Ambiente
Cosa prevede il dl aiuti sull’energia: come saranno utilizzati i 14 miliardi
Di Luca Grieco
Nell’attuale clima di grande incertezza, il governo è determinato a «dare un senso di direzione, di vicinanza, a tutti gli italiani». Queste le parole del premier Mario Draghi a commento del dl aiuti ed energia approvato lunedì in Cdm. Un provvedimento «molto articolato», come ha sottolineato lo stesso Draghi. Partiamo innanzitutto dalle cifre: il nuovo decreto vale 14 miliardi di euro, che si aggiungono ai 15.5 miliardi già spesi per un totale di 30. Il tutto «senza ricorrere a scostamenti del bilancio». Di questi 14 miliardi, sei sono frutto di un bis del 15% in merito agli extraprofitti delle rinnovabili. La richiesta, calcolata sull’aumento dell’imponibile Iva, porta al 25% il contributo complessivo. Resta da capire, ad onor del vero, come si intenda applicare la tassa sugli extraprofitti che dovrebbe finanziare parte del decreto.
BONUS SOCIALE E SEMPLIFICAZIONI
Passiamo ora ai provvedimenti. In tema energia, per quanto riguarda il bonus sociale energia elettrica e gas – ossia lo sconto previsto per le famiglie in condizioni di svantaggio economico o fisico –, questo viene esteso al terzo trimestre 2022 diventando inoltre retroattivo. In altre parole, una volta presentata la certificazione ISEE, gli eventuali pagamenti di somme eccedenti verranno automaticamente compensati in bolletta. È anche tempo di semplificazioni. Vengono infatti resi più semplici i procedimenti autorizzativi per quel che riguarda i nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Le misure vogliono inoltre accelerare la definizione delle aree idonee (compito che spetta alle Regioni) e, nel mentre, è stato ampliato il perimetro di zone adatte all’installazione di impianti green. Per quanto riguarda gli impianti di energia da fonti fossili, a causa della «situazione di eccezionalità» – si legge nel testo del dl aiuti ed energia – è prevista una deroga di almeno sei mesi per massimizzare l’utilizzo delle centrali a carbone anche se la volontà – passata l’emergenza – è continuare sul percorso della decarbonizzazione. Se la situazione di emergenza dovesse protrarsi oltre i sei mesi, i gestori potranno comunicare le nuove deroghe necessarie che, ad ogni modo, non potranno superare sei mesi.
A proposito di iter autorizzativi, è certamente rilevante la nomina di commissari straordinari per accelerare la realizzazione di nuovi rigassificatori flottanti. Il commissario potrà rilasciare l’autorizzazione (precedentemente rilasciata con decreto interministeriale) in tempi più rapidi (120 giorni contro 200). Il provvedimento nasce dall’esigenza, come si legge nel testo del decreto, di «diversificare le fonti di approvvigionamento di gas ai fini della sicurezza energetica nazionale». Per quanto riguarda le imprese, sono previsti incrementi dei crediti di imposta per le gasivore (il credito d’imposta passa dal 20 al 25%) o se sono dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16.5 kW (in questo caso, il credito è stato portato dal 12 al 15%).
FOTOVOLTAICO E COMUNITÀ ENERGETICHE
Torna in ballo anche la questione degli impianti fotovoltaici sui tetti. Per le imprese del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale è prevista la possibilità di «realizzare impianti fotovoltaici sui tetti delle proprie strutture produttive aventi potenza eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare». È anche possibile vendere l’energia elettrica prodotta. È interessante notare come vi siano anche disposizioni per quel che riguarda le comunità energetiche rinnovabili. Si tratta, in poche parole, di un’associazione tra diversi stakeholder che decidono di dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia, appunto da fonti rinnovabili. E dunque, secondo il dl aiuti ed energia, «il Ministero della difesa e i terzi concessionari dei beni (…) possono costituire comunità energetiche rinnovabili nazionali anche con altre pubbliche amministrazioni centrali e locali anche per impianti superiori a 1 MW».
SACE A 20 ANNI
In tema di prestiti alle imprese, l’intervento del Governo prende tre direzioni. Innanzitutto, per le imprese che hanno subito le conseguenze del conflitto russo-ucraino o del caro energia, nuove garanzie Sace fino al 31 dicembre e la copertura potrà arrivare al 90%, con una durata che tocca gli 8 anni. In secondo luogo, per quel che riguarda il fondo per le Pmi, viene eliminato il pagamento della commissione sulla garanzia per quelle imprese che sono attive in Italia oppure nei 26 settori previsti dall’Unione europea. In merito alla copertura al 90%, è riservata agli interventi di efficienza energetica o che riguardano la diversificazione energetica nelle rinnovabili. In ultimo, la garanzia Sace è stata varata a condizioni di mercato (dopo un anno di attese) e la copertura sui prestiti arriva a 20 anni, con garanzia al 70% e interventi atti a supportare la patrimonializzazione delle imprese oppure la crescita.