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2024 annus horribilis del Tartufo Bianco di Alba: il ruolo del cambiamento climatico e le misure per contrastarlo
Di Marta Calderini
Si è conclusa l’8 dicembre 2024 la 94esima Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba che ha fatto registrare circa 90mila presenze confermandosi un appuntamento di riferimento mondiale. Quest’anno il tema Intelligenza naturale, che ha esplorato il rapporto tra tecnologia e natura, ha stimolato il dibattito sulla necessità di agire per la manutenzione degli ambienti tartufigeni e la salvaguardia dell’ecosistema.
Una riflessione che si è rivelata quasi profetica. Le condizioni ambientali, infatti, hanno avuto un impatto drammatico sulla crescita del tartufo e quella che si è appena conclusa è stata una delle peggiori annate degli ultimi 40 anni.
Il Tartufo Bianco di Alba, o Tuber Magnatum Pico, è una delle varietà di funghi più pregiate al mondo e deve questo riconoscimento al fatto che è una specie molto esigente e poco adattabile: predilige ambienti freschi, ombreggiati e umidi, cresce in simbiosi con le radici di un numero ristretto di piante, solo in zone precise, come intorno alla città di Alba, e le piogge rappresentano una variabile determinante per la sua crescita. Per tutte queste ragioni, il cambiamento climatico è una minaccia crescente per tutto il comparto, influenzando la quantità disponibile di tartufo e di conseguenza le dinamiche di mercato.
Le condizioni meteo a inizio stagione erano state favorevoli: il 12 ottobre, con l’avvio della Fiera internazionale del tartufo bianco, i prezzi si attestavano intorno ai 3500 euro al chilo, tra i più bassi degli ultimi anni. Ma l’entusiasmo iniziale ha dovuto lasciare spazio a un’amara consapevolezza. Da metà novembre, infatti, i tartufi hanno iniziato a scarseggiare fino a diventare introvabili facendo schizzare il prezzo a 6.000 euro al chilo. Una situazione che i trifolai hanno vissuto in prima linea.
«Sentivo dei facili entusiasmi, ma presto i tartufi sono scomparsi dalle nostre colline», spiega Stelvio Casetta, esperto trifolao, al Corriere Torino. E aggiunge: «Non si pensi che a noi tartufai faccia comodo quando i prezzi salgono. È mille volte meglio trovare più pezzi a un prezzo più basso, soddisfacendo la domanda dei clienti. Noi non facciamo finanza, siamo custodi di un prodotto simbolo del nostro territorio, andiamo nei boschi di notte, rischiamo l’incolumità».
L’industria del tartufo muove 42 milioni di euro nella sola provincia di Cuneo, moltiplicando di 50 volte le risorse investite nella Fiera di Alba, e attirando turisti che, in media, secondo l’Osservatorio Langhe Monferrato e Roero, spendono sul territorio circa 500 euro al giorno. L’intero comparto vale 250 milioni di euro e garantisce migliaia di posti di lavoro e oggi è sempre più in pericolo.
L’impatto dei cambiamenti ambientali non è certo una novità di quest’anno. Infatti, proprio a causa dell’anomala siccità degli anni precedenti, Regione Piemonte nel 2024 ha posticipato di 10 giorni – dal 21 settembre al 1 ottobre – l’inizio della stagione della raccolta. «Una decisione presa d’intesa con le associazioni dei trifolai e supportata dal parere scientifico del CNR» ha dichiarato Marco Gallo, l’Assessore regionale alla tartuficoltura e biodiversità, «siamo convinti che sia la scelta giusta per proteggere un simbolo della nostra terra e anche un favoloso volano per l’economia delle colline del Piemonte».
Una misura presa in via straordinaria, ma che diventerà strutturale. Entra a far parte di un ampio pacchetto di azioni messo in campo dalla Regione per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici insieme alla tutela di oltre 22 mila piante produttive con indennità fino a 450 euro per ettaro e a un piano di recupero per le tartufaie in declino.
Accanto a queste misure, Regione Piemonte guarda anche al futuro con il progetto ‘Tuber next gen’, che mira a coinvolgere le nuove generazioni di trifolai e a destagionalizzare la produzione del tartufo nero. A questo proposito, nel 2024 sono stati destinati 50.000 euro proprio allo sviluppo del tartufo nero, a cui si sono aggiunti 35.000 euro per iniziative legate al nuovo calendario di raccolta.
Nel piano 2024, inoltre, la Regione ha previsto 120.000 euro destinati alla ricerca e sperimentazione applicata per valorizzare il tartufo bianco pregiato.
Un insieme consistente di misure per proteggere dal cambiamento climatico non solo il tartufo, ma anche la tradizione secolare ad esso legata e tutto il comparto produttivo che la circonda.
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