Che siamo un paese che trascorre troppo tempo connesso alla rete lo sapevamo, ma che questo problema colpisse anche i bambini è una novità. A sostenerlo è l'ultima ricerca dell'Associazione Nazionale Di.Te. che ha intervistato oltre 23mila giovani. Tra loro sono stati sentiti oltre 9 mila maschi e quasi 14 mila le ragazze di età compresa tra gli 11 e i 26 anni.
I numeri parlano chiaro: I ragazzi, dati alla mano sono iperconnessi, soprattutto in alcune fasce di età. In media, rivela la ricerca dell'associazione tra gli 11 e i 26 anni spendono online tra le 4 e le 6 ore il 32,5% degli intervistati. Più del 17% del campione resta connesso tra le 7 e le 10 ore. Supera le 10 ore quasi il 13% degli intervistati. Entrando nel dettaglio si nota che dagli 11 ai 14 anni circa il 12% delle femmine e il 10% dei maschi dichiarano di passare più di 10 ore al giorno online, la percentuale sale rispettivamente al 35% e al 20% intorno ai 26 anni. In tutte le fasce di età indagate, invece, emerge che controllare lo smartphone con una frequenza di 10 minuti è l'esigenza di circa il 40% dei ragazzi. Dichiara di farlo il 40% delle femmine e il 27,6% dei maschi tra gli 11 e i 14 anni, il 45,4% delle ragazze e il 38, 8% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, il 46,8% delle giovani e il 38,1% dei loro coetanei dell'altro sesso tra i 18 e i 20 anni. Dai 21 ai 26, invece, iniziano a guardarlo quasi nel 30% dei casi, sia maschi sia femmine, con una frequenza intorno ai 30minuti.
Se questi dati spaventano, il monito che viene lanciato riguarda due aspetti: il primo è che la capacità di attenzione, che fino a qualche anno fa si quantificava in 20 minuti, oggi non arriva neanche alla metà. Il secondo riguarda la vita sociale perché questo comportamento aumenta la distanza relazionale fra persone. Tutto questo porta gli esperti a dire che da un lato sembrano ancora poco fruttuosi gli avvertimenti, i moniti e i consigli fin qui elargiti per arrivare a un uso consapevole di smartphone, tablet pc e altro, dall’altro che il problema di oggi è prendere consapevolezza che la tecnologia ha le sue dimensioni pervasive che ci hanno portato de facto ad avere una sfera digitale nella quale l'essere umano è immerso per un numero di ore significativo.
In più c’è un altro dato che fa riflettere: solo il 20% degli intervistati coinvolge raramente mamma e papà su quanto fa sui device. Ma anche per questo c’è una spiegazione. Nella ricerca precedente nella quale erano stati intervistati 1.000 adulti tra i 28 e i 55 anni e 1.000 giovani tra i 14 e i 20 anni abbiamo rilevato che nel 38% dei casi la risposta dei genitori ai figli che chiedono loro di parlare è “un attimo”, e spesso rispondono così perché sono loro i primi a essere affaccendati sul loro smartphone.
Non bisogna però limitarsi a pensare che questo problema riguardi solo i ragazzi più grandi. La Società italiana di pediatria (Sip), infatti, ha tracciato un quadro dei bambini tra i 3 e i 5 anni. Tra loro, il 50% sa usare il cellulare che gli viene dato dai genitori per distrarli o calmarli. Per questo, la Sip si è espressa con un documento ufficiale sull'uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc) nei bambini da 0 a 8 anni di età, evidenziando delle raccomandazioni precise: no a smartphone e tablet prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire; limitare l'uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e al massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni; si sconsigliano inoltre programmi con contenuti violenti e soprattutto l'uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini.
GP