Food
Grano, Confagricoltura: aumentare la produzione interna
Di Giampiero Cinelli
Lo spettro della crisi alimentare smuove il mondo politico e i principali stakeholders. Per evitare le ripercussioni di una carestia in alcune zone dell’Africa e dell’Asia, e una difficile situazione economica per le imprese europee, si tentano mediazioni e contromisure.
Recentemente ha detto la sua anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, il quale è stato molto netto: «La richiesta avanzata dalla maggioranza degli Stati membri è assolutamente chiara e motivata. Per scongiurare una crisi alimentare su scala globale e frenare la corsa al rialzo dei prezzi, la UE deve aumentare la produzione interna di cereali, semi oleosi e colture proteiche. Spetta ora alla Commissione avviare rapidamente le necessarie iniziative legislative – aggiunge Giansanti – per dare agli agricoltori un chiaro quadro di riferimento per le scelte colturali. Ogni ritardo sarebbe incomprensibile ed ingiustificato». La maggioranza dei ministri dell’agricoltura dei 27 Stati membri hanno chiesto, in particolare, di rinviare l’entrata in vigore delle nuove regole sulla rotazione delle colture prevista, a partire dal 1 gennaio 2023, nell’ambito della riforma della politica agricola comune (PAC). «A tal fine, va anche prorogata la deroga alla messa a riposo dei terreni per aumentare di circa 4 milioni gli ettari disponibili per le semine negli Stati membri», ha detto il presidente di Confagricoltura.
«L’attenzione della comunità internazionale è concentrata sullo sblocco delle esportazioni di grano ucraino – circa 20 milioni di tonnellate – fermo nei porti sul Mar Nero, ma occorre anche guardare oltre», rileva il presidente di Confagricoltura. «Secondo le stime del ministero dell’agricoltura di Kiev, a causa della guerra, i prossimi raccolti di grano e mais faranno registrare una diminuzione compresa tra il 30 e il 50 per cento. Ecco perché la UE ha, a nostro avviso, l’obbligo di accrescere le proprie produzioni per aumentare l’offerta sui mercati internazionali. Negli Stati Uniti è già stato deciso l’aumento delle produzioni, agevolando il ricorso all’agricoltura di precisione e con la concessione di incentivi ai doppi raccolti», ha concluso il presidente.
IL QUADRO GENERALE, I NUMERI
Abbiamo capito che la crisi ucraina determinerà, nella migliore ipotesi, costi più pesanti per i produttori nostrani. Siccome l’Italia si rifornisce altrove. A tal proposito, è bene fare il punto su chi sono i principali produttori di grano. Sebbene l’Ucraina abbia una sua buona fetta (il 9% dell’export mondiale), non è più il “granaio d’Europa” e non ricopre la prima posizione nel mercato. Nelle esportazioni globali, Usa e Canada contribuiscono assieme per il 25%, la Francia con il 10%, la Russia con il 19% (Fonte: WTO). Dunque Canada e Usa potrebbero aiutare l’Europa e il nostro Paese. Soprattutto in considerazione del fatto che i due più grandi produttori globali di grano, Cina e India, tendono a fare scorte vietandone la vendita all’estero. Questa la decisione del governo indiano pochi giorni fa. Mentre Pechino è già notoriamente la maggiore riserva di frumento al mondo, accaparrandosi il 51% delle tonnellate disponibili (stima per il 2022). Il quadro e le attuali dinamiche confermano quindi la necessità di azioni forti e perentorie.