Politica
Roma in 15 minuti, il “regalo” dell’assessore Patanè alla Capitale
Di Massimo Gentile
Il futuro di Roma? È nella sua mobilità urbana. Nel giorno del 2775esimo compleanno della Capitale l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè al The Watcher Post spiega cosa intende fare quando parla della città in 15 minuti. È un concetto difficile da immaginarsi, ma che se realizzato potrebbe proiettare Roma a diventare un vero volano economico e produttivo per il paese. Il metodo? «Lavoriamo a una città intermodale». Ecco di cosa si tratta.
Oggi di anni la Capitale d’Italia ne fa 2775. Immaginandola con cinque anni di più, sul finire del vostro mandato, riesce ad immaginare una città meno autocentrica e più intermodale di quanto non lo sia oggi? Quanto sarà importante incentivare la mobilità dolce?
«Stiamo lavorando proprio per raggiungere questo obiettivo e fare in modo che la nostra città, assolutamente auto-centrica, diventi una città intermodale. L’obiettivo che ci siamo prefissati è la cosiddetta “Città dei 15 minuti” che, dal punto di vista della mia attività di assessore, vuol dire che un utente in 10-15 minuti arriva al sistema della mobilità. Per questo sull’intelaiatura del trasporto pubblico centrale, formato dal trasporto su ferro – metro e tram – e su gomma – bus e filobus – dobbiamo innestare un’altra intelaiatura che è appunto quella dei 15 minuti fondata su pedonalità e ciclabilità. Dobbiamo quindi fare in modo che le stazioni diventino una sorta di hub dal quale far partire la cosiddetta mobilità dell’ultimo miglio. Per fare questo, dobbiamo innanzitutto recuperare i ritardi del passato soprattutto dal punto di vista della mobilità su ferro ammodernando le infrastrutture delle metropolitane A, B e B1; fare le revisioni del materiale rotabile che non sono state fatte negli anni precedenti e comprare nuovi treni. Stesso discorso vale per l’ammodernamento delle infrastrutture tranviarie, l’acquisto di nuovi tram e la realizzazione delle 11 nuove tranvie. La manutenzione e l’ammodernamento dell’esistente costituisce insieme ai filobus, alle altre linee portanti del trasporto pubblico su gomma e alle nuove linee tranviarie la spina dorsale su cui fondare la mobilità del futuro.Una volta tornati alla normalità, in questa consigliatura dovremo realizzare le 4 linee tranviarie commissariate; aprire fermate Amba Aradam e Colosseo della Linea C che la collegano con la metro B; aprire la stazione ferroviaria di Pigneto come scambio tra la FL1 e la FL3 e la Metro C che a quel punto, scambiando con ferrovie laziali, con la A e la B, costituirà un network importante su ferro e rimettere su strada i filobus. Così, dopo aver aumentato enormemente l’offerta di TPL, dovremo operare una seria politica di disincentivo del traffico privato in città che oggi è tornato ai livelli di inizio pandemia».
La conferenza unificata Stato-Regioni ha recentemente fatto un importante regalo di compleanno alla Città di Roma deliberando di destinare 1,8miliardi di euro per l’estensione della rete metropolitana e della rete tranviaria oltre che per il rinnovo parco autobus. Come verranno investiti questi fondi?
«La Conferenza unificata ha approvato due decreti di riparto che destinano a Roma circa 1,8 miliardi per il trasporto rapido di massa. Grazie al ministro Giovannini e alla struttura del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili arrivano nella Capitale fondi indispensabili per proseguire verso il completamento della Metro C: 755 milioni complessivi per realizzare la stazione di Piazza Venezia, snodo fondamentale anche in vista del progetto di valorizzazione dei Fori e dell’area archeologica centrale. Altri 990 milioni, destinati alla tratta T2 Venezia-Piazzale Clodio della Linea C, consentono di riavviare la progettazione definitiva, bloccata dal 2010, e realizzare un primo lotto costruttivo. Abbiamo inoltre ottenuto la rimodulazione dei fondi della cosiddetta tranvia dei Fori pari a 188 milioni di euro con due obiettivi. Il primo è finanziare il prolungamento della linea Termini-Venezia – raggiungendo così la copertura integrale dei costi dell’intera linea TVA – per un tratto pari a 6,2 km che permetterà di collegare il nodo di Piazza Venezia con la zona Ovest della città e con il nodo di interscambio di Termini. In secondo luogo, realizzeremo il deposito Centocelle EST destinato ad ospitare nuovi tram in un’area di circa 12.700 metri quadri. Per quanto riguarda il parco autobus, dal PNRR sono stati assegnati a Roma oltre 292 milioni per il rinnovo flotte bus e treni verdi da destinare all’acquisto di 411 autobus ad alimentazione elettrica e all’infrastrutturazione necessaria alla messa in servizio di tale tipologia di veicoli: costruzione e/o adeguamento delle rimesse esistenti ed eventuale predisposizione di punti di ricarica nei pressi dei capolinea».
Probabilmente nel futuro di Roma ci dovrà essere una sempre più forte e strutturata collaborazione tra servizi di trasporto pubblico e privato. Essersi aggiudicati il bando nazionale denominato “MaaS4Italy” può aiutare ad andare in questa direzione?
«Il sistema MaaS integra numerosi servizi di trasporto, pubblici e privati, accessibili attraverso un unico canale digitale in grado di abilitare diverse funzionalità – informazione, programmazione e prenotazione di viaggi, pagamento unificato dei servizi, operazioni post-viaggio – e capace di rispondere in modo personalizzato a tutte le esigenze di spostamento. Questo sistema, dunque, aiuta e incentiva i cittadini che devono spostarsi da un punto A ad un punto B a farlo in maniera intermodale, utilizzando mezzi di trasporto diversi dall’auto privata, perché disegna un metodo e una modalità di spostamento diverso dal passato, andando ad applicare al termine del viaggio anche la tariffa più conveniente. Dunque credo una volta a regime il sistema MaaS andrà a disincentivare in maniera significativa l’utilizzo del mezzo privato».
Partendo dal progetto “DroneTaxi”, che collegherà l’aeroporto di Fiumicino al centro città, come si può coinvolgere lo scalo nello sviluppo urbanistico della città?
«Consideriamo lo scalo di Fiumicino una porta fondamentale e internazionale per la nostra città, pertanto i collegamenti veloci tra Fiumicino e Roma assumono un’importanza decisiva. In questo ragionamento va incluso anche il porto di Civitavecchia che è il porto di Roma ed è un’altra porta di accesso strategica alla nostra città. Stiamo lavorando e già abbiamo raggiunto un accordo con RFI ed FS proprio per garantire una forte implementazione del trasporto ferroviario, tra Fiumicino, Roma e Civitavecchia. Per quanto riguarda i taxi-droni sono indubbiamente un elemento che ci traguarda alla mobilità del futuro che devono essere integrati con i tanti altri asset del trasporto pubblico».
Un vecchio pallino dei romani, il fiume Tevere, sarà mai vera arteria di collegamento per i cittadini?
«Alcuni tratti potrebbero essere resi navigabili, ma per far diventare il Tevere una vera e propria arteria di trasporto, come ad esempio il Tamigi a Londra o la Senna a Parigi, c’è bisogno di investimenti importanti e strutturati. Oggi la nostra Amministrazione si è data altre priorità a cominciare dal ritorno alla cosiddetta cura del ferro».
Qual è secondo lei la città modello a cui Roma dovrebbe ambire?
«Roma è una città unica nel suo genere quindi non paragonabile, però secondo me dobbiamo fare riferimento ad un metodo come quello utilizzato a Parigi, che oggi ha una intelaiatura di trasporto su ferro molto solida con metropolitane, nodo ferroviario e tram e poi su questa ha costruito un network di mobilità attiva, pedonale e ciclabile, molto importante».