Economia

Dalla ricerca all’industria: il ruolo del partenariato pubblico-privato 

14
Marzo 2025
Di Gabriella Scapicchio

(L’articolo di Gabriella Scapicchio* per “L’Economista”, inserto economico de “Il Riformista”)
Il futuro dell’energia non si aspetta, si costruisce. La transizione energetica, più di altri settori, richiede un approccio integrato, in cui ricerca pubblica e impresa privata collaborino per sviluppare soluzioni innovative e trasformarle in opportunità industriali. Fondazione Nest incarna questa visione: è l’unico partenariato esteso in Italia interamente dedicato alla transizione energetica, con il compito di trasformare l’eccellenza scientifica in tecnologie scalabili e competitive.

Con un valore complessivo di 114,7 milioni di euro di fondi Pnrr, il progetto coinvolge 24 partner pubblici e privati e destina il 41% delle attività al Sud Italia, con un forte impegno a colmare il divario territoriale e rafforzare le filiere strategiche nazionali. L’organizzazione di Nest in 9 Spoke ha il vantaggio di integrare nuove conoscenze e tecnologie emergenti senza frammentare gli investimenti. Ogni Spoke si concentra su un settore specifico, come solare, eolico offshore, bioenergia o stoccaggio, ma opera in stretta connessione con gli altri, con l’obiettivo di generare un ecosistema di innovazione che accelera il trasferimento tecnologico e facilita l’industrializzazione delle soluzioni sviluppate.

Attraverso questo modello, Nest ha già reclutato oltre 350 tra dottorandi, ricercatori, assegnisti e tecnologi. Sono già stati stanziati bandi a cascata per 15,775 milioni di euro per sostenere progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale in collaborazione con aziende e istituzioni accademiche. Sono molti i fronti su cui la ricerca si sta concentrando. L’energia solare sta vivendo una rivoluzione tecnologica. La ricerca su nuove celle a perovskite sta portando a dispositivi più efficienti e versatili, capaci di integrare il fotovoltaico in contesti finora impensabili, come infrastrutture urbane e superfici trasparenti. Parallelamente, l’agrivoltaico si sta affermando come soluzione per coniugare produzione energetica e agricola, ottimizzando l’uso del suolo e offrendo nuove prospettive per il settore primario. L’eolico offshore è un altro fronte di sviluppo strategico.

Nel Mediterraneo, le tecnologie per le turbine galleggianti stanno aprendo nuove possibilità per sfruttare il potenziale del vento in aree finora poco accessibili. L’integrazione tra energia eolica e marina potrebbe rappresentare un cambio di paradigma nella generazione rinnovabile, con impianti ibridi capaci di garantire una produzione più stabile e prevedibile. La bioenergia e i biocarburanti avanzati si stanno affermando come soluzioni per quei settori in cui l’elettrificazione non è ancora una risposta praticabile. La ricerca su processi di conversione dei rifiuti industriali in combustibili sostenibili sta creando nuove filiere produttive, che riducono la dipendenza da fonti fossili e valorizzano materiali di scarto.

L’innovazione non può prescindere da un sistema energetico flessibile e resiliente. Lo sviluppo di nuove tecnologie di stoccaggio, dalle batterie avanzate ai sistemi di accumulo termico, è essenziale per garantire la stabilità della rete e integrare in modo efficiente le fonti rinnovabili. L’evoluzione delle smart grid e delle piattaforme digitali di gestione energetica permetterà di ottimizzare i flussi e creare un ecosistema più efficiente e interconnesso.

Questi sono tutti fronti su cui Fondazione Nest è attivamente impegnata ogni giorno e, gestendo i fondi del Pnrr, ha il compito di garantire che queste risorse diventino motore di crescita e competitività, posizionando l’Italia al centro di questa trasformazione come polo di sviluppo tecnologico. La capacità di attrarre investimenti dipenderà dalla solidità dell’ecosistema innovativo e dalla velocità con cui ricerca e industria sapranno convergere. Le economie che guideranno il futuro europeo dell’energia saranno quelle che sapranno connettere scienza, industria e capitale. L’Italia può essere tra queste, a patto che sappia trasformare il suo potenziale in una strategia di lungo periodo.

*Direttore Generale di Fondazione NEST

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