Ambiente
Energia e leadership: il modello italiano per la transizione globale
Di Eugenio de Blasio*
Le dichiarazioni di Donald Trump, che ha recentemente definito la transizione energetica una minaccia economica, e di Ursula von der Leyen, che invece la considera il pilastro della crescita sostenibile europea, delineano due visioni contrapposte di un tema centrale per il futuro del pianeta. In questo contesto polarizzato, per l’Italia si presenta una grande opportunità: dimostrare che è possibile una terza via, improntata a un sano pragmatismo, capace di integrare crescita economica e sostenibilità ambientale. Nell’intervento al COP28 di Abu Dhabi il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha proposto proprio questa visione. La premier ha ribadito che la transizione energetica deve essere un’opportunità per rafforzare le economie nazionali, non un freno alla competitività. E in quest’ottica, il Mediterraneo gioca senza dubbio un ruolo strategico come snodo energetico tra Europa, Africa e Medio Oriente, una visione che si inserisce perfettamente nel quadro del “Piano Mattei” per un Mediterraneo più integrato e sostenibile e che ha già visto l’avanzamento degli accordi per lo sviluppo del “SouthH2 Corridor”, dedicato all’idrogeno.
Ma l’idrogeno non è l’unica risorsa su cui ragionare. L’Italia ha la capacità di strutturare una moderna e aggiornata filiera integrata delle rinnovabili, con focus specifici eolico e solare, che vada dalla produzione di componenti tecnologici alla gestione operativa. E proprio su questo percorso, da sviluppare però rapidamente, può diventare un riferimento per altri Paesi. Il progetto MIO (Mediterranean Italian Offshore), il più importante impianto ibrido eolico e solare offshore del Paese, rappresenta un esempio concreto di questa filosofia. Se a livello internazionale i grandi progetti energetici dipendono integralmente da capitali stranieri o tecnologie importate, in Italia progetto MIO dimostra che è possibile sviluppare soluzioni innovative sfruttando per la maggior parte risorse interne, valorizzando le competenze e il know-how nazionale.
Con anche un impatto occupazionale significativo e capace di generare nuove opportunità lungo tutta la filiera produttiva, dalla progettazione alla costruzione e manutenzione nel lungo periodo. In aree del Paese, peraltro, dove l’urgenza di generare nuove prospettive di crescita locale è particolarmente sentita soprattutto tra i giovani. Progetti come MIO dimostrano concretamente che investire in rinnovabili non significa rinunciare alla competitività, ma costruire un nuovo modello di crescita più resiliente e inclusivo. Perché, come ha sottolineato la stessa premier, “la sostenibilità non deve tradursi in desertificazione economica”. Al contrario, la transizione energetica deve generare crescita e occupazione, evitando che la decarbonizzazione penalizzi il tessuto industriale. Questo è il messaggio che l’Italia può e deve portare al tavolo internazionale con la forza dell’esempio: un equilibrio tra innovazione tecnologica, competitività economica e impatto ambientale. La strategia del “Piano Mattei”, che promuove una maggiore cooperazione tra Europa, Africa e Medio Oriente, è l’occasione per consolidare queste opportunità, perché apre nuove prospettive per lo sviluppo di infrastrutture energetiche integrate e per lo scambio di tecnologie e l’Italia, grazie alla posizione geografica, alle competenze industriali e alla visione strategica, ha l’opportunità di guidare questo cambiamento. La strada è chiara: continuare a investire in innovazione, valorizzare la filiera nazionale e promuovere la cooperazione internazionale. Il futuro energetico dell’Italia non è solo una questione di transizione, ma di leadership. E di tempismo.
*Fondatore e CEO di Green Arrow Capital