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Usa 2024: + 70, Hegseth, audizione contrastata, ma passa facile

15
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

L’audizione è stata vivace e contrastata, ma chi pensava che Pete Hegseth, scelto da Donald Trump come segretario alla Difesa, potesse non farcela a ottenere l’avallo del Senato s’è già ricreduto: davanti alla Commissione Difesa, Hegseth ha dovuto rintuzzare le critiche dei democratici, che lo considerano inadeguato al ruolo e gli contestano le violenze sulle donne – negate – e l‘inclinazione al bere – ammessa – e le contraddizioni sull’impiego delle donne in ruoli di combattimento – prima contro, poi a favore –; ma i repubblicani che sono maggioranza l’hanno sostenuto in modo unanime.

È stata la prima di una serie presumibilmente ininterrotta: le audizioni, man mano che andranno avanti – oggi tocca al segretario di Stato designato Marco Rubio e alla segretaria alla Giustizia designata Pam Bondi –, saranno una passerella trionfale per il presidente Trump e le sue scelte, pur spesso discutibili. Gli strali dei democratici, infatti, s’infrangeranno contro la lealtà dei repubblicani verso il loro capo e le sue designazioni spesso non convenzionali dei membri del nuovo gabinetto.

Dopo quella di Hegseth, altre audizioni diventeranno esercizi di retorica surriscaldata, con gente che alza la voce, com’è avvenuto martedì, ma sempre lungo schieramenti di partito. Hegseth, un reduce di guerra che s’è poi affermato come anchor alla Fox, non ha replicato in modo diretto alle accuse di violenze sessuali, da lui sempre smentite, ma ha detto che la missione affidatagli dal presidente è «di riportare una cultura da guerrieri al Dipartimento della Difesa».

Se in Senato tutto pare filare liscio per Trump e i suoi sodali, qualche cruccio arriva dalla Sec, cioè la Consob degli Stati Uniti: Elon Musk è finito sotto accusa per le modalità di acquisto di Twitter, che non sarebbero state conformi alle norme e che gli avrebbero consentito di pagare 150 milioni meno del dovuto. Per questo «ingiusto arricchimento», la Sec gli impone di pagare delle penali; ma la vicenda non è conclusa.

Biden e le punture di spillo a Trump
Il presidente Joe Biden continua a prendere decisioni che possono imbarazzare il suo successore. Così, toglie Cuba dalla lista degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, dopo che è stata annunciata la liberazione di un numero significativo di prigionieri politici, frutto di un accordo con la Chiesa. La mossa dovrebbe consentire un miglioramento delle relazioni tra l’Avana e Washington, ma, secondo il Washington Post, è quasi certo che la nuova Amministrazione la ribalterà: Marco Rubio, segretario di Stato entrante, è di discendenza cubana ed è ostile al regime cubano.

Un’altra decisione che non piacerà a Trump, ma che potrebbe non essere rovesciata, è la creazione di due nuovi monumenti nazionali in California, sottraendo circa 850 mila acri di terreno, per lo più considerati sacri dai nativi americani, a qualsiasi attività estrattiva e/o industriale.

Bandiere al vento sul Campidoglio il 20 gennaio
Lo speaker della Camera Mike Johnson ha ordinato che il 20 gennaio le bandiere sul Campidoglio di Washington non siano a mezz’asta, come disposto per un mese dal 28 dicembre, in segno di lutto per la morte del 39° presidente Jimmy Carter, ma garriscano in cima ai pennoni. Decisioni analoghe sono state prese per quel giorno dai governatori repubblicani di alcuni Stati dell’Unione.

Trump aveva contestato la decisione di Biden di tenere le bandiere a lutto per un mese, pur congrua con la tradizione, perché non voleva i vessilli a mezz’asta il giorno del suo insediamento.