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Dazi, ordine esecutivo di Trump: in Ue colpiti acciaio e alluminio al 25%
Di Giampiero Cinelli
Ora è ufficiale: i dazi di Donald Trump si abbatteranno anche sull’Europa. Nessun Paese escluso. Il presidente degli Stati Uniti ha firmato un ordine esecutivo che fissa al 12 marzo la data di entrata in vigore delle nuove tariffe del 25% su acciaio e alluminio, «senza eccezioni o esenzioni». Parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha giustificato la misura parlando di rischi per la «sicurezza nazionale». I dazi sulle importazioni di prodotti in acciaio e di articoli derivati si applicano ad Argentina, Australia, Brasile, Canada, Paesi dell’Unione Europea, Giappone, Messico, Corea del Sud e Regno Unito. Le imposte sulle importazioni di alluminio e derivati, invece, riguardano Argentina, Australia, Canada, Messico, Paesi dell’Unione Europea e Regno Unito. «Non vogliamo che questo danneggi altri Paesi, ma loro si sono approfittati di noi per anni e anni», ha accusato Trump nello Studio Ovale.
Un film già visto
Durante il suo primo mandato (2017-21), aveva già imposto tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. Molte di queste misure erano state successivamente revocate da lui stesso o dal suo successore democratico, Joe Biden. I dazi sono la leva principale della politica economica di Donald Trump, che mira a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti facendo pressione sui suoi partner economici. Le misure colpiranno in particolare il Canada, principale fornitore di acciaio e alluminio degli Stati Uniti.
Da Bruxelles
Preoccupazione da Bruxelles. Von der Leyen ha assicurato una reazione: «L’Ue agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Sono profondamente rammaricata per la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. Le tariffe sono tasse, dannose per le aziende, peggio per i consumatori. Le tariffe ingiustificate sull’Ue non rimarranno senza risposta, innescheranno contromisure ferme e proporzionate. L’UE agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre aziende e i nostri consumatori». Lo ha affermato la Presidente della Commissione europea in un comunicato.
I timori
Rilevanti i timori per i maggiori produttori di acciaio come Brasile, Messico e Corea del Sud. Per quanto il ruolo dell’Italia nella siderurgia si sia ridimensionato negli anni, registrando alcune difficoltà di recente, questa rappresenta ancora una parte significativa della produzione manifatturiera, circa il 3,5%, impattando indirettamente per il 40% nei settori utilizzatori di acciaio.
Non meno preoccupante è il discorso sull’alluminio per il nostro Paese. Nel 2021, la produzione nazionale di alluminio secondario ha raggiunto i massimi storici, toccando quota 954.000 tonnellate. Un risultato che ha posizionato l’Italia come il primo produttore europeo di alluminio riciclato, sia per quantità prodotta che per l’uso di rottami. La percentuale del materiale sulle esportazioni è molto significativa e solo quella verso Usa superava nel 2024 i 100 milioni.
Ma non è il tempo di allarmismi
Su La Stampa l’economista Mario Deaglio cerca di vedere le cose in prospettiva, commentando che «i dazi su acciaio e alluminio non hanno molte possibilità di incidere davvero sui flussi commerciali tra Unione europea e Stati Uniti e sembrano un elemento ‘di bandiera’ o poco più. La vera battaglia commerciale tra i due motori dell’economia occidentale non riguarderà le materie prime industriali ma i più sofisticati prodotti elettronici. L’Europa potrebbe cercare di imporre ai grandi mondiali dell’elettronica e dell’informatica di pagare più imposte nel Vecchio Continente e impedire che i ‘serbatoi elettronici’ di dati che riguardano l’Europa stessa vengano stivati all’estero (o comunque manovrati dall’estero). Soprattutto l’Europa dovrà modificare in maniera più realistica le sue politiche ambientali. necessario rivedere i programmi europei per il futuro Speriamo che gli elettori tedeschi (i primi chiamati a rinnovare, tra poche settimane, il loro parlamento) si rendano conto che qui (e non sulla rottamazione delle cartelle e simili) si gioca una parte importante del nostro futuro».
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