Economia
Vola l’inflazione nell’Eurozona: la BCE corre ai ripari
Di Massimiliano Mellone
La Banca centrale europea ha lasciato invariati i propri tassi di riferimento. In particolare, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale restano fermi rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%. Ha però deciso lo stop per gli acquisti netti in ambito Qe al 1° luglio e ha annunciato l’intenzione di alzare per la prima volta dal 2011 i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione del mese prossimo. Ma non si fermerà qui: l’istituto centrale prepara un ulteriore incremento a settembre, ma ha affermato che la sua entità dipenderà dalle prospettive di inflazione.
Nel comunicato diffuso è infatti precisato che dopo settembre, sulla base della sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo prevede che un graduale ma duraturo percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato. Questo in linea con l’impegno a conseguire l’obiettivo del 2% a medio termine. Mentre il ritmo di aggiustamento della politica monetaria da parte del Consiglio direttivo dipenderà dai nuovi dati e da come sarà valutato l’andamento dell’inflazione a medio termine.
Per la Banca centrale europea la sfida è di arginare la crescita dei prezzi nell’Eurozona, che a maggio ha raggiunto l’8,1% registrando un nuovo record. Il tutto senza aggravare il rallentamento economico derivante dalla guerra in Ucraina e dalle relative sanzioni. Situazioni che hanno spinto la Bce a rivedere al ribasso le proprie proiezioni sulla crescita nel breve termine. In particolare, l’Eurotower stima ora che il Pil salirà del 2,8% quest’anno contro il 3,7% di marzo e del 2,1% nel 2023 a fronte del 2,8% precedentemente previsto. Per il 2024 invece vede una crescita al +2,1% contro il +1,6% precedente.
Secondo la presidente della Bce Christine Lagarde “l’aggressione ingiustificata della Russia nei confronti dell’Ucraina continua a pesare sull’economia in Europa e oltre. Sta interrompendo il commercio, sta portando a scarsità di materiali e sta contribuendo all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime”, aggiungendo che questi fattori continueranno a pesare sulla fiducia e a frenare la crescita, soprattutto nel breve termine.
Lagarde ha evidenziato che come parte delle discussioni in Consiglio direttivo si è anche parlato della necessità che la politica monetaria sia trasmessa correttamente in tutta l’Eurozona. “Abbiamo strumenti esistenti, come i reinvestimenti in ambito Pepp. Si tratta di 1.700 miliardi che potrebbero se necessario essere reinvestiti con la massima flessibilità. Inoltre se necessario potremmo dispiegare nuovi strumenti o adattare quelli esistenti per assicurare la corretta trasmissione della politica monetaria. Ma siamo totalmente impegnati a contrastare la frammentazione finanziaria”.
Lagarde ha inoltre commentato gli errori nelle proiezioni sottolineando che “tutte le istituzioni hanno sottostimato l’impatto dell’inflazione, non solo noi ma anche tutte le altre principali organizzazioni internazionali. Ma siamo sempre pronti a indagare dove abbiamo commesso degli errori”, ricordando anche che le stime dello staff della Banca centrale europea sono il risultato del contributo di tutte le banche centrali nazionali.