Cronache USA

Trump 2: oggi decine di migliaia di licenziamenti; su Ucraina, braccio di ferro con G7 e Onu

21
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Più di 50.000 persone potrebbero essere licenziate oggi dal Dipartimento della Difesa Usa e altre decine di migliaia di licenziamenti potrebbero scattare in altri Dipartimenti, nell’ambito dei tagli, talora lineari e talora selettivi, che sta attuando l’Amministrazione Trump 2 per ridurre il costo dell’apparato federale. Con diverse sentenze, i giudici hanno dato via libera ai programmi elaborati dal Dipartimento per rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione guidato da Elon Musk, che prevedono fra l’altro il licenziamento di tutti i dipendenti con meno di due anni d’anzianità, e anche all’esodo volontario incentivato – smetti di lavorare e te ne vai oggi, ma io ti pago altri sette mesi, fino a settembre -.

Il Dipartimento della Difesa ha circa 55.000 dipendenti in prova, che potrebbero dovere ‘sloggiare’ dal Pentagono in blocco nelle prossime ore. Difficile prevedere l’impatto di licenziamenti ed esodo, cumulati insiene, sull’efficienza dell’Amministrazione e anche delle Agenzie coinvolte, tipo USAid – assistenza allo sviluppo di Paesi terzi – e Fema – la protezione civile -.

Tanto più che il presidente Donald Trump si sta preparando ad eliminare o a ridimensionare anche l’Usps, il servizio postale degli Stati Uniti, per integrarlo nell’Amministrazione. Il Washington Post ne dà notizia, citando fonti informate. Si tratta di smantellare un servizio che esiste da circa 250 anni, con il rischio di gettare nel caos trilioni di transazioni.

Il primo atto sarà il licenziamento dei mebri del Consiglio di Amministrazione, per porre il servizio sotto il controllo diretto del Dipartimento del Commercio e, quindi, del segretario Howard Lutnick.

Trump 2: voci di terzo mandato
Ieri a Washington Trump ha incontrato i governatori repubblicani degli Stati dell’Unione: con loro, ha ipotizzato che gli Stati democratici “spariscano dalla mappa” ed ha di nuovo parlato, sia pure celiando, di un suo terzo mandato, pur proibito dalla Costituzione. “Abbiamo raccolto in tre settimane 608 milioni di dollari – ha detto -… Quindi, ci sono dei soldi e devo spenderli da qualche parte… Ma mi dicono che non posso correre per un terzo mandato. Non ne sono sicuro, Sarà vero?..”. Fatta una pausa, ha concluso: “Immagino che li spenderò per i miei amici”.

Sul tema, è tornato pure Steve Bannon, l’artefice della vittoria di Trump nel 2016, che interveniva alla convention dei conservatori a Washington – una kermesse che prosegue nel fine settimana -. Bannon ha definito Trump “uno strumento della provvidenza divina”: “Lo vogliamo pure nel 2028”, ha detto l’ideologo del Maga. “Abbiamo bisogno di una rivoluzione nazionalista e populista – ha poi aggiunto -… Da Roma a Berlino, tutti sanno che ora siamo invincibili, che nessuno ci può fermare …”.

Dopo Bannon, alla convention dei conservatori ha arlato Musk. Fra i due, il rapporto è pessimo. Bannon, che recentemente ha definito Musk “un immigrato illegale parassita”, s’è contentato d’osservare che l’uomo del Doge “sta dappertutto”.

Musk non fa niente per smentirlo. Anzi. Fra le ultime sue sortite, un litigio virtuale con l’astronauta danese Andreas Mogensen, dell’Agenzia spaziale europea, pilota nel 2023 di una missione SpaceX, l’azienda spaziale del miliardario d’origine sudafricana. “Sei completamente ritardato”, ha risposto Musk su X a Mogensen, che aveva definito “una menzogna” l’affermazione che i due astronauti rimasti bloccati per mesi sulla Stazione spaziale internazionale “sono lì per ragioni politiche” (e non per un malfunzionamento della navetta). Musk non ha dubbi: “SpaceX poteva riportarli indietro mesi fa… L’Amministrazione Biden ha rifiutato per ragioni politiche…”.

Trump 2: Ucraina, lunedì terzo anniversario invasione russa, ma Trump non vuole si dica
Sul fronte Ucraina, gli Stati Uniti del Trump 2 tengono in scacco il G7 e l’Onu sulle dichiarazioni da diffondere lunedì, nel terzo anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: oggetto del contendere il termine “invasione” e la condanna dell’aggressione russa, che gli Usa non vogliono, rispettivamente, utilizzare ed esprimere. Invece, i leader dell’Unione europea si preparano ad essere a Kiev il 24, per manifestare vicinanza all’Ucraina; e, sempre quel giorno, il presidente francese Emmanuel Macron sarà a Washington per parlarne con Trump – mercoledì, sarà la volta del premier britannico Keir Starmer -.

Il New York Post fa l’ipotesi di un esilio in Francia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, attribuendo l’idea a una fonte vicina al presidente Trump. ‘Il presidente Zelensky – scrive il tabloid -ha pochi amici, se non nessuno, nella cerchia ristretta del presidente Trump… E il peggioramento dei rapporti tra i due rischia di indebolire la posizione di Kiev nei colloqui di pace con la Russia… Dunque, la soluzione migliore per lui e per il Mondo è che vada immediatamente in Francia…”.

Anche su questo tema interviene Musk, che su X scrive: “Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace senza tenere conto dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino, che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati… Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni… Sa che perderebbe in modo schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di TUTTI i media ucraini… E’ disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si rifiuta di indire le elezioni”.

Il drastico cambio d’atteggiamento statunitense verso l’Ucraina ispira commenti critici sui media. La Cnn racconta “come il Mondo è cambiato in un solo mese”. Ishaan Throor sul Washington Post constata che “tre anni dopo l’invasione russa, l’Ucraina deve battersi contro Trump”.

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