. La bocciatura è arrivata dal voto a sorpresa dei Socialisti, contrari agli emendamenti introdotti in sede di votazione dagli altri gruppi parlamentari, che avrebbero allungato il periodo di “phasing out” al 2034. Con l’atteso voto contrario dell’estrema destra, infatti, l’intero pacchetto ETS è stato rispedito nelle commissioni parlamentari per essere ri-discusso e ri-votato pirma di un nuovo passaggio in plenaria.

Il dossier è stato respinto con 340 contrari, 265 voti favorevoli e 34 astenuti. 

Non sono mancate le polemiche tra i vari gruppi parlamentari con recriminazioni reciproche tra le forze di maggioranza. Se i Socialisti da un lato annunciavano lo stop al provvedimento come una vittoria, i Popolari per voce del loro rapporteur Pete Liese imputano la colpa della bocciatura alle continue divisioni interne dei Socialisti che non avrebbero una linea comune su ambiente e sostenibilità.

Di conseguenza nella concitazione del momento e certificato dai numeri il disfacimento della maggioranza Ursula, il voto sul provvedimento della Carbon Tax (CBAM) e del Fondo sociale per il clima sono stati posticipati. Tematiche troppo interconnesse tra loro per procedere ai voti direttamente dopo l’affossamento dell’ETS. 

La bocciatura dell’ETS – che rimane una cosa molto inusuale sentendo gli addetti ai lavori – dimostra che la transizione ecologica, di cui il Fit for 55 è un asse portante, è motivo di seria fibrillazione politica.

L’episodio sull’emendamento “phasing out” – una finestra temporale più dilatata per la riduzione ed eliminazione dei permessi gratuiti concessi a certe aziende per il pagamento delle proprie emissioni – è la chiave di lettura politica più forte per comprendere quanto siano distanti le visioni all’interno della maggioranza. La guerra in Ucraina ha modificato il sentiment dell’opinione pubblica e il dibattito/scontro sarà sicuramente sempre più caratterizzante nei prossimi mesi su questi temi.

Nonostante questo, il Presidente della Commissione Ambiente del Parlamento europeo Pascal Canfin, riferendosi alla riforma ETS, ha dichiarato in un Tweet che “ci concediamo 15 giorni per trovare un accordo e votare questa riforma climatica essenziale il 23 giugno”.

Tutto lascia presagire quindi che si tenterà di addivenire ad un accordo già nelle prossime ore e ad un voto già alla prossima plenaria in programma a Bruxelles nei giorni 21-22 Giugno.

Nella cronaca della convulsa giornata è da sottolineare che non è stato altrettanto semplice trovare un compromesso sul divieto di vendere nuove autovetture ad alimentazione endotermica; tuttavia il dossier è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni, e così il voto dei verdi, socialisti e liberali ha avuto la meglio spaccando il gruppo PPE. Infatti, l’emendamento del Ppe, che proponeva di abbassare l’obbiettivo di riduzione di emissioni di CO2 entro il 2035 da 100% a 90%, è stato bocciato. È invece passato un emendamento bipartisan che posticipa di 6 anni la data di obbligo di adeguamento alla legislazione per i piccoli produttori di automobili (da mille a 10mila unità annue) e furgoni (da mille a 22mila) – dal 2030 al 2036. L’emendamento, firmato da tutti gli eurodeputati italiani, è stato proposto con l’obiettivo tutelare i marchi storici dell’eccellenza della Motor Valley Italiana.

Altre quattro proposte sono state approvate durante la plenaria: la revisione del regolamento sull’uso del suolo e sulla silvicoltura (LULUCF), il dossier sulla riduzione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo internazionale (CORSIA), la revisione del regolamento “effort sharing” e l’estensione del sistema ETS all’aviazione. 

Ora la palla passa di nuovo ai negoziatori dei Gruppi politici che già nella prossima settimana proveranno a trovare una quadra su 3 delle 8 proposte che, poste in esame, sono state rimandate indietro. Sempre tenendo presente che il processo legislativo anche dopo l’approvazione del Parlamento è tutt’altro che concluso.

La palla allora  passerà al Consiglio e tutto verrà deciso in sede di Trilogo, dove sicuramente se ne vedranno delle belle.

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