Ambiente
Bisogna investire per guidare la transizione energetica
Di Eugenio De Blasio*
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto economico de Il Riformista)
Non esiste sovranità senza un’infrastruttura energetica solida, diversificata e resiliente. Eppure, il dibattito sulla transizione energetica continua a essere schiacciato su una contrapposizione ideologica tra chi la considera un costo e chi la dipinge come una soluzione miracolosa. Il punto è che non possiamo permetterci né l’una né l’altra narrazione. L’energia è l’architrave di qualsiasi economia avanzata e la transizione non può essere gestita come un esercizio accademico o normativo. Non è sufficiente stabilire obiettivi di decarbonizzazione o incentivare le rinnovabili senza una strategia industriale chiara. il rischio è di generare inefficienze che penalizzano la competitività. Perché l’energia non è una mera questione tecnologica o ambientale, è un asset finanziario e infrastrutturale che impatta direttamente la capacità di crescita di un paese.
In questo scenario, il settore privato ha il dovere di affiancare le istituzioni nel ridisegnare il modello energetico europeo. Il Clean Industrial Deal, con i suoi 100 miliardi di euro destinati a sostenere le tecnologie pulite e a ridurre la burocrazia per le imprese, è un importante passo avanti in questa direzione, ma senza una vera alleanza strategica tra pubblico e privato questi sforzi potrebbero inefficaci. Il mondo non è fermo ad aspettare che l’Europa trovi una sintesi tra i propri interessi interni. La Cina, per fare un esempio, continua a consolidare la propria posizione dominante attraverso il controllo di quasi il 60% della nuova capacità rinnovabile installata a livello mondiale. Se l’Europa non vuole restare un mercato di consumo ma diventare un vero produttore di innovazione a beneficio anche della crescita interna, sono necessarie azioni concrete che incentivino chi investe, sviluppa e innova e la garanzia di un quadro normativo e autorizzativo meno frammentato e imprevedibile.
L’Italia non fa eccezione: nonostante il suo enorme potenziale nel settore, sconta ancora ritardi strutturali, vincoli burocratici e un quadro regolatorio che spesso disincentiva gli investimenti di lungo periodo. Eppure, con la sua posizione geografica strategica, un tessuto industriale altamente specializzato e un crescente interesse da parte di investitori istituzionali, l’Italia potrebbe diventare un hub energetico nel Mediterraneo. Perché questo avvenga, dobbiamo accelerare sulla realizzazione di infrastrutture strategiche. Progetti come le reti di accumulo, gli impianti ibridi eolico-solare, il biometano e l’idrogeno verde devono essere messi al centro di una politica industriale che vada oltre il ciclo elettorale.
È proprio in questa direzione che Green Arrow Capital si muove da anni, investendo nello sviluppo sostenibile del Paese attraverso un approccio trasversale che abbraccia tutte le nostre strategie di investimento oltre l’Energy & Digital Infrastructure. L’obiettivo è chiaro: accelerare la transizione e indipendenza energetica e favorire una maggiore competitività del sistema economico italiano. Il capitale privato deve essere un motore di cambiamento e per questo puntiamo su strategie di investimento capaci di generare valore non solo per i nostri investitori, ma per l’intero ecosistema industriale e sociale del Paese.
Senza un ambiente stabile e prevedibile, il capitale si sposterà altrove. Per questo la transizione non può essere lasciata solo agli incentivi pubblici o alla spinta della regolazione. Deve essere affrontata con logiche di mercato e con strumenti finanziari adeguati. Il tempo è una variabile decisiva. Se non agiamo ora, nei prossimi dieci anni rischiamo di trovarci in una posizione di dipendenza ancora maggiore, non più dal gas, ma dalle tecnologie sviluppate altrove. La vera sfida della transizione è controllare e sviluppare la filiera dell’innovazione che la rende possibile. L’Europa ha già perso il treno della microelettronica e delle batterie. Non può permettersi di fare lo stesso errore con le rinnovabili, con lo storage e con l’idrogeno. Il futuro dell’energia non si scriverà nei convegni o nei decreti, ma nei cantieri, nelle fabbriche e nei laboratori. Non possiamo limitarci a gestire la transizione. Dobbiamo guidarla.
*CEO di Green Arrow Capital
