Cultura
120 anni della Sinagoga, visita di Mattarella
Di Giuliana Mastri
Nella suggestiva cornice del Tempio Maggiore, la comunità ebraica di Roma si è riunita per celebrare i 120 anni della sinagoga, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di numerose figure istituzionali. Durante la cerimonia, il rabbino capo Riccardo Di Segni ha offerto una riflessione sulla fragilità delle conquiste sociali e sull’importanza di proteggerle. «Ogni società, anche quella apparentemente più solida, è vulnerabile se non riconosce i segni della crisi e non agisce in tempo per affrontarli. I valori fondanti della nostra Costituzione, scritta dopo la barbarie nazifascista, devono essere difesi e promossi», ha dichiarato Di Segni, ricordando che uno dei firmatari della Carta, Umberto Terracini, era ebreo.
Mattarella, che ha consolidato un legame profondo con la comunità ebraica già dal suo primo discorso presidenziale nel 2015, quando definì Stefano Gaj Tachè, vittima dell’attentato del 1982, «una vittima italiana del terrorismo», è stato indicato da Di Segni come il garante dei principi costituzionali. Un ruolo particolarmente significativo in un periodo in cui forse si registra il livello più alto di intolleranza antiebraica dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Di Segni ha poi lanciato un monito sull’apparente incapacità dell’Occidente di rispondere alle nuove sfide globali, ricordando il significato della parola ebraica “hamas”, che nell’antico ebraico significa violenza. Al suo fianco, tra i rappresentanti istituzionali presenti, il presidente del Senato Ignazio La Russa, vari ministri, parlamentari e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma, ha espresso gratitudine verso il governo italiano per il sostegno quotidiano contro l’antisemitismo, in crescita dopo i drammatici eventi del 7 ottobre. «Le donne vittime di violenza quel giorno spesso non vengono neanche riconosciute come tali», ha sottolineato Fadlun, invitando le istituzioni e la società a non abbassare la guardia di fronte all’odio e all’intolleranza.