News
Bilancio, ok della Commissione Ue a manovra e piano strutturale
Di Giampiero Cinelli
L’Italia passa l’esame della Commissione europea sul Piano strutturale di Bilancio e sulla Manovra 2025. Bruxelles ha valutato positivamente i piani di risanamento di 20 Paesi membri su 22. Semaforo rosso per l’Olanda, mentre è ancora in analisi quello dell’Ungheria. Per l’Italia non è un risultato scontato, siccome nell’ultima versione del documento è stato presentato un programma di sette anni anziché quattro atto, finalizzato al risanamento del debito pubblico e al controllo della spesa, nel quadro di investimenti pubblici e spesa corrente comunque da effettuare.
«Questi piani contribuiranno alla sostenibilità di bilancio e promuoveranno una crescita sostenibile e inclusiva», ha commentato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, notando che dei 20 piani approvati, cinque di essi sono settennali.
La proposta italiana è dunque «in linea con le raccomandazioni, in quanto si prevede che la spesa netta rientri nei limiti dei massimali». Adesso l’Eurogruppo dovrà discutere e approvare una dichiarazione sui pareri della Commissione.
Ma cos’è questo parametro della spesa netta? Così è definita la spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche al netto delle spese per interessi, ma anche al netto delle misure discrezionali dal lato delle entrate, della componente ciclica della spesa per sussidi di disoccupazione, della spesa per programmi interamente finanziati dall’UE, della spesa nazionale per il cofinanziamento di programmi finanziati dall’Unione, delle misure una tantum e delle altre misure temporanee.
Tale livello di uscite, per l’Ue deve risultare compatibile con gli obiettivi di riduzione del debito pubblico e nella logica di sostenibilità del bilancio di medio termine. Da ricordare che l’Italia ha già impegni gravosi in merito alla contabilità, poiché la riforma del Patto di Stabilità implica che gli Stati con un rapporto debito/PIL superiore al 60%, dovranno garantire una riduzione del rapporto debito/PIL di almeno 0,5 punti percentuali all’anno in media. Si tratta di una cifra da 8 a 12 miliardi da tagliare annualmente.
Dunque, sebbene non si utilizzeranno più i criteri dell’output gap (la stima del Pil potenziale per definire le spese) e regole ferree come la riduzione di un ventesimo l’anno del debito pubblico, il tracciato in cui l’Italia si muove non è comodissimo. L’ok della Commissione consente intanto di sapere con certezza quale sentiero battere.