Lavoro
Vita rurale, lavoro digitale. La nuova tendenza e il caso Santa Fiora
Di Giampiero Cinelli
Il tumulto portato dalla pandemia ha avuto effetti sociali che continueranno a incidere nel tempo. Tanti individui, costretti a comportamenti che non avrebbero mai pensato di dover adottare, hanno però avuto il tempo di riconsiderare le loro scelte di vita e pensare a quale sia il modo migliore di coniugare i doveri con le esigenze di un maggior benessere. Negli Usa è scoppiato il fenomeno del “Great Resignation”, ovvero le grandi dimissioni. Tutt’a un tratto un gran numero di lavoratori ha cominciato a dimettersi dal lavoro. I numeri, impressionanti. Con un tasso mensile del 3%. Tra maggio e settembre 2021, 20 milioni di statunitensi hanno lasciato la propria azienda. Il numero più alto di abbandoni è quello di novembre 2021, con 4,5 milioni. Ma la tendenza non accenna a scendere, tanto che a febbraio 2022 ad abbandonare sono stati 4,4 milioni, come riporta l’ufficio statistico federale.
Ma evidentemente non sono mosse solo dovute alla paura del virus o al classico burn out. Si sta insinuando la volontà, non più repressa e ora molto più possibile, di conciliare lavoro e stile di vita desiderato. E allora si lasciano le grandi città e si va a vivere più a contatto con la natura in aree rurali o in piccoli borghi. Anche qui a fare da apripista l’America, dove alcune località vengono soprannominate Zoom Town, in riferimento del noto programma di comunicazione da remoto. Succede ad esempio a Sandpoint nell’Idaho, zona sciistica e lacustre, oppure a Butte nel Montana. Da segnalare poi il progetto promosso dall’associazione no-profit Northweast Arkansas Council.
LA SITUAZIONE IN ITALIA, IL CASO SANTA FIORA
Per quanto riguarda l’Italia ancora non abbiamo a disposizione un quadro chiaro di tale processo. Ma considerando una platea rilevante interessata, già ci sono esempi che vanno in tal senso. Il primo caso di successo è quello del Comune di Santa Fiora, nella provincia di Grosseto. Il paesino conta circa 2.600 abitanti e nel 2020, con il progetto Smart Village, aveva lanciato il primo bando da 30.000 euro rivolto a chi fosse interessato a stabilirsi lì e continuare a lavorare affittando un immobile. L’amministrazione offriva voucher utili a coprire il 50% del canone di locazione per un massimo di sei mesi. L’iniziativa ha avuto successo, 12 case legate al progetto sono state affittate. Il Comune ha quindi deciso di replicare Smart Village anche nel 2021 e quest’anno ha da poco indetto un nuovo bando valido fino al 31 dicembre. Ripopolare i borghi potrebbe passare proprio da qui. Cioè dall’unire i modelli ormai imperanti a quelli nostalgici di un tempo. Nonostante infatti le case nei piccoli paesi costino molto poco, le persone sono intimorite dal fatto di non trovare i servizi e i collegamenti a cui sono abituate. Oltre ai beni di prima necessità si pensi ad esempio ai bancomat. Sull’innovazione nei territori periferici e di montagna stanno lavorando le associazioni di categoria assieme a società di consulenza specializzate. Forse la trasformazione è appena cominciata.