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Ucraina: verso negoziati Usa-Russia e vertice Trump-Putin. A Zelensky e Ue tocca aspettare

19
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Sugli scacchieri di guerra più vicini a noi, l’Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas, c’è fermento di sviluppi verso le ‘paci dei forti’, impostate, se non dettate, dai vincitori con l’avallo, o – meglio – sotto la spinta del presidente Usa Donald Trump.
Sull’Ucraina, dialogano Washington e Mosca: Kiev e l’Europa restano spettatori, pur scalpitando per diventare protagonisti. Nel Medio Oriente, invece, la partita è più complessa: in Israele, emerge la tentazione di riprendere le ostilità, una volta scaduta la tregua a inizio marzo. Intanto, gli ostaggi catturati il 7 ottobre2023 vengono man mano liberati, come da accordi; questa settimana, vengono pure restituiti i corpi di alcuni dei deceduti.

Molto si muove, ma nulla ancora quadra in modo definitivo. Ieri, c’è stato l’incontro a Riad, capitale dell’Arabia Saudita, tra il segretario di Stato Usa Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov, ciascuno accompagnato da una robusta delegazione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in Turchia incontrava il presidente turco Racep Tayyip Erdogan, rileva che i negoziati “sull’Ucraina” avvengono “senza l’Ucraina” e lamenta di avere saputo dai media dell’appuntamento Usa-Russia, il primo a questo livello dall’invasione russa, tre anni or sono, il 24 febbraio 2022. Mentre Erdogan candida la Turchia a ospitare le trattative sull’Ucraina, Zelensky rinvia di tre settimane una visita a Riad prevista per oggi.

Ucraina: le proteste di Zelensky e l’irritazione di Bruxelles
Lavrov
replica duro: Zelensky e la sua squadra “vanno fatti ragionare, magari con una bacchettata sulle mani” – come se ‘la bacchettata’ non ci sia già stata: centinaia di migliaia di vittime, infrastrutture energetiche e industriali semi-distrutte, città colpite -. Trump, invece, fa spallucce davanti alle rimostranze ucraine e dice che Kiev non avrebbe mai dovuto “iniziare la guerra” – frase che suono assurda, dato che fu la Russia a iniziare il conflitto -.

L’Europa, invece, cerca di elaborare una posizione comune di fronte a quanto sta avvenendo, ma è ancora a metà del guado e non è certo che ci riesca. Il rappresentante speciale del presidente Trump per l’Ucraina Keith Kellogg era ieri a Bruxelles ed è oggi a Kiev. Per Rubio, “l’Ue sarà al tavolo delle trattative, a un certo punto”. Ma gli animi a Bruxelles sono irritati: su X, Kaja Kallas, capo della diplomazia europea, scrive, dopo una telefonata con Rubio: “La Russia cercherà di dividerci. Non cadiamo nelle sue trappole. Collaborando con gli Stati Uniti, possiamo raggiungere una pace giusta e duratura, alle condizioni dell’Ucraina”.

L’ipotesi di invio sul terreno di militari dei Paesi europei Nato, in funzione di peacekeepers, è “inaccettabile” per Mosca. Invece a Washington l’idea di una forza d’interposizione europea a garanzia del cessate-il-fuoco piace. Se ne continuerà a parlare.

Ucraina: le tappe e le basi nel negoziato Usa-Russia
L’incontro tra Rubio e Lavrov deve spianare il terreno verso un vertice Trump-Putin, che potrebbe svolgersi ancor a Riad – Trump dice entro fine mese, il suo segretario di Stato è meno assertivo -. Usa e Russia decidono di creare un gruppo ad alto livello per impostare i negoziati e concordano sul ripristino dei livelli delle rispettive ambasciate, ridotti dopo l’invasione.

Le trattative, secondo il New York Times, ripartono dalla bozza di accordo naufragato a Istanbul nell’aprile 2022, quando gli Stati Uniti e i loro alleati europei e occidentali s’illusero che la guerra avrebbe definitivamente indebolito la Russia e, magari, il regime di Putin. Non è stato così; e, anzi, morti a parte, le economie europee ne hanno subito pesanti conseguenze.

Mosca continua a dire no all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, che il Trump 2 ha del resto tolto subito dal tavolo, mentre non obietta all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, che costituirebbe un’ulteriore pastoia all’integrazione europea. E Trump presenta a Zelensky il conto dell’aiuto militare fornito in questi tre anni: vuole l’equivalente di 500 miliardi di dollari pagato ‘in natura’, terre rare, gas, petrolio e gestione delle infrastrutture. In pratica, una colonizzazione economica che equivale alle riparazioni di guerra chieste, tradizionalmente, a un Paese sconfitto. Per il momento, l’Ucraina non accetta il baratto.

Dopo l’incontro di Riad, Trump ha due appuntamenti mediatici: fa dichiarazioni durante la firma dell’ennesimo ordine presidenziale; e poi viene intervistato sulla Fox, con Elon Musk, da Sean Hannity. Uno show che Benedetta Guerrera, sull’ANSA, sintetizza così: “L’uomo più potente del mondo intervistato assieme all’uomo più ricco del mondo dall’anchorman più pagato al mondo”.

Ucraina: Ue, Parigi ‘atto secondo’ e la ricetta di Draghi
Dopo il consulto di lunedì, conclusosi senza un’intesa sull’invio di truppe europee in Ucraina dopo un’eventuale tregua, il presidente francese Emmanuel Macron fa oggi un secondo giro con i Paesi non presenti al primo appuntamento: fra gli altri, Canada e Norvegia, che non sono nell’Ue, ma nella Nato, i tre Stati baltici, Finlandia, Svezia, Belgio, Repubblica Ceca, Grecia, Romania.

Una ricetta per il rilancio dell’Ue, presa a schiaffi da Usa e Russia, l’ha proposta Mario Draghi, parlando martedì al Parlamento europeo: l’ex presidente del Consiglio italiano, autore del rapporto sulla competitività commissionato da Ursula von der Leyen, suggerisce di agire “come se fossimo un unico Stato” e di mettere il debito in comune per fare fronte a esigenze finanziarie “prudenziali” dell’ordine di 750/800 miliardi di euro all’anno per incrementare le capacità tecnologiche e di difesa e, quindi, la competitività.