Ambiente
Inquinamento da ozono e deforestazione
Di Daniele Bernardi
L’inquinamento da ozono presente nell’atmosfera sta riducendo le nostre foreste e la nostra capacità di legname. Come? Influenzando negativamente la fotosintesi clorofilliana e di conseguenza la capacità degli alberi di assorbire anidride carbonica. È quanto emerge da un recente studio (“Economic impact of ambient ozone pollution on wood production in Italy”) condotto da dieci ricercatori tra centro di ricerca ENEA, CNR e Università di Firenze, in collaborazione con l’azienda francese ARGANS, pubblicato su Scientific Reports.
L’ozono in questione è l’O3, ovvero l’ozono troposferico, “un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi” come si legge nel rapporto.
Si tratta attualmente della riduzione di oltre l’1% della superficie forestale destinata alla produzione di legname, con un conseguente calo del 10% in termini di valore economico delle nostre foreste. Ma si stima che potrebbe andare anche peggio, con una perdita fino a 2,85 miliardi di euro.
A pagare il prezzo più alto sono le due isole maggiori (Sardegna prima e Sicilia poi) e la Calabria con una perdita rispettivamente di circa 10mila, 3360 e 5800 ettari di area forestale redditizia. Ma a subire le maggiori perdite in termini economici sono Liguria, che perde oltre 1000 euro per ettaro, e Campania, 628 euro per ettaro.
In generale comunque è l’Italia a soffrire, soprattutto se paragonata ai paesi del Nord Europa: le nostre foreste sono più esposte ai rischi da ozono a causa delle elevate temperature dell’aria e della radiazione solare.
Con la guerra tra Russia (insieme alla Bielorussia) ed Ucraina, poi, le cose non possono che peggiorare: da questi tre paesi l’Italia importa circa il 5,6% del proprio fabbisogno di legna.
Il settore più importante nella nostra penisola è quello della legna da ardere, con una produzione annua di circa 5,5 milioni di m3, seguito dalla peleria, con 0,8 milioni (meno di un quinto). Sfortuna vuole che questi siano anche i due settori più colpiti dall’inquinamento da ozono, rispettivamente il 7,5% e il 7,4%.
Ovviamente, ogni qual volta siamo di fronte a una perdita di prodotto, nascosta dietro c’è anche una perdita di posti di lavoro. Sono oltre 400mila in Italia i lavoratori dietro la produzione di legname, un mercato che coinvolge circa 87mila aziende, tra grandi e piccole, e un fatturato di ben 35 miliardi di dollari.