Economia
Atlantia, la partita tra Benetton e Perez è ancora aperta
Di Jacopo Bernardini
Da un lato Edizione, cassaforte dei Benetton, che non vuole perdere il controllo di Atlantia, gioiello della famiglia con partecipazioni in AdR (Aeroporti di Roma), Telepass e Abertis – società che gestisce tratte autostradali in Spagna, Francia, Italia, Cile, Brasile, Messico -, sostenuta dal fondo Blackstone. Dall’altro lato Florentino Perez con la sua ACS (colosso delle costruzioni con una quota del 30% in Abertis, di cui Atlantia detiene la maggioranza), affiancato dai fondi infrastrutturali GIP e Brookefield.
Giovedì 14 aprile, dopo giorni di indiscrezioni, la (prima?) svolta: Edizione e Blackstone hanno annunciato l’opa totalitaria su Atlantia ad un prezzo di 23 euro per azione. A questo si aggiunge un dividendo di 0,74 euro che porta a 23,74 euro il valore dell’azione per chi aderisce. Un’operazione con cui Edizione e Blackstone mettono sul piatto 12,7 miliardi (Edizione ne controllava il 33%) e che valorizza nel complesso 19 miliardi il gruppo, con l’obiettivo del delisting di Atlantia da Piazza Affari. Un’offerta monstre per il mercato delle infrastrutture. Nel futuro assetto societario a Edizione spetterebbe la scelta del Presidente e del CEO, mentre Blackstone sceglierà il CFO.
Un’operazione dalla gestazione lunga, a cui per mesi hanno lavorato, tra gli altri, l’ad di Mediobanca Alberto Nagel con il numero uno di Blackstone, Stephen Schwarzman. L’operazione tecnicamente si serve di due società: la newco che lancerà l’offerta, Schemaquarantatrè, interamente controllata da un altro veicolo, Schemaquarantadue, partecipata al 65% da Edizione e al 35% del fondo alleato Blackstone che, tra l’altro, entro il 5 maggio acquisirà – nell’ambito del consorzio con Cdp e Macquarie – il 24,5% di Autostrade per l’Italia proprio da Atlantia.
La mossa è anche una reazione ai rumors sulla cordata “avversaria”- che ha sempre sostenuto di non avere intenzioni ostili – composta da Florentino Perez e i due fondi americani Gip e Brookefield, da quando un’indiscrezione di Bloomberg del 6 aprile ha ipotizzato stessero per mettere a punto un’offerta per Atlantia.
L’idea di Perez&co sarebbe quella di spacchettare il gruppo delle infrastrutture: da un lato Abertis, che finirebbe per essere controllata dall’imprenditore spagnolo – noto per essere il Presidente del Real Madrid – attuale socio di minoranza del gestore autostradale. Dall’altra gli aeroporti di Fiumicino, Ciampino, Nizza, Cannes, Saint Tropez, Telepass, una parte del tunnel sotto La Manica e il colosso della mobilità Yunex Traffic, che finirebbero invece nelle mani dei fondi americani. Senza dimenticare che dentro Atlantia, dal prossimo 5 maggio, ci saranno gli oltre 8 miliardi di euro derivanti dalla vendita di ASPI, soldi che permetterebbero ingenti investimenti e che fanno gola a tutti quanti.
Sin dalle prime voci su Atlantia, il gruppo delle infrastrutture ha commentato con fermezza la «natura strategica» e la volontà di mantenere «il radicamento italiano» della società. L’idea dei Benetton è «preservare l’integrità del gruppo» e dunque alzare un muro di fronte allo «spezzatino» prospettato dai fondi Global Infrastructures Partners (Gip) e Brookfield.
Anche il Governo sta seguendo la partita e studia l’applicazione, nel caso serva, del Golden Power. Diversi commentatori reputano che l’Italia non possa permettersi di perdere il suo principale scalo internazionale (ADR) e il controllo di Telepass, che gestisce transazioni per 9 milioni di automobilisti in giro per lo stivale, un’infrastruttura critica tra le più strategiche.
Di certo si tratta di una partita ricca, in cui sono schierate alcune tra le società e i fondi più rilevanti a livello globale: al fianco di Edizione e Blackstone come advisor ci sono Mediobanca, Goldman Sachs e Jp Morgan. Perez, Gip e Brookfield contano sui consigli di Credit Suisse, Morgan Stanley, Citi e Rothschild.
Ma dopo l’Opa la partita è finita o è stato fischiato solo il primo tempo? Secondo diversi osservatori siamo solo all’inizio, e pronosticano una partita fatta di offerte e rilanci, con un finale a un grande tavolo in cui tutti gli attori proveranno a trovare un posto.
D’altronde qualche giorno fa il Real Madrid di Perez, sotto di 3 a 0 con i campioni in carica del Chelsea, ai supplementari ha conquistato la semifinale di Champions League. Alessandro Benetton, eletto a inizio anno Presidente di Edizione, farebbe meglio a non sottovalutare lo spagnolo. Se i suoi avversari lo hanno soprannominato El Tiburon, “lo squalo”, un motivo ci sarà.