Cronache USA

Trump 2: la guerra dei giudici al presidente e la guerra ai giudici del presidente

12
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Sul Washington Post, Amber Phillips si chiede «che cosa succede, se Trump non rispetta gli ordini dei giudici», che gli contestano illegalità e incostituzionalità dei suoi decreti? E altri media si fanno la stessa domanda e parlano apertamente di «una crisi istituzionale negli Stati Uniti».

Allargando lo sguardo, Foreign Affairs, la rivista del Center for Foreign Relations, un think tank d’ispirazione progressista, esplora «la via all’autoritarismo americano» e spiega «che cosa succede quando la democrazia si guasta».

Mentre si moltiplicano le sentenze che bocciano o almeno sospendono le decisioni del presidente, prese a raffica, senza troppo curarsi della loro legittimità e della loro costituzionalità, sta emergendo una tendenza dell’Amministrazione a ignorarle e a tirare dritto per la propria strada.

Accade anche quando il contenzioso è già arrivato allo stadio dell’appello. Così, l’Ap ci racconta che una Corte d’Appello ha avallato l’ordinanza di un giudice che impone di sbloccare tutti i pagamenti federali. Ma l’Amministrazione è riluttante e, a giudizio degli Stati, continua a lesinare i pagamenti.

Un altro giudice ha ordinato il ripristino di tutti i siti federali oscurati dopo che il presidente Trump ha emanato decreti che limitano i diritti di genere, specie per i cambiamenti di sesso, e il contrasto alle discriminazioni.

Un’altra vicenda giudiziaria riguarda Steve Bannon, il guru di Trump nelle elezioni del 2016, che l’anno scorso, per non causare danni a Trump, ha già scontato una pena detentiva. Questa volta, Bannon s’è dichiarato colpevole dell’accusa di avere raccolto del denaro per completare il muro lungo il confine con il Messico, utilizzandolo poi a fini personali: riconoscendosi colpevole, Bannon ha però evitato di andare di nuovo in carcere.

Trump 2: migranti, Gaza, dazi, tre intoppi internazionali
Guerra dei giudici, o guerra ai giudici a parte, i media citano tre ostacoli in cui il presidente Trump s’è ieri imbattuto: uno riguarda i migranti, specialmente le deportazioni; un altro, il piano per Gaza; il terzo, i dazi.

Papa Francesco critica il Trump 2, in particolare le politiche sui migranti: in una lettera ai vescovi dell’Unione, che ha avuto larga eco sui media Usa, Francesco contesta la difesa quasi «teologica» del programma di deportazione dei migranti fatta dal vice-presidente JD Vance, attualmente in missione in Europa. L’Ap rileva l’importanza – e l’eccezionalità – dell’iniziativa del Papa.

Fronte Gaza, Trump ha ieri ricevuto nello Studio Ovale il re di Giordania Abdallah II. La Giordania è uno dei Paesi che, secondo Trump, dovrebbe accogliere i palestinesi espulsi dalla Striscia di Gaza. Ma, dopo il colloquio con Trump, il re ha postato su X una dichiarazione inequivocabile: «Ho fermamente reiterato che la Giordania è contraria alla deportazione dei palestinesi…».

Fronte dazi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen anticipa «una risposta ferma e proporzionata» alle misure che colpiscono l’export dei 27: «Reagiremo… Tuteleremo i nostri interessi economici, proteggeremo i nostri lavoratori, imprenditori, consumatori…».

Un successo è invece il rilascio dalle prigioni russe di un cittadino americano, Marco Fogel, nell’ambito di un accordo annunciato dal consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e riferito da tutti i media.

Fogel, un insegnante di storia della Pennsylvania, era detenuto dall’agosto 2021 e stava scontando una condanna a 14 anni perché aveva portato con sé in Russia della marijuana terapeutica, prescrittagli per il mal di schiena negli Usa, ma vietata in Russia.

Waltz ha definito l’intesa «uno scambio», ma non ha chiarito quali ne siano stati i termini, e ha detto che l’accordo è stato negoziato dall’inviato di Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff.

Infine, c’è la guerra delle cannucce, che ha pure buona eco sui media Usa. Prendendole a simbolo dell’inquinamento universale, il presidente Joe Biden aveva proibito quelle di plastica. Adesso, invece, il presidente Trump le ha reintrodotte con un ordine esecutivo. Come si vede, la damnatio memoriae di Biden arriva fino ai dettagli, anzi alle cannucce.