«Sento dire che io non risponderei spesso alle domande dei giornalisti. Ho fatto fare un calcolo: ho risposto nel 2024 a 350 domande, più di una al giorno. Ho fatto la scelta di non fare conferenze stampa al termine delle riunioni del consiglio dei ministri per dare spazio ai ministri nelle rispettive sfere di competenza, perché Giorgia Meloni non è sola al governo». Questa la premessa della premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno rivolta a un’ampia platea di giornalisti, radunati nella sala dei gruppi parlamentari a Montecitorio.
Quarantuno domande sui più svariati argomenti, ma tante hanno riguardato il rapporto con Donald Trump e Elon Musk, Poi la posizione nei teatri di guerra, la politica interna, le riforme.
I referendum
«Il Consiglio dei ministri di oggi deciderà se, attraverso l’Avvocatura dello Stato, il governo sosterrà l’ammissibilità o la non ammissibilità del referendum sull’autonomia o se deciderà di non intervenire davanti alla Corte costituzionale – ha detto Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno rispondendo a una domanda dei cronisti –. È oggetto del Consiglio dei ministri di oggi questa decisione, voglio sentire il parere dei ministri», ha aggiunto.
Politica internazionale
Il Presidente del Consiglio ha chiarito che nella politica internazionale l’Italia continuerà fermamente a sostenere l’Ucraina, così come faranno gli alleati dell’Italia come gli Stati Uniti, che se vogliono la pace devono, controintuitivamente, non smettere di dare manforte militare. Roma cerca poi la sua autonomia fuori dall’area euroatlantica: Giorgia Meloni ha annunciato in conferenza stampa che il Piano Mattei si amplierà ad Angola, Ghana, Mauritania Tanzania e Senegal.
Meloni e Musk
Come detto la maggiore curiosità dei media verteva sulla relazione del governo con il nucleo di potere oggi rappresentato dal Presidente americano e dal suo collaboratore nell’Amministrazione già patron di Tesla. In tutta probabilità, anche se non è stato ufficializzato, l’Italia finalizzerà un accordo con Elon Musk per la fornitura di sistemi di sicurezza crittografici. E nella vicenda di Cecilia Sala si cerca di capire quale sia la contropartita posta da Trump. Il Primo Ministro ha sostenuto che avere collaborazioni con personaggi così potenti, non rappresenta per forza un’ingerenza da parte di privati nelle questioni nazionali. Quello si configura invece quando i grandi privati fanno pressioni (anche economiche) per influenzare l’iter democratico, come secondo lei è già accaduto in passato nel nostro Paese.
Meloni e Trump
Relativamente a Trump e riguardo alla innegabile intesa con lui, che però non ha precluso le azioni protezionistiche verso l’Italia con i dazi, Meloni ha osservato che l’uso dei dazi da parte degli Usa non è mai stata un’esclusiva dell’attuale presidente e di Trump che si avvicenderà a Biden, ma è una scelta fatta spesso da uno Stato che deve riequilibrare il suo tradizionale disavanzo commerciale con l’estero. La situazione ovviamente non piace alla premier, che però sembrava un po’ aspettarsela e che ha rassicurato sulle future misure volte a mitigare le difficoltà a cui alcune aziende vanno incontro.
Chi insidia davvero la democrazia
«Il problema è che Elon Musk è influente e ricco o che non è di sinistra? Il problema è quando delle persone facoltose utilizzano quelle risorse per finanziare in mezzo mondo; partiti, associazioni, esponenti politici per condizionare le scelte politiche degli stati nazionali, questo non lo fa Elon Musk. Lo fa Soros», ha concluso Meloni ribadendo di non vedere «un problema, un pericolo, per la democrazia».