Politica

Governo Meloni, campione di stabilità

08
Gennaio 2025
Di Alessandro Caruso

Altro che underdog. Politico.eu aveva ragione quando in occasione del G7 di Borgo Egnazia scriveva: “Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni”, riferendosi alla foto di famiglia tra i grandi del mondo. Tutte le “anatre” sono affondate, una ad una. Con le dimissioni di Justin Trudeau da primo ministro del Canada, Giorgia Meloni è l’unica leader a rimanere saldamente in sella. Una prova di credibilità del suo governo, consolidata, infine, dalla bella notizia della scarcerazione della giornalista Cecilia Sala, rientrata a Roma da Theran, un successo per la rete di intelligence e diplomatica italiana.

Sono passati solo sette mesi dal G7 di Puglia ma se oggi si ripercorrono le istantanee di quei giorni di summit si raccolgono tanti frammenti di storie politiche travagliate e instabili. Tranne una. Emmanuel Macron ha affrontato una clamorosa sconfitta elettorale, che ha minato la sua maggioranza parlamentare e lo ha spinto a una serie di compromessi interni che rischiano di paralizzare la Francia. Rishi Sunak ha ceduto il passo ai laburisti dopo una sconfitta storica nel Regno Unito, segno di un cambiamento che non avveniva da più di dieci anni. Justin Trudeau, sempre più in difficoltà nel gestire l’insoddisfazione interna, ha deciso di fare un passo indietro, lasciando un Canada in cerca di nuove prospettive. Negli Stati Uniti, Joe Biden si è ritrovato a navigare tra sondaggi sfavorevoli e critiche crescenti che hanno aperto le porte al ritorno di Donald Trumop. Olaf Scholz si è trovato a gestire una coalizione sempre più fragile in Germania, mentre Fumio Kishida ha visto la sua popolarità calare drasticamente in Giappone.

E poi c’è Giorgia Meloni. Forte del consenso che l’ha portata alla guida del Paese nel 2022, continua a consolidare il suo ruolo, nonostante le criticità interne e le pressioni esterne. Il suo governo, pur con le inevitabili tensioni e le sfide legate a un contesto economico complesso, resiste. La leader di Fratelli d’Italia ha dimostrato di saper giocare su più tavoli: mantenere saldo il rapporto con l’Europa, rafforzare il legame con gli Stati Uniti e, allo stesso tempo, costruire un profilo internazionale che la vede come punto di riferimento per le destre europee.

Tutto questo pone l’Italia di fronte a due importanti sfide. La prima, quella internazionale: Roma può avere un ruolo privilegiato in questo frangente nello scacchiere, soprattutto come interlocutrice di riferimento per la risoluzione della crisi ucraina. La seconda, sul fronte inerno: da anni il tessuto imprenditoriale invocava stabilità per avere maggiore certezza negli investimenti, una coerente continuità di orientamento fiscale e burocratico e anche la possibilità di relazionarsi con una consolidata leadership a tutti i livelli decisionali, fondamentale per la definizione delle programmazioni. Questa è la vera grande opportunità da trasformare in primo obiettivo nel 2025.