Cronache USA

Trump 2: scoppia la rivolta anti-Musk, anche il presidente lo delegittima

25
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

“Dire no a Musk”: è un titolo del Washington Post questa mattina, ma è anche un sentimento ormai diffuso, che permea il Trump 2 ed esplode in una vera e propria rivolta contro i diktat ‘taglia teste’ dell’uomo più ricco al mondo. L’insurrezione anti-Musk prevale, nell’attenzione mediatica, sull’anniversario dell’invasione dell’Ucraina, sulla visita a Washington del presidente francese Emmanuel Macron e su quanto avviene all’Onu, dove gli Stati Uniti spalleggiano la Russia.

Sul New York Times, Jess Bidgood scrive che molti degli elettori repubblicani che si lamentano con i loro deputati e senatori per le decisioni del Trump 2 chiamano esplicitamente in causa l’uomo del Doge, il dipartimento per l’efficienza della Pubblica Amministrazione, Elon Musk, che, intanto, sta perdendo nei tribunali battaglie sull’accesso ai dati di altri Dipartimenti.

Non sono solo elettori e giudici a contestare l’azione di Musk. La scintilla della protesta è divenuta una mail mandata a 2,3 milioni di dipendenti federali che ordina loro di spiegare in cinque punti che cosa avevano fatto al lavoro la settimana scorsa, pena il licenziamento, se non l’avessero fatto entro la mezzanotte di lunedì. 

Numerosi esponenti del Gabinetto Trump 2 hanno detto ai loro dipendenti di non farlo, “in un clima – scrive il Washington Post – di caos e di divisione”: ad opporsi, anche ‘fedelissimi’ del presidente, tipo il nuovo capo dell’Fbi Cash Patel e il capo del Pentagono Pete Hegseth. Alla fine è intervenuta la Casa Bianca, che ha esplicitamente indicato ai dipendenti federali che possono ignorare l’ordine di Musk e non rispondere alla mail senza rischiare di essere licenziati.

Per l’Ap, “è un importante distacco di Trump da Musk”, dopo che lo stesso Trump aveva dato l’impressione di essere all’origine del provvedimento – incitando sui social Musk a essere “più aggressivo” nei tagli – e l’aveva ancora avallato nel pomeriggio rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron.

La stessa situazione è raccontata dal Washington Post: per Eugene Robinson, “Musk ha scatenato senza rendersene conto una ribellione nel Gabinetto Trump”. I repubblicani moderati – sostiene Aaron Blake – trovano modo di criticare Trump via Musk: “imbarazzante”, “crudele”, “assurdo”, “estorsioni” sono attributi e appellativi usati per definire le scelte e le politiche del duo miliardario nel primo mese della nuova Amministrazione.

Le preoccupazioni degli elettori riguardano soprattutto l’ondata di licenziamenti e le loro modalità, sbrigative e indiscriminate e, ancor più, il trasferimento al Doge di dati della Previdenza sociale e dell’Erario. Dalla fine della scorsa settimana, testimonia l’Ap, i tribunali sono stati invasi da ricorsi e contestazioni di enti, organizzazioni, gruppi di dipendenti e singoli lavoratori.

Trump 2: il ritorno di Harris e il sonno di Weidel
Nella serie ‘qualche volta ritornano’, da segnalare la ricomparsa di Kamala Harris, vice di Biden e candidata democratica alla Casa Bianca, da almeno cento giorni resasi invisibile. Ricevendo un premio dalla Naacp, un’organizzazione anti-discriminazione, Harris ha detto: “Ombre si stanno addensando sulla nostra democrazia”, ma non ci si può “arrendere al cinismo e alla distruzione”.

Harris ha proseguito: “La nostra forza deriva dalla nostra fede, in Dio, negli altri”. E non bisogna arrendersi “perché è necessario, non perché la vittoria è garantita, ma perché è una battaglia che vale la pena di essere combattuta”.

Infine, il New York Times ha una chicca che pare esclusiva: domenica sera per lui, ma notte da noi, Musk ha personalmente chiamato la leader dell’estrema-destra tedesca Alice Weidel, per felicitarsi del risultato ottenuto dal suo partito nelle elezioni politiche – comunque, inferiore alle previsioni -. Data l’ora tarda, dopo tante emozioni, la Weidel s’è però addormentata durante la telefonata.

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