Salute
Il mix immunoterapico per curare il cancro diventa rimborsabile
Di Alessio Ambrosino
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità della combinazione di due molecole immunoncologiche, nivolumab e ipilimumab, nel melanoma, nei tumori del rene e del polmone. Una decisione che ha accolto il plauso della comunità scientifica, dato che questa decisione coinvolge diversi ambiti di applicazione clinica. Ad esempio nel trattamento del melanoma avanzato, così come nel carcinoma a cellule renali avanzato e, in associazione con due cicli di chemioterapia a base di platino, nel tumore del polmone. L’AIFA, inoltre, ha approvato la monoterapia con nivolumab in seconda linea nel tumore dell’esofago. L’unione di queste due molecole immunoncologiche consente risposte più veloci, aumentando la sopravvivenza a lungo termine.
I DATI DELLE DIVERSE CASISTICHE TUMORALI
Questi cambiamenti sostanziali nella pratica clinica quotidiana, rappresentano una decisiva svolta per una serie di trattamenti che hanno nel nostro Paese una diffusione significativa. Per snocciolare alcuni numeri, nel 2020 sono state stimate quasi 15mila nuove diagnosi di melanoma: secondo quanto affermato da Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del “Pascale” di Napoli, fino a pochi anni fa non esistevano terapie realmente efficaci. L’avvento però delle terapie immunoncologiche ha permesso un aumento delle speranze di vita dei pazienti, con un sensibile incremento della sopravvivenza globale mediana a 72 mesi.
Per quanto concerne la cura del tumore al rene, con 13.500 nuovi casi stimati e più di 144mila persone in vita dopo la diagnosi, soltanto il 13% tra i malati in stato avanzato o metastatico riusciva a raggiungere la soglia della sopravvivenza a 5 anni. Ma con l’utilizzo di queste due molecole nell’immunoterapia, questa percentuale si alza al 48%.
Tra i quasi 41mila nuovi casi di tumore al polmone nel 2020, e percentuali di sopravvivenza al carcinoma polmonare del 15%, si è reso necessario rendere disponibile una nuova arma per combattere questa forma tumorale. Come dichiarato da Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia del “Moscati” di Avellino, l’ulteriore vantaggio è quello di avere cicli di chemioterapia più limitati, con ovvie conseguenze e miglioramenti nella qualità di vita dei pazienti.
E se le casistiche per il tumore all’esofago risultano minori, con circa 2.400 nuovi casi nel 2020, si riscontra però una sopravvivenza a lungo termine molto ridotta, soltanto di 10 mesi. Da qui l’importanza di introdurre la immunoterapia con nivolumab, che permette negli stadi iniziali del tumore di evitare le recidive, e permettere ai pazienti di condurre una vita meno complicata nei primi mesi di malattia: oltre a questo, gli studi dimostrano una riduzione del rischio di morte o recidiva del 31%.
LE CONCLUSIONI
L’approvazione da parte di AIFA della combinazione di nivolumab e ipilimumab è stato annunciato in una conferenza stampa promossa da Bristol Myers Squibb. Nel suo intervento Paolo Marchetti, Ordinario di Oncologia all’Università La Sapienza di Roma, ha affermato che 7 studi condotti dall’Università La Sapienza di Roma e pubblicati sul Journal of Translational Medicine hanno dimostrato la assoluta efficacia agnostica, quindi trasversale e indipendente dalla tipologia di cancro, prodotta dall’insieme di queste due molecole immunoncologiche. La sensazione è che quindi l’approvazione definitiva di questo mix immunoterapico porterà notevoli benefici, da un punto di vista clinico ma soprattutto per i pazienti coinvolti.