Di René Girard si ricorda – a volte a proposito, altre volte in modo più consueto e consunto – la teoria del “capro espiatorio”: e cioè le sue elaborazioni sulla tendenza propria di ogni società umana a costruire una vittima sacrificale, più o meno di comodo, da usare come “spiegazione” e “soluzione” (si fa per dire) di una crisi.
Eppure, nell’opera di Girard, varrebbe la pena di recuperare oggi, in modo meno scontato, anche la sua analisi davvero preveggente (nell’ultima parte della sua vita) sul potenziale ruolo di diversi gruppi sociali in competizione tra loro per interpretare la parte della vittima. Si tratta di pagine lungimiranti, illuminanti e “scandalose” per la precisione con cui hanno saputo anticipare una tendenza che ora è spettacolarmente sotto i nostri occhi.
Ecco, va decisamente esplorata questa propensione a essere vittime, a ricevere offesa da tutto e per tutto, a indignarci per ogni parola, perfino per ogni opinione diversa dalla nostra. A usare la dimensione dell’oltraggio morale dinanzi a ciò che è anche solo differente da noi, per “esorcizzare” ciò che non ci piace.
Su un piano diverso (ma, a ben vedere, convergente) anche Roger Scruton, da una prospettiva culturale conservatrice e anti politically-correct, ha scritto pagine mirabili su questo tema. Un tempo, l’educazione e la scuola servivano ad allenarci ad aprire la mente e a non offendere. Oggi – per paradosso – c’è una tendenza a “chiudere” le menti (e cioè a respingere pregiudizialmente punti di vista differenti) e a sentirsi offesi per tutto, anche solo per una parola “non ammessa”.
Tutto ciò porta segmenti ampi delle nostre società (e la quasi totalità della “bolla” politica e mediatica) in uno stato di “indignazione permanente” da scagliare – di volta in volta – contro il nemico di turno o genericamente contro il “potere” o addirittura contro lo stesso Occidente di cui siamo parte, più o meno subliminalmente trasformato in incarnazione e causa di ogni male.
Si tratta di un virus insidioso: e al momento non sembra esserci cura efficace per contrastarlo.