In poche settimane le parole, i gesti e le azioni del Presidente Trump stanno cambiando il mondo. È vero che, come dice Giuliano Amato, non dobbiamo far coincidere gli Stati Uniti con Trump e che i sovrani assoluti e capricciosi sono mal sopportati innanzitutto dagli americani. Ma non vi è dubbio che in così poco tempo si assiste ad una rivoluzione geopolitica storica che parte dalla crisi della famiglia atlantica e passa attraverso un riavvicinamento tra USA e Russia, la tematizzazione contestuale e col medesimo approccio delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, la prospettiva di un ridimensionamento della Cina e l’affermazione di una alleanza dilagante tra autarchia e potere finanziario e digitale.
Trump capovolge l’approccio tradizionale basato sul soft power americano, la diplomazia, il sostegno finanziario (noi ricordiamo il piano di ricostruzione post bellica), l’appeal del cinema, del modello di vita americano. Punta a sottrarre Putin all’abbraccio con la Cina, non gli importa che un Putin rilanciato, trasformato da aggressore a succube nella guerra in Ucraina, diventi una minaccia incombente per l’Europa , ad iniziare dai Paesi Baltici e dagli ex appartenenti al blocco sovietico.
Non è coreografia! Il colpo per il mondo che conosciamo, dei rapporti prioritari USA UE, del diritto internazionale, delle democrazie lente ma pur sempre democrazie, della sicurezza garantita da NATO e USA, non c’è più, e noi non possiamo far finta di nulla. Ecco dove nasce l’iper attivismo europeo, nei format a geometria variabile e con l’importante ritorno in sintonia del Regno Unito. L’idea non può essere solo quella di offrire una garanzia di sicurezza alla Ucraina che è stata brutalmente invasa e ora rischia di essere smembrata senza nemmeno trovar posto al tavolo dei negoziati.
E si badi bene: il supporto europeo non sarà sufficiente se non ci sarà un coinvolgimento americano (ecco dove nasce la necessità di uno accordo sulle cosiddette Terre Rare). L’Ucraina può reggere due mesi senza qualsivoglia aiuto americano. L’iniziativa europea comunicata malamente con l’acronimo Rearm (avrebbero potuto parlare di sicurezza e non di riarmo), deve servire non solo ad aiutare l’Ucraina ne’ solo ad aumentare la spesa dei singoli Stati Membri per la Difesa ma a costruire una vera politica europea della Difesa che e’ l’anticamera della Unione politica.
La Presidente della Commissione ha proposto di espungere queste spese dal Patto di Stabilità, bene! Non si tocchino i fondi della politica di coesione, non inneschiamo una guerra tra poveri, un conflitto tra sicurezza ed equità. Si utilizzino i fondi del MES e si lancino gli Eurobond per finanziare queste spese e tutte le azioni per rendere la UE più competitiva e forte come suggerito dal piano Draghi. Sì può fare con gli attuali assetti istituzionali in cui Orban e Fico mettono i veti, e nel Parlamento Europeo gli anti europeisti filo Putin e filo Trump daranno filo da torcere?
Non lo so ed ho molti dubbi. Perciò credo che si debba andare avanti con chi ci sta, a partire da Francia Germania Polonia Spagna e spero anche Italia e dall’esterno il Regno Unito. L’alternativa è rincorrere o contrapporsi a Trump in modo isolato e perdente.
Non è un tornante semplice, è un tornante storico.
