Ambiente
Il pallino del nucleare in Italia. La relazione Copasir rivela le strategie energetiche
Di Massimo Gentile
Il tema energetico è centrale nel panorama attuale non solo “tecnico” ma anche politico, geopolitico e istituzionale. Sul tavolo vi sono esigenze di decarbonizzazione, implementazione del green, manutenzione del sistema elettrico, approvvigionamento di gas e calmierazione dei prezzi delle bollette, obiettivi per cui bisogna agire su vari fronti, tra cui non è escluso il ritorno al dibattito sul nucleare in Italia. Sono tutte le considerazioni che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha diffuso oggi in un documento riservato riguardante la sicurezza energetica, risultato di una serie di audizioni con i principali stakeholders istituzionali del settore, dal ministero competente alle grandi aziende fornitrici di servizi energetici, fino alle varie authorities.
IL TEMA DELL’APPROVVIGIONAMENTO
Il settore energetico è esposto a minacce che destano profonda preoccupazione, dalle strategie messe in campo da parte di operatori stranieri all’attivismo di fondi esteri. La sicurezza energetica è costituita in primo luogo dalla sicurezza dell’approvvigionamento, tanto che la sua diversificazione è tradizionalmente la prima finalità delle politiche del settore, posto che la differenziazione delle fonti di approvvigionamento consente di fronteggiare le conseguenze di eventuali interruzioni da parte di uno dei fornitori.
Il timore è che in un sistema di approvvigionamento energetico estremamente interconnesso come quello europeo, lo spegnimento di una singola centrale – ad esempio per mancanza di carburante – possa generare una reazione a catena in vari stati membri. Il timore di un possibile blackout si starebbe diffondendo in tutta Europa. A partire dall’Austria dove la ministra della Difesa Klaudia Tanner ha paventato il rischio di un possibile “grande blackout”, sino alla Spagna dove i consumatori iberici, nonostante le rassicurazioni delle Istituzioni nazionali, hanno dato il via ad acquisti compulsivi di bombole di butano, fornelli da campeggio, torce e batterie, esaurendo le scorte disponibili.
L’INDAGINE
Il tema dell’energia è diventato un fattore essenziale nell’ambito della “Strategia di Sicurezza Nazionale” che deve essere concepita, strutturata e applicata a monte di ciascuna singola policy di settore. Il Copasir ha deciso quindi di avviare un’indagine conoscitiva affidata alla relatrice deputata Federica Dieni, con approfondimenti mirati e una serie di audizioni di soggetti coinvolti nel processo di transizione energetica, e di comunicare al Parlamento le risultanze di tale lavoro.
Le audizioni svolte in seno all’indagine, hanno visto susseguirsi soggetti istituzionali appartenenti al Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e rappresentanti delle maggiori agenzie e aziende di settore. Ognuno ha tracciato un quadro della questione dal suo particolare punto di vista e ha informato il Copasir circa le prospettive per il futuro e le varie criticità da prendere in considerazione nell’ottica della tutela della sicurezza nazionale. Il Comitato ha quindi avuto modo elaborare delle proprie conclusioni, che non escludono la riapertura di un dialogo per l’introduzione del nucleare in Italia.
ADDIO AL CARBONE
Da tutti i soggetti auditi è stata sottolineata la necessità di individuare un idoneo percorso di transizione verso sistemi di produzione pienamente sostenibili sul piano ambientale, che prevedano la compensazione della quota di energia attualmente prodotta con l’impiego del carbone.
PETROLIO, AVERE LE SCORTE MINIME
Relativamente al settore petrolifero, la Direttiva 2009/119/CE, recepita con il decreto legislativo 249/2012, obbliga gli Stati membri a mantenere un livello minimo di scorte di greggio e di altri prodotti petroliferi con il fine di fare fronte ad eventuali crisi di approvvigionamento. L’Italia si è dotata dell’Organismo centrale di stoccaggio italiano, OCSIT, e di una piattaforma di scambio delle informazioni sullo stoccaggio nazionale ed estero. Inoltre il Comitato per l’emergenza petrolifera, operante presso il Ministero per la transizione ecologica partecipa alle procedure di emergenza per far fronte agli obblighi internazionali.
GAS NATURALE, LA FONTE DEL FUTURO
In maniera sostanzialmente concorde, i soggetti auditi dal Comitato nel corso dello svolgimento dell’indagine conoscitiva hanno evidenziato come il gas naturale costituisca un’importante se non indispensabile fonte energetica di transizione – come peraltro si accinge riconoscere l’Unione Europea nella tassonomia delle cosiddette fonti energetiche green – anche sotto il profilo che riguarda la filiera produttiva ed industriale ad esso connessa.
Il nostro paese, inoltre, risulta all’avanguardia nelle tecnologie di realizzazione di turbine a gas per la produzione di energia elettrica. I sistemi di ultima generazione che le aziende italiane leader del settore sono in grado di realizzare sono già predisposti per essere alimentati con l’idrogeno quando questo potrà sostituire il gas naturale e, in un periodo transitorio, sono in grado di funzionare anche con l’impiego contemporaneo di entrambe le tipologie di gas.
Il gas naturale sembra rappresentare una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine in attesa che possa completarsi la transizione energetica. Anche allo scopo di invertire il dato relativo all’aumento del 250% della spesa delle famiglie per il gas naturale in regime di tutela, al netto dei costi di trasporto, degli oneri di sistema e delle tasse, verificatosi negli ultimi mesi, occorrerebbe valutare l’ipotesi di incrementare l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, riducendo allo stesso tempo gli acquisti dall’estero in modo da mantenere costante il volume dei consumi.
IL NUCLEARE DI 4A GENERAZIONE
L’energia nucleare da fissione è rientrata nel dibattito politico, industriale e commerciale con il cosiddetto nucleare di quarta generazione, presa in considerazione quale fonte energetica di transizione nell’ambito della elaborazione della tassonomia europea delle fonti energetiche sostenibili. Il ricorso alla tecnologia nucleare in Italia riguarderebbe, più nel dettaglio, i reattori di piccola taglia c.d. Small Modular Reactors che producono poche scorie radioattive ad alto decadimento in quanto i prodotti di risulta diventano nuovo combustibile. Permane con tale tecnologia la problematica della gestione e dello smaltimento delle scorie radioattive, seppur in misura ridotta rispetto al caso delle centrali nucleari tradizionali.
RINNOVABILI, RISCHIO NUOVE DIPENDENZE
Dal tema del nucleare in Italia alle rinnovabili. Per quanto riguarda le FER (Fonti di energia rinnovabili), le più avanzate come tecnologia e per crescita della produzione sono il fotovoltaico e l’eolico e, anche in questo ambito, sussistono delle minacce che destano preoccupazione. Lo sviluppo della filiera delle FER, e delle tecnologie ad esse legate, può far insorgere nuove dipendenze per l’acquisizione di materie prime o componenti la cui produzione o commercializzazione si concentra in poche mani. Le stesse filiere richiedono un monitoraggio per prevenire la sottrazione di know how da parte di competitor stranieri e la conseguente marginalizzazione. Le materie prime essenziali sono definite dalla Commissione europea come quelle materie con alto rischio di approvvigionamento e grande importanza economica, per le quali è fondamentale un accesso affidabile e senza ostacoli (comunicazione della Commissione COM (2017) 490). Le stesse materie sono state inserite, dal Regolamento attuativo in materia di Golden power (DPCM n. 179 del 2020), tra i beni di rilevanza strategica per cui il Governo ha la possibilità di esercitare i poteri speciali.
IDROGENO VERDE STRATEGICO
L’idrogeno sarà il cosiddetto idrogeno verde, l’unico la cui produzione avviene a emissioni zero, e rivestirà un ruolo strategico poiché il suo trasporto può avvenire in miscela con il gas naturale attraverso gli stessi gasdotti, ha una funzione di stoccaggio dell’energia elettrica in eccesso utile a bilanciare la discontinuità delle FER, rappresenta un cuscinetto utile ad attutire gli effetti della volatilità dei prezzi elettrici: l’elettricità immessa in rete sarebbe venduta a un prezzo più basso rendendo al contempo sostenibile la produzione di idrogeno verde.
LA STRATEGIA PER IL FUTURO
Poiché la continuità nell’approvvigionamento energetico costituisce un elemento indispensabile per la garanzia della sicurezza nazionale, secondo il Copasir, dunque, appare quanto mai opportuno che il nostro paese si doti di un piano per la sicurezza energetica, tenendo in considerazione fattori di natura geopolitica che possono nel tempo compromettere taluni canali di approvvigionamento. Si pensi al caso del transito del gas naturale attraverso l’Ucraina, alla instabilità dello scenario libico, alla difficoltà di installazione di impianti estrattivi per lo sfruttamento di giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo. Altro significativo esempio è costituito dal caso delle terre rare, estratte quasi esclusivamente in Africa e controllate in massima parte da attori cinesi. Come già rilevato, il complesso sistema di approvvigionamento di fonti energetiche, prevede molteplici interconnessioni e scambi sul piano internazionale, in particolar modo con i partner dell’Unione Europea.
Affinché quindi un piano nazionale di sicurezza energetica possa essere efficace non può prescindere da una strategia di sicurezza energetica a livello europeo. Per tale ragione il Comitato ritiene opportuno che l’Italia si faccia parte attiva nel proporre in sede comunitaria l’elaborazione di una siffatta strategia e conseguentemente l’attuazione di una incisiva politica estera anche in ambito energetico.
Per quanto attiene poi all’impiego dell’energia nucleare in Italia, tenuto conto del quadro ancora fortemente condizionato dall’esito dei referendum del 1987 e del 2011, si registra un dibattito in ordine all’impiego di forme di nuova generazione di tale risorsa energetica, mediante piccoli reattori, propugnato soprattutto dalla Francia. Sebbene non vi sia produzione di energia mediante l’utilizzo di centrali nucleari in Italia, la ricerca in questo settore non si è arrestata ed ha consentito di stabilire importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale. Se, da una parte, le attività di ricerca in questo ambito possono offrire un contributo certamente utile, dall’altra ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico.
È fuori di dubbio che il PNRR costituisca un’occasione imperdibile per sostenere, da un lato, il processo di transizione energetica e, dall’altro, per promuovere una vera e propria filiera nazionale che tenga conto sia delle possibilità produttive di fonti energetiche che possono realizzarsi sul nostro territorio sia della valorizzazione delle nostre stesse aziende nel settore della componente materiale, tecnologica e digitale, sempre più decisiva anche nell’ambito energetico, al punto che si può sostenere che senza una trasformazione digitale non può ragionevolmente essere raggiunto l’obiettivo della piena transizione energetica. In tale contesto anche un intervento di Cassa Depositi e Prestiti a sostegno delle filiere industriali coinvolte nel processo di transizione (si pensi a titolo esemplificativo a quello della produzione di batterie per il settore automotive) può risultare di importante stimolo per il conseguitmento di una sempre maggiore autonomia tecnologica del Paese.