Ambiente
Sostenibilità: l’UE lancia il nucleare di quarta generazione. E l’Italia?
Di Giulia Borderi
La crisi energetica spinge l’Italia anche verso il nucleare. Che dai tempi dei referendum del 1987 e del 2011 è intanto notevolmente cambiato sia dal punto di vista tecnologico che dell’impatto ambientale. Lo dimostra anche il rilancio dell’UE, che ha sdoganato la tecnologia nucleare come sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. «Il futuro sono le fonti rinnovabili ma avremo bisogno anche di fonti stabili, come il nucleare, e di transizione come il gas», ha dichiarato di recente Ursula von der Leyen.
La tecnologia atomica di quarta generazione contempla impianti quali gli Small Modular Reactors fino a 300 MWe di capacità produttiva. Grazie alle ridotte dimensioni e alla modularità, gli SMR sono versatili e si prestano ad essere installati in località remote, distanti dalle linee di trasmissione e dai grandi sistemi di rete. La loro produzione in serie, inoltre, riduce notevolmente i costi di costruzione e di investimento iniziale perché le unità prefabbricate richiedono tempi di realizzazione inferiori a quelli associati alle centrali tradizionali. Inoltre i moduli possono essere facilmente collocati in zone rurali, senza quindi la necessaria presenza di complesse infrastrutture.
Esistono poi SMR ancora più ridotti, fino a 10 MWe. Questi possono essere installati in una rete pregressa e in remoto (off-grid), offrendo energia pulita in modo sostenibile ed economicamente conveniente. La loro architettura compatta garantisce maggiore efficienza e standard di sicurezza più elevati, grazie ai sistemi passivi che si innescano spontaneamente durante i malfunzionamenti e sfruttano fenomeni fisici come la gravità, la circolazione naturale, la convezione e l’auto-pressurizzazione. Ridotta potenza significa anche grande riduzione delle emissioni radioattive e notevole risparmio del carburante necessario al funzionamento.
Per gli SMR nella generazione elettrica il rifornimento viene effettuato con una cadenza di 3-7 anni, rispetto a quella annuale delle centrali tradizionali. Molti i Paesi che stanno già investendo nella tecnologia SMR: nuovi progetti stanno nascendo in Usa, Cina, Russia e Canada. In Europa la Francia ha previsto la creazione di altri sei piccoli reattori modulari che si sommano ai già 58 attivi sul territorio, a copertura di oltre il 70% dell’energia elettrica francese. Lo stesso Regno Unito ha annunciato cospicui investimenti per un programma di costruzione a guida Rolls-Royce.
L’impiego degli SMR garantisce una fornitura affidabile, a prezzi competitivi di elettricità e vari sono gli output e le loro applicazioni: riscaldamento, desalinizzazione dell’acqua, produzione di idrogenoe di vapore per usi industriali, sistemi energetici ibridi. Fattore chiave della competitività degli SMR è la flessibilità rispetto alla domanda di energia, che rende possibile combinarli in sinergia con altre fonti alternative ma aleatorie, come solare ed eolico.
Viene da dire: “Please in my backyard!”. Effetto PIMBY.