Cultura

Letizia Battaglia, donna e fotografa libera

14
Aprile 2022
Di Axel Donzelli

A volte rosa, a volte blu, a volte fucsia, a volte verdi. I capelli di Letizia Battaglia rappresentavano in superficie ciò che lei era nel profondo: una donna libera. Lo era nel pensiero, nell’agire, nelle sue risposte appuntite e puntuali quando intervistata. E incontrovertibilmente nel suo fotografare. 

«La fotografia è stata una necessità per me è stata tutto. Con la mia macchina sono diventata potente e ho potuto esprimere me stessa». Donna eccezionale, indomabile come qualcuno l’ha definita, fra le prime fotoreporter italiane, ancora oggi punto di riferimento per la capacità di raccontare luoghi e tematiche difficili, ma anche le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato il ruolo femminile a partire dalla fine degli anni 60. Innumerevoli le sfaccettature del suo racconto, dalla strada delle realtà emarginate, la mafia (anche se ha sempre odiato l’appellativo di “fotografa della mafia”), l’attivissimo sociale e l’impegno politico, l’intimità di Palermo suo grande amore. 

È riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti tenacemente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico che le è stato attribuito nel fare fotografia. La capacità di fare cronaca, raccontare un tempo fatto anche di violenza ma riuscendo a mantenere una poetica dell’immagine del tutto personale. Tantissime le foto che potrebbero essere citate, ma forse una delle più note in cui quest’intreccio viene fuori in maniera impetuosa è quella che ritrae Rosaria Schifani, moglie di Vito Schifani l’agente morto durante l’attentato a Giovanni Falcone. 

L’omicidio Piersanti Mattarella, Palermo 1980. Copyright Letizia Battaglia

Va ricordato anche il suo ruolo di testimone, di persona che ha raccontato con coraggio le atrocità che hanno insanguinato la sua amata Sicilia, e lei sempre li in prima linea senza arretrare, al contrario. Tra le più celebri e amare, è quella in cui ricorda quel giorno di gennaio del 1980 intenta a percorrere via della Libertà a Palermo dove fu attratta da una folla indistinta. Avevano appena sparato a qualcuno ma non si sapeva ancora chi fosse. Si avvicinò e cominciò a scattare foto nella concitazione del momento. Scatti che ritraevano un uomo mentre veniva estratto dall’auto appena ucciso sotto gli occhi della figlia. Scatti che rimasero nella storia, perché erano gli scatti dell’omicidio di Piersanti Mattarella, allora Presidente della Regione Sicilia. Le braccia della persona intenta a tirarlo fuori dall’auto erano quelle del fratello Sergio.

Tra i mille soggetti ritratti – che hanno visto volti noti della cultura italiana, come Pasolini, ma anche uomini delle istituzioni, lavoratori, pazienti di istituti psichiatrici, morti ammazzati e mafiosi, gente comune, la bellezza e l’eros delle donne nella loro quotidianità – ritorna spesso il suo sguardo sulle bambine, che come spiega più volte, è dato dall’esigenza di raccontare sé stessa, attraverso l’apparente fragilità dei loro volti. 

«Le bambine sono io a cercarle, con molta emozione: quando incontro la ragazzina imbronciata, sulla soglia dell’adolescenza, magra, con le occhiaie, i capelli lisci, sono io. E quando la fotografo è come se facessi un incontro di bambina con bambina». E come se volesse sottolineare la speranza nel futuro, la volontà di divenire soggetti autonomi e consapevolmente liberi. 

Nelle sue mille sfaccettature, i soggetti scelti non sono mai casuali, ma tracciano un percorso finalizzato a rafforzare le proprie ideologie e le proprie convinzioni in merito alla società, all’impegno politico, alle realtà spesso degradate, alla violenza provocata dalle guerre di potere, e senza dubbio all’emancipazione della donna.

Oggi più che mai, con un po’ di amarezza penso all’estate di due anni fa per non esser riuscito ad andare ad Ancona (ero li nei paraggi) per assistere alla presentazione della sua mostra “Storie di strada”, ed incontrarla dal vivo. Resterà un grande rammarico. 

Buon viaggio Letizia. 

Foto in copertina: La bambina con il pallone, 1980. Copyright Letizia Battaglia

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