Economia

Consob celebra 50 anni con un convegno a Milano

14
Marzo 2025
Di Ilaria Donatio

Cinquant’anni vissuti fra turbolenze dei mercati, innovazione finanziaria ed evoluzione del quadro normativo nella prospettiva attuale delle sfide poste dai nuovi fattori di cambiamento, come finanza digitale, criptoattività, competizione tra giurisdizioni diverse e integrazione europea e globale: a fare il punto su questi temi il convegno “I cinquant’anni della Consob: tra presente e futuro. Riflessioni in Bocconi“, tenutosi oggi a Milano – con alcuni dei massimi esperti del settore, operatori del mercato e regolatori – su iniziativa della Consob e dell’Università Bocconi in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita, nel 1974, dell’Autorità di regolamentazione e di vigilanza sui mercati finanziari in Italia. 

Un richiamo a monitorare con particolare attenzione il nuovo mondo delle criptoattività e delle criptovalute è arrivato dal presidente della Consob, Paolo Savona. “Resto dell’avviso che il futuro per ciascuno di noi, come per le istituzioni, va creato e non affidato al caso o tacitamente subito”.

“Per operare sui mercati finanziari occorre perciò disporre di una visione di come essi evolveranno”, ha proseguito Savona, “e avere il coraggio di persistere nell’affrontare gli ostacoli che si frapporranno all’adattamento necessario delle norme e dei comportamenti pratici. Tuttavia, mi sembra che le decisioni si prefiggano di inglobare nel vecchio assetto normativo la scienza dei dati – o, se preferite, l’Intelligenza Artificiale e la contabilità decentrata -, invece di fare il contrario, ossia inglobare il vecchio sistema nella scienza dei dati. Ho letto che il Governo si sta interessando del problema, ma desidero sottolineare che esso non è una materia monetaria, che trovi soluzione senza la considerazione esplicita dei problemi finanziari sollevati, sui quali da tempo attiro l’attenzione”, chiosa Savona. 

Freni, più che Tuf in Italia serve Codice mercati finanziari 
Una volta portata a casa la riforma del Tuf (testo unico della finanza), “vorrei arrivare un giorno ad avere il codice dei mercati finanziari, non un testo unico. Non sono la stessa cosa e non è un nominalismo”. Così il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, intervenendo al convegno per i 50 anni della Consob. “Il codice è quello che serve in Italia per avvicinarci a quello che servirà in Europa”, perché un giorno anche il Vecchio Continente “avrà un codice” e, nel frattempo, l’obiettivo è che “le soluzioni che adotteremo in Italia possano essere all’avanguardia”.

Rispetto alla riforma complessiva del Tuf, Freni – citando il celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – ha spiegato come davanti ci siano due strade: “Essere Gattopardi o Tancredi, cioè scegliere se cambiare o guardare con disincanto il mondo che ci passa davanti”. Il futuro, avverte, “non va subito” e quindi “la riforma del Tuf saprà interpretare i tempi per cambiano” e “l’opzione che abbiamo davanti è solo quella di essere Tancredi”.

“Sbagliato accentrare Vigilanza in Esma senza regole Ue omogenee”
“La Vigilanza accentrata in Esma non è la soluzione corretta”, almeno finché in Europa “non avremo regole omogenee ad ampio spettro”. Così il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, intervenendo al convegno per i 50 anni della Consob. “A me – prosegue – piacerebbe molto avere omogeneità completa della disciplina dei mercati finanziari in Europa, anzi, se avessi una bacchetta magica chiederei la piena omogeneità delle regole e della vigilanza ma, in assenze regole omogenee, non credo che accentrare le funzioni in Esma possa essere la soluzione”.

Infine, il sottosegretario del Mef, Federico Freni, non si sbilancia su quello che sarà il voto del Mef nell’assemblea di Mps che dovrà votare sull’aumento di capitale al servizio dell’ops su Mediobanca. Il governo “farà le sue valutazioni, vedremo”, ha detto a margine di un convegno in Bocconi sui 50 anni della Consob

Letta, su Unione mercati capitali non serve unanimità né modifiche trattati
Non serve l’unanimità per arrivare all’unione dei mercati dei capitali e non servono modifiche ai trattati, si può e si deve procedere sulla base di una solida maggioranza. È quanto ha detto Enrico Letta, presidente del Jacques Delors Institute, nel suo intervento alla Bocconi.

“Il mercato unico si basa tipicamente sulla regola della maggioranza – ha detto Letta -. Quindi pensare che tutto si bloccherà a causa del diritto di veto e della regola dell’unanimità è un’assurdità, perché non si tratta di una questione di Difesa o di affari esteri, ma di una questione di mercato unico, dove tutto viene deciso a maggioranza”. Il problema – ha spiegato Letta – è che c’è questa sensazione che il diritto di veto e l’unanimità siano la norma della nostra vita in Europa. 

“Abbiamo l’idea che, anche quando c’è un accordo tra 22, 23 o 24 paesi, non si vada avanti per evitare fratture: Credo che questa sia l’eredità politica del modo in cui si decidono le cose al Consiglio Europeo, dove, come sapete bene, le conclusioni finali sono il risultato di un esercizio basato sul consenso. Per arrivare a queste conclusioni finali, dobbiamo attenuare le diverse posizioni e trovare compromessi, e alla fine queste conclusioni risultano sempre poco incisive, perché dobbiamo coinvolgere tutti”, ha proseguito l’ex premier.

“Per quanto riguarda il resto del mio rapporto sul mercato unico – ha aggiunto Letta – non sto spingendo per modifiche ai trattati. Credo che dobbiamo lavorare con i trattati attuali e che possiamo avere successo con essi. Ma a una condizione: dobbiamo applicare le regole. Se non le applichiamo, e continuiamo a comportarci come se fosse richiesta l’unanimità anche quando non lo è, sarà un disastro… Non esiste una regola di unanimità, quindi per favore non comportiamoci come se esistesse. Se dobbiamo decidere, decidiamo. Se c’è un accordo tra 22 o 23 paesi, bisogna andare avanti. E quello che è successo lo scorso lunedì, con alcuni paesi che si sono incontrati su iniziativa spagnola a Bruxelles, è un buon segnale. Dobbiamo muoverci”.