Economia

Automotive, in Italia metà delle aziende non investe in innovazione. L’analisi dell’Osservatorio Tea

21
Marzo 2025
Di Ilaria Donatio

Presentata al Mimit la nuova analisi dell’Osservatorio TEA sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano, guidato dal Center for Automotive & Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari Venezia (CAMI) e dal CNR-IRCrES, nell’ambito dell’evento “Mobilità elettrica e industria italiana: i risultati della survey 2024”: il Rapporto OTEA 2024 analizza lo stato del settore automotive italiano in un momento di transizione verso l’elettrificazione e l’innovazione tecnologica.

Più 5% negli investimenti in R&S
Nonostante la crisi della produzione automobilistica (-36,8% nel 2024 rispetto all’anno precedente), si registra un incremento del 5% negli investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al 2022, concentrati su elettrificazione, componentistica per drivetrain elettrici e infrastrutture di ricarica. Tuttavia, solo il 25% delle aziende riesce a brevettare i propri prodotti, evidenziando difficoltà nel completare il processo di innovazione. E il 55,2% delle aziende non ha in programma investimenti di questo tipo.

Le differenze tra le regioni
L’analisi territoriale mostra significative differenze regionali: la Lombardia e il Triveneto emergono per resilienza e crescita, mentre Piemonte e Mezzogiorno soffrono di una forte dipendenza da Stellantis e minori investimenti in nuove tecnologie. L’Emilia-Romagna affronta sfide legate all’accesso al credito e alla trasformazione industriale. A livello occupazionale, il settore mantiene una certa stabilità fino al 2027, ma permangono difficoltà nella riconversione delle competenze, soprattutto tra le imprese più piccole.

Gli interventi consigliati dal rapporto
Il rapporto raccomanda interventi mirati, tra cui incentivi per ricerca e sviluppo, riconversione delle competenze, digitalizzazione e sostegno finanziario alle PMI.

Inoltre, solo il 41,4% delle aziende ha un piano strategico, segnalando carenze di pianificazione. Secondo gli esperti, il settore deve puntare maggiormente sull’innovazione di processo e sulla componentistica software per restare competitivo a livello globale. Il rapporto è stato già discusso con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, evidenziando la necessità di un’azione congiunta tra istituzioni e aziende.