Cronache USA
Trump 2: un mese per mettere a soqquadro gli Usa e il Mondo, svolta su Ucraina
Di Giampiero Gramaglia
Una “oscura svolta anti-Ucraina” – scrive il Washington Post – segna il compimento del primo mese del secondo mandato di Donald Trump: la musica è del presidente degli Stati Uniti, ma le parole sono spesso quelle del presidente russo Vladimir Putin; e il bersaglio è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Trump gli attribuisce la responsabilità per l’invasione del suo Paese, che – dice – avrebbe dovuto scongiurare; e lo delegittima, affermando che ha il consenso solo del 4% dei suoi cittadini. Affermazioni, come spesso capita quando parla Trump, senza fondamento e senza riscontro.
Scrive El Pais: “Trump ha messo a soqquadro” gli Stati Uniti “in un mese da capogiro”: decreti, deportazioni, licenziamenti, ‘tagli’. E, adesso, con una rotazione a 180 gradi della posizione Usa sull’invasione dell’Ucraina, dove chi invade diventa alleato e chi si difende avversario, Trump mette a soqquadro pure le relazioni con gli alleati europei degli Stati Uniti.
Ora, sul fronte ucraino, c’è Zelensky sempre più in difficoltà, indebolito dalla mancata inclusione nei negoziati avviati tra Usa e Russia per porre fine alla guerra nel suo stesso Paese, con l’incontro di martedì a Riad tra i responsabili degli Esteri Marco Rubio e Serguiei Lavrov. E c’è Putin sempre più sicuro di sè, forte del miglioramento delle relazioni con Washington.
Parlando alla Duma, Lavrov elogia “la franchezza” di Trump su Zelensky, “un individuo patetico”. Il presidente Usa, aggiunge Lavrov, “è l’unico leader occidentale ad avere compreso che i timori della Russia per un ingresso dell’Ucraina nella Nato sono stati tra le cause profonde” della guerra. Sprezzante il commento di Putin: “L’isteria” dell’Ucraina per il mancato invito al tavolo negoziale è “inappropriata”.
Sulla linea del fronte, forze russe sarebbero entrate in territorio ucraino dal Kursk – lo dice Mosca, lo nega Kiev -, ma non è chiaro se ciò significhi una liberazione completa della regione russa parzialmente occupata dalle truppe di Kiev dall’agosto del 2024.
Trump 2: Ucraina, un crescendo di botta e risposta
Dopo che Trump si era detto “deluso” dalla reazione di Kiev, stizzita per l’esclusione dalle trattative per un cessate-il-fuoco, Zelensky aveva criticato per la prima volta il magnate presidente: “Trump vive in uno spazio di disinformazione russa” e “aiuta Putin a uscire dall’isolamento internazionale”, dove l’invasione dell’Ucraina lo aveva relegato, aveva detto Zelensky.
La replica di Trump à stata aspra: Zelensky è un “dittatore senza elezioni” e un “comico mediocre”. I media Usa notano le analogie tra il linguaggio di Trump e quello di Putin verso un leader fino a un mese fa sostenuto da Washington e da tutto l’Occidente.
E c’è chi ricorda che Trump ha rancore verso Zelensky fin dal 2020, quando, in piena campagna elettorale, gli chiese di avviare un’indagine sulle attività in Ucraina di Hunter Biden, figlio dell’allora suo rivale Joe Biden, minacciando, se non l’avesse fatto, di bloccare aiuti già stanziati dal Congresso per l’Ucraina.
La minaccia gli valse un’accusa di impeachment, da parte del Congresso, da cui uscì assolto solo perché i repubblicani erano in maggioranza al Senato. Con Putin, invece, c’è da tempo assonanza contro le politiche ‘woke’, sulle discriminazioni di razza e di genere e sulle ingiustizie sociali, osteggiate da entrambi.
Nei commenti al voltafaccia di Trump, non imprevisto, ma inatteso in una forma così radicale, l’editorial board del Washington Post scrive che “abbandonare l’Ucraina danneggia la credibilità degli Stati Uniti”. David Ignatius, sullo stesso giornale, afferma: “È stato un giorno tetro per gli Stati Uniti. Il presidente Trump e la sua Amministrazione hanno scelto la Russia come partner di pace, senza chiedere che essa paghi un prezzo per l’invasione dell’Ucraina, un gesto illegale. E poi, rovesciando la moralità a testa in giù, hanno attribuito all’Ucraina la responsabilità della guerra”.
Il New York Times osserva: “Riscrivendo la storia, Trump rimprovera la guerra all’Ucraina e chiama Zelensky dittatore”: “Il presidente Trump dice una serie di falsità, descrivendo Zelensky come un bieco individuo che ha ingannato l’America ottenendone l’appoggio”.
Sia il Washington post che il New York Times notano che persino esponenti repubblicani criticano Trump sull’Ucraina, ma senza troppo venire allo scoperto.
Trump 2: Ucraina, riflessi europei
Per l’Ap, “Trump avverte Zelensky di negoziare in fretta la fine della guerra con la Russia, se non vuole ritrovarsi senza un Paese da guidare”: “la retorica anti-ucraina del presidente Trump … alza le tensioni tra gli Usa e gran parte dell’Europa sull’approccio Usa a concludere il maggior conflitto nel Continente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”.
Politico nota: “L’America di Trump è ora l’alleato di Putin. L’Europa e l’Ucraina stanno imparando quanto poco gli Usa si curino di loro, mentre il nuovo presidente si allinea con il loro peggiore nemico”. Ma le scelte di Trump innescano contraccolpi: “L’Ucraina si stringe intorno a Zelensky, ridicolizzato da Trump che chiede che il Paese devastato dalla guerra indica elezioni”.
E, secondo Politico, “una ‘coalizione di crisi’ occidentale va formandosi”: “Dimenticatevi la Nato e l’Ue. I leader occidentali stanno costruendo una nuova cornice diplomatica per gestire l’allineamento di Washington con Mosca”.
Ne sono segnali le riunioni di Parigi, lunedì 17 e mercoledì 19, così come le missioni a Washington, la prossima settimana, del presidente francese Emmanuel Macron e del premier britannico Keir Starmer.
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