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Usa 2024: + 23, lo spirito di Thanksgiving non pervade Musk
Di Giampiero Gramaglia
È il giorno di Thankgiving, il cui spirito ispira la stampa Usa, zeppa di consigli su come muoversi – più del Natale, è questa la festa da trascorrere in famiglia – e di ricette per il tacchino, ma non Elon Musk che fa notizia con due interventi che nel linguaggio politico italiano preso a prestito dallo sport si chiamerebbero a gamba tesa.
Già pervaso del ruolo di ‘tagliatore di teste’ per rendere più efficiente l’Amministrazione, Musk pubblica due post su X con i nomi di quattro funzionari di medio calibro, non di primo piano, dell’Amministrazione federale, con incarichi nel settore dell’ambiente, che potrebbero cadere sotto la scure del suo nuovo dipartimento per l’efficienza.
Il patron di Tesla ha oltre 200 milioni di follower e ogni suo post è visualizzato decine di milioni di volte. Risultato, almeno una tra le persone segnalate, una donna, ha chiuso i suoi account, dopo essere stata inondata di attacchi e insulti indotti dalla ‘mini-lista di proscrizione’ di Musk.
Da quando è stato investito del compito dal presidente eletto Donald Trump, Musk ha più volte minacciato di tagliare posti di lavoro e perfino intere Agenzie dell’Amministrazione federale. È un atteggiamento che piace alla stampa di destra, tendenzialmente ostile al Big Government.
Il Daily Signal, ad esempio, fa l’elogio di Russ Vought, chiamato da Trump a dirigere l’ufficio del Management e del Bilancio, una sorta di Ministero del Bilancio: in quella posizione, scrive, “può silenziosamente strangolare il Deep State”, cioè l’insieme di funzionari pubblici che, competenti e rispettosi della Costituzione, possono mettere i bastoni fra le ruote al Trump 2.
Ucraina, prima la resa, poi gli aiuti
Ma torniamo a Musk, che nel suo ruolo di ‘tagliatore di teste ’trova ammiratori anche in Europa, se è vero che il Financial Times lo giudica “l’uomo giusto nel Continente sbagliato”, perché l’Europa avrebbe bisogno di una “rivoluzione dell’efficienza” molto di più dell’America.
Alcuni media riferiscono che il presidente Joe Biden, prima di lasciare la Casa Bianca, vuole ottenere dal Congresso ulteriori 24 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina per ricostituire le scorte del Pentagono che si sono ridotte e rafforzare il sostegno anche militare a Kiev. E anche qui Musk interviene sul suo social, con una sorta di stop: “Questo non va bene”.
Non si capisce bene se Musk interpreta la linea di Trump o detta la linea a Trump. Che, intanto, ha nominato un ex generale suo fedelissimo e non proprio di primo pelo, Keith Kellogg, 80 anni compiuti, come inviato speciale per l’Ucraina e la Russia: missione, dare una svolta al conflitto, cui in campagna elettorale il magnate ha promesso più volte di mettere fine in 24 ore. “Insieme renderemo il mondo di nuovo sicuro”, scrive Trump su Truth annunciando la sua scelta.
Ex consigliere alla sicurezza del vice-presidente Mike Pence durante il primo mandato Trump, Kellogg è membro dell’America First Policy Institute, uno dei think tank costituitisi per spianare la strada a una prossima amministrazione repubblicana.
“Per porre fine alla guerra fra Russia e Ucraina servirà una forte leadership dell’America First”, ha scritto Kellogg lo scorso aprile in un documento in cui chiedeva agli Stati Uniti di utilizzare gli aiuti militari a Kiev come leva per promuovere i colloqui di pace con il Cremlino.
Si tratta di rovesciare la prospettiva: Biden dà aiuti all’Ucraina per difendersi; Trump promette aiuti all’Ucraina se smette di difendersi, accetta una tregua e intavola una trattativa, restando russi e ucraini sulle posizioni attuali.
Su questi cardini si basa il piano di pace che Kellogg avrebbe presentato a Trump nei mesi scorsi: l’iniziativa prevede il congelamento delle linee di battaglia sulle posizioni sul terreno conseguite e l’avvio di negoziati. In base al piano, gli Stati Uniti daranno all’Ucraina ulteriori aiuti solo se accetterà i colloqui di pace e avvertiranno la Russia che un rifiuto di intavolare trattative comporterebbe un aumento degli aiuti a Kiev. L’adesione dell’Ucraina alla Nato sarebbe inoltre esclusa, almeno nell’immediato futuro.
Le idee di Kellogg appaiono indigeste al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, perché di fatto lascerebbero alla Russia il controllo incontrastato di vaste parti dell’Ucraina orientale, e contraddicono la linea fin qui tenuta dalla Nato di una pace giusta, che cioè non remuneri l’invasione della Russia.
Beghe nel team di Trump e minacce ai ‘designati’
C’è da dire che Musk non ha solo amici fra gli uomini di Trump, ma che essergli nemici è pericoloso. È il caso di Boris Epshteyn, un uomo chiave della transizione, ‘messo in panchina’ da Trump il tempo di un’inchiesta sull’accusa di essersi fatto pagare per segnalare al magnate candidati eccellenti a posti nella futura Amministrazione. Epshteyn, che s’era messo di traverso sulle indicazioni di Musk, respinge le accuse.
L’Fbi intanto indaga su denunce di minacce e di molestie subite da futuri membri del Trump 2, fra cui la deputata di New York e futura rappresentante degli Usa all’Onu Elise Stefanik.