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Almasri: irregolarità e sicurezza nazionale i perché di Nordio e Piantedosi
Di Giampiero Cinelli
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dato assenso alla scarcerazione del libico Almasri per evidenti irregolarità nei documenti visionati. La sostanza della sua informativa sul caso, resa stamane alla Camera.
I dubbi di Nordio
Almasri viene rimpatriato in Libia il 21 gennaio, ma la Corte «aveva sbagliato niente meno che la data del commesso reato e noi ce ne eravamo accorti. Se non ce ne fossimo accorti e l’avessimo inviata alla corte d’appello italiana ce l’avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio. E questo ce lo dice la stessa corte che ha fatto una riunione apposta per cambiare la data dei delitti dal 2011 al 2015. Quattro anni di reato continuato non sono cosa da poco», dice Nordio.
Carte approssimative
Il guardasigilli spiega che «Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto». Tale comunicazione di arresto, giudicata da Nordio «assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione».
L’incertezza che ha mosso la scelta
Il ministro con nettezza ribadisce: «Nella documentazione della Cpi, una sessantina di paragrafi in cui vi è tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando, vi è un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale e rispetto alle conclusioni». E ancora: «Non si capisce la data dei reati commessi. Il mandato di arresto internazionale spiccato per Almasri era caratterizzato da un’incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi. In poche parole nel mandato di arresto si oscillava dal 2011 al 2015». Difficile quindi capire l’esatta sequenza cronologica dei reati per i quali doveva essere trattenuto.
Piantedosi ribadisce
Dopo Nordio parla in Aula il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale fa emergere dalla sua relazione tecnica ragioni preminenti di sicurezza e ordine pubblico, vista l’effettiva pericolosità di Almasri.
Sicurezza in primis, governo estraneo al personaggio
«Il segretario generale Interpol validava la nota di diffusione rossa per l’arresto provvisorio e la successiva consegna alla Corte penale internazionale del cittadino libico. A tale flusso informativo, tutto concentrato in poche ore, ha fatto seguito la tempestiva attività delle articolazioni centrali e territoriali della Polizia di Stato. La notevole professionalità e la spiccata capacità operativa del personale impegnato, che ringrazio, hanno consentito il rapido rintraccio e l’arresto di Almasri», fa sapere Piantedosi, che poi sottolinea: «Il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio, smentendo categoricamente che il Governo abbia ricevuto «alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque».
Le obiezioni al vetriolo di Schlein
Di tutt’altro avviso le opposizioni, agitate durante gli interventi dei due ministri. Se davvero i fascicoli di Interpol e Corte penale internazionale erano inadeguati e contraddittori, perché rimpatriare Almasri in tanta fretta? Non si poteva dialogare e ricomporre la vicenda? – si chiede nel suo intervento Elly Schlein –. La netta convinzione nello scarcerare un personaggio macchiatosi di crimini efferati, forse non depone a favore dell’idea che il governo non avesse in nessun modo rapporti con il libico, insinua inoltre la Segretaria del PD, che nella seduta attacca frontalmente Carlo Nordio: «Il ministro deve trasmettere gli atti (della Corte Penale Internazionale) non li deve valutare. Lei accusa noi di non aver letto le carte, ma lei non ha letto la legge, ministro Nordio, e l’ha violata davanti al Paese».